Innovazioni registiche, drammaturgiche, sceniche, costumistiche e manageriali. Il teatro operistico è stato oggetto di fantasiose sperimentazioni ed innumerevoli cambiamenti, ma la vera rivoluzione ha origini recenti: sono gli Anni Settanta quando per la prima volta i sistemi di adattamento linguistico simultaneo invadono i templi della lirica.
Meeting e conferenze internazionali suggerirono il metodo: un interprete, in una cabina insonorizzata (o quasi), traduce nella lingua desiderata il testo cantato in originale, raggiungendo il pubblico in sala sfruttando dispositivi di ricezione.
Nonostante il successo riscosso dalla tecnica “congressualistica”, i costi ridotti che comportava, la semplicità di utilizzo e la possibilità di customizzazione del servizio, questa venne ben presto sostituita dai tutt’oggi utilizzati Surtitles.
Brevettato nel 1983 da Lofti Mansouri in occasione della rappresentazione dell’Elekta di Hugo von Hoffmannsthal e Richard Strauss per sopperire alla poca dimestichezza dei canadesi con la lingua tedesca, questo sistema si basava sui principi del sottotitolaggio cinematografico e televisivo, e consisteva nella proiezione del libretto su uno schermo posto sul boccascena.
Metodo diffusosi a macchia d’olio nei maggiori teatri americani in breve tempo, il debutto italiano, nonché europeo, dei Surtitles non tardò ad arrivare: il 1°Giugno 1986, in occasione del 49° Maggio Musicale Fiorentino, una produzione de Die Meistersinger von Nümberg di Richard Wagner venne corredata per la prima volta di sovratitolaggio.

Il progresso tecnologico ha permesso di sviluppare sistemi di adattamento linguistico simultaneo individuali e collettivi, in grado di soddisfare in maniera crescente le esigenze del pubblico in termini di accessibilità, flessibilità e comodità. Tra gli esempi più significati risultano il Teatro regio de La Monnaie, a Bruxelles, dove l’installazione di un sistema di sovratitolaggio collettivo ha permesso la duplice traduzione del testo cantato nelle lingue ufficiali, francese e fiammingo, attraverso l’installazione di due schermi LED verticali su ciascuno dei lati del boccascena (ad ogni atto le proiezioni si invertono di lato); o il Metropolitan Opera di New York che dal 1995 garantisce piena autonomia di fruizione dell’opera alla varietà linguistica dei suoi spettatori grazie all’installazione dell’ Eletronic Libretto System (ELS), sistema basato sull’utilizzo di schermi VFD (Vacuum Fluorescent Display) perfettamente integrati nello schienale dei sedili degli spettatori, di facile gestione e in grado di proiettare i titoli in otto versioni differenti.
Applauditi dal pubblico per il loro contributo alla comprensione della pièce cui si assiste, talvolta aspramente condannati da critici e performer perché considerati elementi “distraenti”, i sistemi di sovratitolaggio non hanno tutt’oggi arrestato la loro evoluzione; molti sono infatti i dispositivi attualmente in fase di sperimentazione come il Palm Captioning Display (Palmare per la titolazione) o il futuristico Clip-On-Captioning Display, sistema costituito da occhiali dotati di un proiettore in pieno stile Mission Impossibile che permette allo spettatore di visualizzare i sottotitoli nel medesimo campo visivo della scena.
L’Italia ha raccolto la sfida dell’ottimizzazione dei sistemi di adattamento linguistico simultaneo sin dal 1986, anno in cui Nedo Ferri, imprenditore e fotografo pubblicitario, diede vita a Eikon, prima azienda italiana a fare dei Surtitles il proprio core business; non è un caso dunque se l’ultima creazione made in italy in questo settore  è frutto di una join venture tra la stessa Eikon, NetResults, azienda spin off dell’Università di Pisa, e Cristian Venturini, esperto di teatro: si chiama myKoinè e ha debuttato il 4 giugno al Teatro V. Moriconi di  Jesi all’inaugurazione del Pergolesi Festival di Primavera con la messa in scena de Il Flaminio di Giovanni Battista Pergolesi, in occasione delle Celebrazioni per il terzo centenario della nascita del compositore.
myKoinè, piattaforma tecnologica che attraverso l’utilizzo di un dispositivo HD MID (Mobile Internet Device) touch screen, è in grado di portare i sovratitoli dell’opera “nelle mani dello spettatore”, fornendo a quest’ultimo la possibilità di ricevere informazioni contestuali relative all’opera cui sta assistendo andando al di là del semplice adattamento linguistico simultaneo e assicurando un alto grado di customizzazione del servizioconsentendo allo spettatore di dialogare in maniera interattiva con il programma di sala, visualizzando informazioni ed approfondimenti che vanno dall’argomento dell’opera ai video di backstage della messa in scena.
Interattività, dunque, la parola d’ordine dei dispositivi di sovratitolaggio di ultima generazione. Sorge spontaneo interrogarsi su se sia davvero questa la chiave di volta per avvicinare l’opera lirica alla sensibilità culturale moderna, l’interazione con ciò che si fruisce. Da elemento accessorio a strumento di mediazione imprescindibile tra pubblico e testo cantato, l’adattamento linguistico simultaneo è stato capace di agevolare la comprensione di opere “di nicchia” e non, per i non addetti ai lavori, svestendo le rappresentazioni liriche di parte della loro ripetitività e autoreferenzialità dimostrando ancora una volta l’efficacia del dialogo cultura-tecnologia.
Avanti dunque con l’high-tech nei sacri teatri della tradizione lirica, ma con attenzione, tenendo sempre davanti agli occhi lo scopo dell’implementazione: il passo dall’ottimizzazione di un servizio al suo snaturamento è breve e il nostro dispositivo rischia di diventare la vera ed unica ragione per cui paghiamo il biglietto.