Il nuovo disegno di legge sulle intercettazioni è una norma che riguarda tutti: riguarda in prima istanza i magistrati, che vedono modificato l’iter del loro lavoro d’indagine, riguarda i giornalisti e gli editori dei giornali, che non potranno più pubblicare i testi o gli stralci delle intercettazioni se non dopo l’udienza o le indagini preliminari (quindi, orientativamente, dopo circa 2 anni dal fatto), e riguarda i cittadini tutti, che rischiano di non essere informati a tempo debito su dei fatti di cronaca che fino ad oggi balzavano sulle prime pagine dei quotidiani.
E’ innegabile che le intercettazioni siano utilizzate, alcune volte, in maniera impropria per raccogliere il consenso dell’opinione pubblica, per stimolare operazioni di marketing fruttuose, per ostacolare un nemico politico, per dimostrare all’avversario la propria capacità e forza comunicativa. Il cittadino diviene così vittima di un gioco sottile: oltre alle intercettazioni effettuate per reati gravi, legati a delitti, a concussioni mafiose, a traffici illegali, si pubblicano anche intercettazioni sulla vita privata di questo o quel personaggio pubblico, che hanno come semplice obiettivo quello di renderlo debole, attaccabile, e facilmente ricattabile. Ma senza intercettazioni reati gravissimi, come gli illeciti compiuti dalle organizzazioni criminali, non sarebbero mai stati scoperti, e importanti boss mafiosi sarebbero ancora oggi liberi di agire indisturbati.
La stampa è, purtroppo e per fortuna, uno strumento potentissimo, in grado di influenzare l’opinione pubblica su questioni rilevanti per la vita cittadina. Da qui capire il perché le case editrici di molti quotidiani, siano in mano a personaggi influenti nella sfera pubblica del Paese, non è difficile: rendendo i giornali il proseguimento dei propri orientamenti politici, si arriva ad esercitare un vero e proprio controllo sociale, condizionando i rapporti tra i cittadini e le istituzioni. Il discorso potrebbe, quindi, valicare i confini degli ambiti indagati dal disegno di legge sulle intercettazioni, per arrivare ad abbracciare la più ampia questione di quanto una stampa in mano a grandi gruppi editoriali, sempre più assoggettati ai ricavi pubblicitari e all’audience, possa definirsi realmente “libera”. Ma, come era solito dire Lucarelli, questa è un’altra storia.
La possibilità di utilizzo delle intercettazioni viene, nel nuovo ddl, drasticamente ridotta andando a porre sui due piatti della bilancia, il diritto di cronaca e la regolamentazione del lavoro dei magistrati da una parte, e la tutela della vita privata dall’altra, mostrando una certa predilezione per il secondo aspetto a discapito del primo.
La riforma prevede, inoltre, che la ripresa audiovisiva e le registrazioni vengano autorizzate solo previo consenso delle parti (abrogazione dell’art 147 comma 2 della vecchia legge), e un inasprimento della pena qualora il giornalista violi tale divieto. L’eccezione della norma è consentita solo in caso di giornalisti professionisti regolarmente iscritti all’Albo che effettuino tale registrazioni ai fini dell’attività di cronaca. Cosa significa? Una regolamentazione dell’attività illecita di intercettazioni non gradite o non rilevanti ai fini del diritto di cronaca, ma che comprende anche casi molto più importanti: se infatti la legge fosse stata in vigore negli anni ‘90, non saremmo venuti a conoscenza del processo di Tangentopoli e non avremmo guardato con disdegno quelle immagini, provenienti da intercettazioni audiovisive e ambientali, che hanno segnato la fine della Prima Repubblica.
La durata delle intercettazioni è poi un altro punto di discussione: le intercettazioni avranno un limite massimo di 30 giorni con due eventuali proroghe (15+15) mentre nel caso di indagini relativi a delitti di particolare allarme sociale la durata è estesa a 40 giorni con proroghe di 20 giorni cadauna. Questo articolo della legge, unito alla sostituzione delle parole “Gravi indizi di reato” con “Evidenti indizi di colpevolezza”, per quanto riguarda le condizioni necessarie all’autorizzazione dell’intercettazione, sferrano un duro colpo alle attività della magistratura, che finora si era servita delle intercettazioni per la raccolta degli stessi indizi di colpevolezza.
Partendo dal presupposto che non è facile esprimere un parere tecnico su un disegno di legge che coinvolge molteplici ambiti, resta il fatto che questo nuovo ddl sulle intercettazioni nella sua attuale formulazione continua a non convincere. Se davvero il nostro Paese ha bisogno di una normativa che regoli in maniera più efficace ed efficiente lo strumento delle intercettazioni, non è sottraendo ai giornalisti e ai magistrati la possibilità di svolgere il proprio lavoro che tale obiettivo può essere raggiunto. La strada da percorrere deve essere un’altra, e il Governo ha tutti gli strumenti per cercare (e trovare) un equilibrio tra due valori fondamentali per la società quali il diritto alla privacy e quello all’informazione libera. Riuscire in quest’intento, senza un’ingiustificabile fretta e senza ostacolare l’operato di professionisti capaci, rappresenterebbe il vero salto di qualità della nostra legislazione che non avrebbe così bisogno di moniti e riprese da organismi internazionali di rispetto come l’Osce.

Approfondimenti:
Legge attualmente in vigore in materia di intercettazioni

Disegno di legge sulle intercettazioni presentato al Senato