Il Maxxi e il Macro hanno finalmente aperto i battenti. Le giornate inaugurali sono state un successo di pubblico e di critica. I due spazi espositivi (il secondo ancora non completato) contribuiscono a fare di Roma una vera metropoli europea, protagonista del panorama culturale mondiale.
I due complessi, infatti, sono opere architettoniche di per sé, caratteristica che ha condotto migliaia di cittadini a visitarli in anteprima, prenotandosi nelle settimane precedenti su internet, mossi, probabilmente, più dall’interesse per l’edificio che dalle mostre allestite.
Il Maxxi nei primi tre giorni di apertura (riservati a istituzioni, artisti, giornalisti e cittadini lesti a prenotarsi online) ha fatto registrare 25.000 presenze e nelle prime ore a regime ha staccato 3.500 tagliandi di ingresso. Il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, tanto atteso da quando, nel 1998, l’architetta irachena Zaha Hadid ha vinto il concorso internazionale con il suo progetto fortemente innovativo e creativo, non ha deluso le aspettative. La struttura, ricavata dalla riqualificazione dell’ex-caserma Montello, ha un carattere sinuoso e avvolgente che conduce il visitatore tra le sale espositive, con un saliscendi di scale e corridoi che ricorda scenari fantastici degni dei film Disney.
Il Nuovo Macro, invece, di cui si è presentato l’ampliamento realizzato da Odile Decq, che verrà definitivamente aperto al pubblico in autunno, ha accolto i visitatori nelle giornate del 29 e 30 maggio. La nuova struttura, realizzata anch’essa grazie alla riqualificazione di un’area industriale (la fabbrica Peroni), irrompe tra i palazzi ottocenteschi che caratterizzano il quartiere, connotandosi come un elemento “estraneo” capace di realizzare quella mescolanza di stili, da alcuni spesso considerata impossibile. L’edificio è caratterizzato da grandi spazi e dal contrasto cromatico tra il nero delle pareti e la “meteora” rosso lacca, collocata al centro del piano terra tra passerelle sospese nel vuoto e ampie sale, all’interno della quale si trova un auditorium.
 Le due nuove strutture museali sono dunque caratterizzate, oltre che dall’essere il frutto di un’importante azione di riqualificazione a fini culturali di aree dismesse, dall’essere opere d’arte in sé. Il Maxxi e il Macro, infatti, si distinguono dai “classici” musei capitolini per il carattere innovativo e avveniristico delle forme architettoniche, contribuendo così a rilanciare la città di Roma nel panorama artistico mondiale contemporaneo, al pari delle grandi capitali mondiali. Camminando per le sale del Maxxi, infatti, si ha la sensazione che usciti dall’edificio ci si potrebbe trovare sulla rambla di Barcellona o su una riva del Tamigi e quasi si rimani sorpresi dal leggere le didascalie delle opere esposte in italiano anziché in inglese o francese.
I due musei, infine, sono destinati a connotarsi come luoghi di aggregazione, vere e proprie “piazze” culturali, luoghi di incontro di artisti, intellettuali e cittadini comuni. Il Maxxi è dotato di un ampio spazio aperto che, come l’Auditorium – Parco della Musica, diverrà rapidamente luogo di svago dei bambini del quartiere o più semplicemente un’area di incontro, all’ombra di un’opera architettonica di grande valore. L’ampliamento del Macro, invece, è stato pensato prioritariamente come luogo di incontro, come dimostrano l’auditorium che occupa una posizione strategica all’interno dell’edificio, e la terrazza sul tetto, sempre accessibile alla cittadinanza, e nell’intenzione stessa dell’artista «una nuova piazza sospesa … un vero spazio pubblico».