Monta la protesta sulla manovra finanziaria firmata dal Presidente della Repubblica Napolitano che andrebbe a definanziare alcuni istituti, associazioni e fondazioni culturali (la lista dei 232 enti è stata in queste ore stralciata e lasciata alla valutazione del ministro Bondi) e a sopprimere l’ETI, l’Ente Teatrale Italiano. Forte il disdegno del suo Presidente, Giuseppe Ferrazza che, sentito da Tafter, ha espresso il suo parere sulla manovra…

Presidente Ferrazza, l’ETI è l’unico soggetto di natura culturale presente nell’elenco dei 27 Istituti Pubblici, principalmente a carattere scientifico e di ricerca, che la manovra economica intende sopprimere (art. 7 comma 18 e allegato 2 del Decreto)…
L’Eti è un ente pubblico non economico e fa parte di tutta una serie di enti in prevalenza previdenziali. L’Eti non è un ente previdenziale ed ha solo 28 dipendenti pubblici a cui se ne aggiungono 150 con contratto privato. Che fine faranno questi lavoratori? Li trasformiamo in dipendenti statali? Dov’è allora il risparmio? E quale diventa l’obiettivo della manovra economica?
Non dimentichiamo inoltre che l’Eti è proprietaria di due teatri: la Pergola a Firenze e il Valle a Roma che sono due monumenti, inalienabili. Che fine faranno?

Presidente Ferrazza cosa ne pensa invece del de finanziamento dei 232 enti culturali previsto dalla manovra finanziaria firmata qualche ora fa dal Presidente Napolitano?
È assurdo pensare di definanziare 232 enti senza operare almeno un distinguo. All’interno di quella lista vengono accomunati enti come la Fondazione Rossini, che praticamente è la fondazione più prestigiosa in Italia a livello musicale, e l’Associazione nazionale veterani e reduci garibaldini la cui attività è di dubbio valore culturale. E questo è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero riportare.

Quali sono le azioni previste per evitare la soppressione dell’Ente?
Domani è previsto un incontro al Ministero e spero veramente di vedere un provvedimento o perlomeno un documento che faccia chiarezza sulla questione visto che la situazione appare molto confusa. Noi faremo valere le nostre ragioni, ma non a livello di utilità o meno dell’Eti, questione su cui c’è poco da discutere, ma sull’occupazione e sui costi dei lavoratori e quindi sul presento risparmio auspicato dalla manovra.

Nel frattempo i lavoratori dell’Ente si mobilitano e hanno spedito a tutti gli organi stampa una lettera aperta in cui invitano a riflettere sull’utilità, le potenzialità e i risultati raggiunti dall’ETI in questi anni. Come si legge nella nota, “sopprimere l’ETI significa:
• Estromettere l’Italia dal consesso delle altre nazioni europee, dotate tutte di istituti di promozione che, come l’ETI operano, con modalità autonome e in diretto rapporto con gli artisti,  per valorizzare gli scambi internazionali come fattore di crescita culturale e opportunità di nuovi mercati.
• Sottrarre ai cittadini e agli artisti tre importanti teatri storici in altrettante città italiane (Roma, Firenze, Bologna) perdendo la ricca offerta culturale e artistica assicurata dalle professionalità che vi lavorano.
• Lasciare più soli gli artisti e i professionisti del teatro e della danza, nella ricerca di un sostegno progettuale organico.
• Togliere alle professionalità dello spettacolo dal vivo uno strumento di servizio, di informazione e  networking.
• Rinunciare ad una risorsa strategica nell’attuazione delle politiche culturali di sistema nel contesto europeo e internazionale.
• Interrompere progetti di sviluppo rivolti ai nuovi talenti artistici, alla integrazione delle risorse pubbliche, alla concertazione tra Stato e Regioni, a processi innovativi nella gestione dei teatri.
• Mettere a rischio il posto di lavoro di decine e decine di lavoratori ad alta e specifica competenza, depauperando il sistema teatrale di un prezioso patrimonio di professionalità.
• Bruciare una filiera di attività economica e di indotto con un’ulteriore riduzione di posti di lavoro.
• Annunciare e realizzare un’operazione di facciata, priva di reali effetti sul bilancio pubblico.

I lavoratori tutti chiedono che l’ETI sia cancellato dalla lista degli enti da sopprimere e invitano gli artisti, gli operatori, i cittadini a firmare l’appello contro un ennesimo e insensato attacco alla cultura italiana.”