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Intervista a Mariolina Bassetti, Direttore Internazionale Dipartimento Arte Moderna e Contemporanea di Christie’s
Oggi gran parte della formazione e della comunicazione è orientata a legare l’arte al business. L’asta è un riflesso di queste due tematiche che si legano tra loro. Ma quale potrebbe essere la conseguenza di questo avvicinamento di arte e finanza? Non si rischia in questo modo di focalizzarsi sugli introiti economici per discostarsi dal lato emotivo-emozionale dell’esperienza artistica? L’artista produrrà opere d’arte o merci da vendere?
La mercificazione dell’arte è un rischio che si è sempre corso, anche nei secolo passati.
Sicuramente il primo motivo che ci lega all’arte è quello di tipo emotivo e l’artista produce per istinto, in maniera assolutamente emozionale. Il legame tra arte e denaro è sicuramente imprescindibile, ma questo non solo nel XXI secolo. Pensiamo infatti ai grandi committenti del passato e alla povertà degli artisti più famosi che dipingevano per sopravvivere e per guadagnare qualche soldo.
Oggi, naturalmente, tutto questo si è accentuato perché i livelli economici a cui sono arrivate alcune opere sono assolutamente aldilà di ogni previsione effettuata anche in anni vicini, come il ’70 o l’80.
Credo quindi che per fare chiarezza su questo aspetto occorra distinguere tra due ruoli in gioco:
quello dell’artista, che è diventato un po’anche il manager di se stesso e quello del collezionista.
La visione contemporanea dell’artista non è solo quella di produttore di immagini, ma di qualcuno che si adatta alla società contemporanea sviluppando operazioni di marketing, di autopromozione.
Se vogliamo parlare di esempi concreti non potrei non citare Cattelan che è, a mio avviso, un artista geniale, il maggior interprete dei tempi moderni: opere come il Papa colpito da un meteorite oppure Hitler in ginocchio sono realizzazioni di grande forza, completamente diverse dalle opere della tradizione classica ma ugualmente intense a livello emotivo. L’artista è in questo caso riuscito a colpire il pubblico con un messaggio che non è solo artistico, ma anche mediatico, facendo così divenire i media strumenti di promozione non solo della singola opera, ma di tutta una produzione legata al suo nome. La sua performance alla Triennale di Milano con i bambini impiccati è un’immagine molto forte, che ha provocato diversi tipi di reazione, tutte contemporaneamente riprese dalle principali testate italiane e internazionali. Questo ha provocato un aumento delle quotazioni dell’artista, a riprova che messaggio artistico e mediatico cooperano nella promozione di un’opera e del suo artefice.
Dal punto di vista del collezionista, invece, abbiamo assistito ad una trasformazione del concetto di raccolta: se finora si collezionava per una passione legata esclusivamente all’arte, al bello, oggi collezionare è diventato un investimento sicuro che coinvolge inoltre l’appartenenza ad uno status symbol ben definito, legato alla moda e a fattori di appartenenza sociale. L’opera d’arte appare oggi come una diversificazione dei propri beni anche perché, e questo è indubbio, il mercato dell’arte, a differenza di altri comparti, non ha subito flessioni significative. In realtà, quindi, non si può distinguere molto il fenomeno artistico da quello economico, semmai distinguere tra un collezionista che acquista opere d’arte per il solo piacere del bello e del collezionare appunto, che è sicuramente diverso da colui che, invece, ha lo scopo di investire nell’arte, sicuro che quella determinata opera nel tempo aumenterà il suo valore iniziale. Trovare il collezionista puro nel 2010, è sicuramente un’impresa ardua perché troppo alti sono i valori economici in ballo oggi.
Come si determina il valore di un’opera d’arte e come si costituisce il suo prezzo?
Il valore di un’opera d’arte è dato da diversi fattori: quello tecnico, costituito da stime di opere simili passate sul mercato ufficiale delle aste, un mercato pubblico che possiede un listino ufficiale, un catalogo pubblico, e i prezzi a cui poi effettivamente vengono battute le opere. Indubbiamente, per poter definire la stima di un’opera, si fa riferimento ai risultati precedenti ottenuti da opere simili per qualità, dimensione, per tecnica, per periodo storico. A questo va aggiunta una sensibilità individuale particolare che ogni specialista ha nel determinare il valore di un’opera e dei fattori strategici che permettono di raggiungere un risultato migliore durante l’asta. Le stime di Christie’s sono sempre determinate in team: un gruppo di specialisti che si riunisce e discute la stima, funzionale per il raggiungimento di un risultato ottimale durante l’asta. Oltre alla stima, si lavora anche sui potenziali compratori che potrebbero essere interessati all’acquisto o comunque adatti per quel tipo di opera. Sarà poi l’asta vera e propria a determinare il prezzo.
Versioni discordanti sono state date sulla situazione del mercato dell’arte. C’è chi, come lei, ha affermato che il mercato dell’arte non ha conosciuto crisi e chi invece, ha constatato come in realtà la crisi si è registrata anche in questo comparto, portando a riprova il fatto che molte opere d’arte siano state battute anche a prezzi molto più bassi rispetto alle stime iniziali…
Tutto ciò che è bello non ha conosciuto crisi e credo che mai la conoscerà: anzi, abbiamo venduto opere d’arte a prezzi anche più alti delle stime proprio nei periodi di maggiore flessione del mercato. Negli ultimi 10 anni, il momento più difficile è stato forse quello immediatamente successivo al fallimento della Lehman Brothers, nel 2008. In un momento in cui l’economia mondiale era molto penalizzata, nel comparto artistico c’è stato un momento di riflessione, quasi una sosta necessaria alla comprensione di cosa stava accadendo e su cosa fosse meglio investire. Questo ha significato, di certo, una flessione dei prezzi che però hanno registrato una ripresa già a partire dal giugno successivo. In questo momento, aldilà della crisi, c’è molta liquidità e l’arte è un settore particolarmente vivace e attivo che si presta molto agli investimenti più sicuri.
Investire sulle opere d’arte. Quali sono gli artisti, le epoche, gli stili sui quali investire oggi?
Noi preferiamo sempre non far nomi, quindi non le dirò degli artisti in particolare. Investire nello storico rappresenta un investimento sicuro che non potrà che fruttare con il passare del tempo. Investire sui giovani è una sfida più rischiosa, bisogna essere più esperti, ma allo stesso tempo comporta un impegno economico più basso e, se la scelta si rivelerà giusta, si tratterà sicuramente di un investimento più fruttuoso del classico. È un po’ la stessa differenza tra le obbligazioni e le azioni. Sta a noi scegliere quanto rischiare.
Christie’s si sta attivando da qualche tempo per le aste online e da pochi giorni è stata presentata la nuova applicazione iPhone per seguire le aste in diretta. Si può prescindere dal fascino della battitura live per concedere più spazio all’internazionalizzazione?
Noi abbiamo una grandissima percentuale di acquirenti on-line, soprattutto in Italia. Quello che consiglio, proprio per non prescindere dal piacere della battitura in diretta, è quello di seguire l’asta su internet, che è un’esperienza sicuramente più completa di quella vissuta esclusivamente al telefono. On-line si può infatti vivere l’asta, vedere il banditore e partecipare poi tramite il telefono.
E poi, è sicuramente più comodo.