Attraversare in treno le verdi terre del Breisgau, provincia sud-occidentale del Land tedesco del Baden-Würtemberg, è un’esperienza capace di infondere un diffuso senso di equilibrio anche nel viaggiatore più distratto. Fuori dal finestrino scorre un paesaggio che mostra una felice unione tra uomo e natura, con pannelli solari, pale eoliche e fitte concentrazioni di boscaglia a solcare l’orizzonte. La stazione ferroviaria di Friburgo (Freiburg im Breisgau in tedesco) è circondata da centinaia di biciclette, primo biglietto da visita di quella che è considerata una delle più virtuose “città verdi” d’Europa, insieme a città come Copenhagen e Stoccolma, per avere avviato negli ultimi trent’anni efficaci politiche di sviluppo urbano sostenibile. Non a caso Friburgo è stata recentemente insignita del titolo di “Città Europea del 2010” dall’Academy of Urbanism di Londra per i risultati raggiunti in termini di sviluppo urbano coerente, responsabile e sostenibile.
In questa città adagiata ai piedi della Foresta Nera, a pochi chilometri dai confini con Francia e Svizzera, la qualità della vita, anche per i turisti, è molto elevata. Una estesissima rete di piste ciclabili e pedonali, una diffusa coscienza ecologica, un armonioso centro storico di origine medievale e una dinamica scena artistica e culturale, alimentata anche e soprattutto dai tantissimi giovani che studiano presso la prestigiosa Albert Ludwig Universität, ne fanno un laboratorio urbano da seguire. Le parole-chiave tra i giovani friburghesi, dalle provenienze più disparate, sono ecologia, cosmopolitismo, creatività e partecipazione. Se Friburgo è oggi una delle realtà più innovativative nel settore delle energie rinnovabili, della mobilità urbana e delle costruzioni a basso impatto, infatti, lo si deve non solo a un indiscusso progresso tecnico (in città ha sede il Fraunhofer Institut fur Solarenergie, il maggiore centro di ricerca europeo sull’energia solare) ma anche a lungimiranti azioni politiche di tipo partecipativo. Al riguardo è emblematico il caso del distretto di Vauban, il quartiere car-free più grande d’Europa, nel quale l’uso dell’automobile è efficacemente disincentivato tramite forme di mobiltità alternativa integrata (bici, tram, carsharing).
Una delle particolarità di Vauban è la sua origine “dal basso”. Il quartiere è nato nel 1993 dalla riqualificazione in chiave abitativa di un’area precedentemente occupata da caserme e da subito i futuri residenti furono coinvolti nelle scelte costruttive e organizzative della zona. Tali forme di democrazia partecipativa si riconoscono nei principi enunciati dallo European Council of Town Planners nella Nuova Carta di Atene del 2003 secondo la quale “nella città integrata si dovranno sviluppare sistemi di rappresentatività e di partecipazione, rendendo più facile l’accesso alle informazioni e potenziando l’azione delle esistenti reti di cittadini, dando così a tutti, residenti ed utenti, la possibilità di esprimersi sul futuro sviluppo dell’ambiente urbano“.
Il caso friburghese per la sua esemplarità si erge a modello per tutte quelle città europee che tramite percorsi di rigenerazione urbana puntino ad ottenere ricadute in termini di migliore vivibilità e maggiore competitività. L’Italia, non sorprende, ha ancora molta strada da percorrere in tali strategici settori di sviluppo, ma le buone prassi non mancano. É il caso, ad esempio, di realtà come Siena, Aosta, Ferrara e Trento che promuovono politiche urbane rispettose dell’ambiente e attente alle esigenze del cittadino che si coniugano a fruttifere forme di marketing turisticoculturale, confermando anche la convenienza economica di tali forme di governance illuminata.
Seguire modelli di sviluppo urbano sostenibile significa quindi avere speranza e voler guardare al futuro con occhi nuovi, con coraggio, responsabilità, creatività e lungimiranza.

Riferimenti:
www.freiburg.de
www.ceu-ectp.eu
www.academyofurbanism.org