Intervista a Annamaria Gelmi, scultrice e artista
Cinque sculture, ventuno disegni, quattro sequenze fotografiche, un video e un’installazione sono le opere protagoniste della sua ultima personale “Inarchitettura” al Castello di Rivara fino al 25 luglio. Qual è il filo conduttore dell’esposizione?
Il filo conduttore è dato proprio dal titolo “Inarchitettura”. Quando realizzo le opere, infatti, cerco sempre di instaurare un dialogo con lo spazio in cui vengono collocate, dando molto significato al luogo in questione in quanto sono dell’opinione che anche un minimo intervento può dare risalto alla percezione che il pubblico ha dello spazio in cui si trova. Le mie sculture sono, a questo scopo, minimaliste, (non invadono lo spazio) in cui vengono ospitate proprio per fare in modo che a colpire sia la delicatezza del gesto.
Posizionare un’opera in un luogo significa per me rompere il punto di vista dell’osservatore catturandone l’attenzione mediante uno spostamento dato dalla prospettiva, in modo che un elemento, anche molto sintetico, possa far alludere ad un altro effetto, cambiando di volta in volta lo spazio in cui si inserisce. Questa è la mia concezione di installazione: far percepire lo spazio in un modo diverso.

Il Castello di Rivara è un’ambientazione particolare, già molto caratterizzata a livello storico. Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà incontrate nell’allestimento della mostra?
Io conoscevo già lo spazio e lo avevo studiato molto. Le difficoltà sono state più che altro relative al montaggio: pur essendo delle installazioni aeree, sono  realizzate  in ferro e acciaio quindi molto pesanti, abbiamo avuto difficoltà tecniche nel far passare da una finestra un’ogiva di otto metri e larga un metro e venti, un’opera molto grande.
Infatti sul catalogo abbiamo fatto una striscia apposita che riprende alcune foto scattate durante il montaggio, un’operazione molto complessa che ha richiesto delle professionalità adeguate. Allestire una mostra di scultura è una cosa molta complicata, lo avevo già sperimento nella mostra allestita al Castello di Pergine.

Il Trentino Alto Adige si sta inoltre mobilitando molto negli ultimi anni a livello artistico-culturale. Lo dimostra l’apertura del MART a Rovereto, del Museion a Bolzano e il successo di eventi quali Manifesta e Transart. Da trentina, come ha vissuto questa apertura e quali pensa siano le reali potenzialità da sfruttare a livello territoriale?
Io, come altri artisti del territorio, abbiamo visto nascere alcune di queste istituzioni come il MART che in molti casi, sono decollate grazie anche alla spinta degli artisti locali. Ora sono diventate tutte delle realtà molto importanti, non solo per il nostro territorio ma anche a livello internazionale e spero che riescano a gestire al meglio le potenzialità insite in questa regione. Con la difficile situazione a livello culturale che ci sta investendo in questo momento, non sarà facile continuare in maniera proficua i programmi culturali già avviati. La volontà di far bene, però, deve prescindere da qualsiasi logica politica.

La sua personale ha inoltre ricevuto un parziale sostegno da parte della provincia di Trento e della Regione Trentino Alto Adige i quali hanno finanziato le sue opere chiedendole di reinvestire gli introiti in attività artistico-culturali, anche all’esterno del territorio regionale. Come pensa di ottemperare questo impegno e quali sono le attività in cui pensa di cimentarsi?
La Provincia e la Regione di tanto in tanto, a seconda dei momenti e delle possibilità economiche, finanziano con un contributo, non tanto la realizzazione delle opere, ma elementi come il catalogo o i trasporti, nel caso di una mostra lontana. Nel mio caso, quando la Provincia ha deciso di acquistare una mia opera è stato un  grosso aiuto. Ora, in questa occasione, vedremo se ci sarà interesse da parte della Regione di concedere qualche sostegno che però è ancora in via di definizione.
Questo è comunque un periodo denso di appuntamenti per me che sono presente alla collettiva di Racconigi, con delle opere a Torino e sarò poi impegnata a Cavalese (Tn) per una mostra sugli scultori del confine.

Approfondimenti:
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