Forti del successo ottenuto durante la passata edizione, la European Wind Energy Association (EWEA) ed il Global Wind Energy Council (GWEC) hanno deciso di celebrare, per il secondo anno consecutivo, i benefici derivanti dall’utilizzo dell’energia eolica attraverso l’organizzazione del “Global Wind Day”. Il giorno prescelto è stato martedì 15 giugno, durante il quale si sono svolti migliaia di eventi in tutto il mondo. Scopo dell’iniziativa è quello di contribuire ad una maggiore diffusione e consapevolezza del valore posseduto dalle energie rinnovabili, ed in particolare dal vento, in virtù della sua capacità di concorrere alla salvaguardia dell’ambiente. Secondo i dati raccolti dall’EWEA, il 39% di tutta la nuova capacità produttiva installata nei Paesi dell’Unione Europea nel corso del 2009 deriva da impianti eolici, seguiti per il 25% da impianti a gas, e per il 17% da impianti fotovoltaici, con un risparmio di circa 8 miliardi di euro grazie al minor utilizzo di combustibili fossili e alla riduzione di emissioni di CO2.
In occasione della Giornata Mondiale del Vento, l’Associazione Produttori Energia da Fonti Rinnovali (APER) ha presentato il Rapporto 2009 sull’energia eolica in Italia, dal quale emerge che il nostro Paese risulta essere il terzo produttore di energia eolica a livello europeo, dopo Germania e Spagna. Le regioni maggiormente attive in questo comparto risultano essere la Puglia e la Sicilia, mentre marginale è il ruolo giocato dalle regioni del Nord penalizzate dalla geografia del territorio.
Eppure a fronte di numerosi vantaggi, l’utilizzo dell’energia eolica sembra avere – in Italia – dei risvolti non sempre positivi. Una delle principali accuse mosse contro gli impianti eolici è quella di deturpare il paesaggio e di compromettere la biodiversità. Contro un uso smodato di tale tecnologia sono scese in campo importanti associazioni ambientaliste come il WWF e la Lipu-BirdLife Italia, la Lega italiana per la protezione degli uccelli, le quali in più occasioni hanno denunciato la mancanza di una regolamentazione del fenomeno da parte dello Stato. Una lacuna lamentata anche dall’APER, che continua a chiedere l’emanazione di linee guida nazionali per l’inserimento degli impianti eolici nel paesaggio. Nel frattempo, in assenza di una disciplina valida a livello nazionale, le singole Regioni si sono dotate di propri regolamenti interni con l’effetto di complicare ulteriormente una situazione non facile da gestire per i numerosi interessi in gioco.
In effetti il rischio che a pagare le conseguenze di una cattiva gestione dell’energia eolica sia proprio il paesaggio è un rischio reale, come dimostrano i tentavi di costruire campi eolici in zone sottoposte a vicolo paesaggistico e le indagini giudiziarie volte ad appurare possibili connessioni tra amministratori pubblici, imprenditori e associazioni mafiose. Esemplare il caso della Sicilia, dove nella valle di Marzara si trova un campo eolico le cui pale sono perfettamente ferme a causa dell’essenza di vento.
Il paesaggio può contare, oggi, sul ruolo meno marginale delle Soprintendenze che a partire dal 1° gennaio possono esprimere un parere vincolante sul rilascio dei nullaosta per attuare degli interventi in aree vincolate. Ma per evitare che una tecnologia pensata per limitare i danni causati dall’utilizzo dei combustibili fossili si trasformi in un pericolo per l’ambiente, servono maggiore trasparenza e un confronto sulle regole per garantire la giusta integrazione con il paesaggio. E rinviare ulteriormente l’emanazione delle linee giuda richieste non è certo la soluzione auspicata.