Intervista a Monica Nucera Mantelli – direttrice del Museo del Design GH

Quando è nato il Museo del Design e quali sono state le tappe salienti della sua storia?
Un museo per chiamarsi tale deve avere una collezione. La collezione del Museo del Design è nata nel 1961 e il prossimo anno festeggerà il 50° anniversario. E’ costituita da reperti che all’epoca furono raccolti dall’allora giovane imprenditore Bartolomeo Galliano, il quale ha iniziò a collezionare oggetti di design italiano. Quella che è nata come passione individuale è diventata poi una vocazione di famiglia e della stessa azienda. La collezione conta oggi circa 130 pezzi, tra i quali spiccano disegni originali risalenti agli anni ‘70, e nel tempo si è trasformata in una vera e propria archiviazione catalogata fino a giungere, nel maggio 2008, all’inaugurazione ufficiale del Museo del Design GH che oggi la ospita. Questa è stata una data saliente per Torino e per il Museo stesso, che con la sua prima sede a None Torinese, è stato inserito nel circuito di Torino World Design Capital, aprendo così al pubblico generalista quella che era considerata fino a poco tempo prima un’attività d’impresa di nicchia.
La famiglia Galliano ha avuto la volontà di trasformare la collezione in un apparato museale e di affidarne inizialmente la gestione all’associazione The COMP.AGE. Tutto ciò ha significato molti mesi dedicati alla formazione all’interno dello staff sulla cultura d’impresa e alla tesaurizzazione di quanto sino ad allora raccolto più per passione che per disciplina.
Nel 2009 il museo si è dotato di una direzione museale alle quale si deve l’organizzazione di mostre personali, collettive, operazioni di raccordo con il territorio, partecipazioni attive ad eventi in cui il design è stato protagonista e così via.
Naturalmente nel corso del prossimo anno, in occasione del cinquantennale dell’azienda Galliano Habitat, il Museo promuoverà una serie di attività che interesseranno non solo la Città di Torino, o la Regione Piemonte, ma che coinvolgeranno anche altri centri italiani e raccordi di scambio dei saperi con Inghilterra e Francia.
La Camera di Commercio di Torino ha inoltre sostenuto la partecipazione del nostro museo a manifestazioni che vedono protagonista il design e che concorrono ad intessere una dinamica filiera di progettisti e creativi.
Il Museo del Design e l’azienda Galliano Habitat è inoltre iscritta all’ADI (Associazione per il Design Industriale). L’ADI oltre a essere tenutaria del Compasso d’Oro, il primo e più autorevole premio europeo del settore, che viene consegnato ai migliori designer, sostenendo il settore, ha la sua Delegazione Piemonte e Valle d’Aosta proprio qui a Torino. E siamo lieti di dire che la Delegazione territoriale ha per l’appunto patrocinato – insieme a Città di Torino – uno dei nostri progetti culturali più sperimentali: la mostra evento TANGO E DESIGN (con le fotografie di Luciano Gallino ndr), che è ormai richiestissima ed in itinere espositiva permanente! Questo singolare accostamento vuole porre in relazione la bellezza statica degli oggetti, come ad esempio quella della Panton Chair, con la bellezza dinamica dei ballerini di tango. Il concetto di fondo è quello per cui la bellezza crea bellezza. Se qualcosa è bello e armonico, sicuramente genererà qualcosa di altrettanto piacevole e funzionale. Come Museo abbiamo la convinzione che, tra i mandati di cui siamo investiti, ci sia quello di ricordare che la salvaguardia della bellezza è uno delle missioni lecite dell’estetica, intesa nella sua accezione di armonia e genuinità interiore.
Se il nostro museo nasce, nasce infatti come atto di bellezza, di generosità e passione individuale di papà Bartolomeo. Successivamente diventa museo d’impresa grazie alla volontà e determinazione dei figli Mauro e Riccardo Galliano. Oggi però il museo si sta proponendo alle Istituzioni di competenza per raccordarsi e condividere opportunità di crescita con i cittadini e il territorio. Anche come risorsa turistica! Riceviamo infatti molte richieste di visita e confronto tematico da altre parti d’Italia e dall’estero.  Fortunatamente il complesso Galliano Habitat di None, che annette Museo, ShowRoom, ristorante ed albergo è in grado di ospitare giornate di formazione, corsi e aggiornamenti in loco sul design, in particolare da scuole di formazione soprattutto inglesi, francesi e svizzere, che sono molto interessate al design “Made in Italy”. Il Museo sceglie quindi di essere diffuso, capovolgendone la classica concezione statica per adottare quella dinamica: è il museo “va” alle persone. La nostra filosofia è infatti quella di fare rete, ovvero creare “sistema” intorno al design, per migliorare lo stile di vita delle persone, senza dover necessariamente ricorrere a processi eccessivamente complessi per ottenere un buon risultato. Riteniamo che il design sia una leva e un buono strumento per far sì che ciascuno di noi prenda consapevolezza di ciò che concerne le nostre reali esigenze e necessità. Intorno al design si sviluppa cioè quello che è l’attuale processo socio culturale di comprensione dell’ante e del post del consumo di un oggetto.

Che tipo di iniziative promuove?
Per la singolarità di questo Museo abbiamo scelto di proporci anche in luoghi non convenzionali, in spazi dove è possibile un grande passaggio e che consentono quindi al design di dialogare con il maggior numero di persone possibile. Questa tendenza è del resto comune ad altre forme di arte contemporanea, con la quale non a caso il design si è compenetrato. L’idea è quella di proporre il design alle persone, anche solo per un minuto, per renderle maggiormente consapevoli del valore degli oggetti che le circondano.
Ecco perché abbiamo anche optato per un connubio con Eataly, che è una realtà conosciuta sia in Italia che all’estero, con sede presso lo storico Palazzo Carpano a Torino. Nella Sala dei 200 abbiamo infatti scelto di posizionare la terza ala del nostro museo diffuso. D’altronde cibo e design vanno già largamente d’accordo, come abbiamo comunicato attraverso la nostra partecipazione a BITEG 2010: la degustazione di un buon pasto passa anche attraverso la selezione del giusto calice o della più corretta seduta che favorisca la digestione. Questo è solo un esempio utile ad illustrare quanto sia importante il design per il nostro quotidiano. Abbiamo per questo ritenuto opportuno siglare questa collaborazione con Eataly, nata il 22 marzo di quest’anno e che andrà avanti fino alla fine del 2011, prendendo così anche parte alle celebrazioni del 150 anni dell’unità d’Italia nella città di Torino. Per noi è importante creare un punto di incontro, in uno spazio abitualmente utilizzato dalla gente, al fine di rispondere alle esigenze centrali nella vita delle persone, come appunto è il nutrirsi con qualità: Eataly si occupa di alto cibo, mentre noi puntiamo a mantenere elevato il valore della conoscenza e della percezione del design. La Design Lounge progettata dal Museo GH per EATALY Torino non è solo un presidio fisso in cui è possibile vedere oggetti di food design con libri annessi e consultabili, ma proprio lì il Museo produce delle mostre su temi portanti ad esso cari. Attualmente è in corso la mostra intitolata Green Chronicles, che raccoglie le fotografie del fotografo e geologo Daniele D’Antonio, che in qualche modo fa “parlare” i prodotti della natura reinterpretando le cronache della realtà. Un altro tipo di iniziative museali si rivolge poi alla creatività progettuale annessa al sociale, dal significativo titolo “SECLUDED TALENTS”, Talenti nascosti. Riteniamo infatti che la creatività sia a oggi l’elemento in capo ai processi di sensibilizzazione sociale e civile. Il museo si nutre degli stimoli che riceve dal suo pubblico il quale, a sua volta, cresce prendendo coscienza di quello che lo circonda e di cui prima non aveva consapevolezza.

Quali sono le attività svolte dal Museo?
Tra le attività del Museo va menzionata la rassegna artistica Green Mood, che si avvale dell’egida di Contemporary Art Torino e Piemonte. Ogni anno la rassegna promuove eventi ed attività che hanno temi legati alla produttività e creatività del territorio, dalla moda, all’industrial design, con un’attenzione sempre spiccata alla sostenibilità, alla rete, alle fasce deboli, considerando sempre le reali necessità dell’individuo. A tal fine si organizzano mostre, laboratori, seminari, momenti di incontro, eventi. Abbiamo partecipato lo scorso anno alla Torino Design Week, così come ad Artissima, con cui abbiamo tutt’ora un canale di dialogo. Cerchiamo di avere forte attenzione all’eco sostenibilità, sviluppando una rete di contatti, non solo a carattere istituzionale, ma anche imprenditoriale e con addetti ai lavori nell’ambito della formazione e dell’educazione concernente il design, come anche con operatori culturali e docenti universitari.
Sia la Galliano Habitat che il Museo del Design GH sono realtà che dialogano attivamente. Ne è una dimostrazione la partecipazione prossima all’annuale rassegna dell’artigianato artistico di Pinerolo. L’artigianato, che trova in questo evento uno degli elementi cardine della fase iniziale di produzione dell’ oggetto di design, è subito dopo la progettazione la prima fase di materializzazione di un’idea. Se non ci fossero gli artigiani a tradurre in prototipi le idee dei creativi, non potrebbe essere avviata la produzione seriale degli oggetti, che solo così possono poi essere distribuiti a prezzi accessibili a tutti. Non a caso in molti vengono dall’estero per imparare a conoscere il modo in cui gli artigiani di Torino e della provincia realizzano questi prototipi, tanto che esistono programmi di interscambio con varie realtà istituzionali che realizzano dialoghi tra scuole di formazione superiore dedite al design.

Qual è la percezione del Museo sul territorio e come risponde la popolazione alle iniziative da Voi organizzate?
Il territorio di Torino e del Piemonte ha una buona capacità di fare filiera di progetto. Il nostro Museo sta contribuendo nel suo piccolo a rivoluzionare la concezione del design: se prima il design d’alta gamma veniva percepito come qualcosa di distante, fruibile solo ai pochi, ora si assiste invece ad un processo di popolarizzazione del design. E non solo ad opera di IKEA! L’anno scorso per inaugurare la seconda sede, abbiamo creato delle isole tematiche intorno al tema del sedersi (vi ricordate la fortunata macchietta dall’imbranatissimo Fracchia interpretato da Paolo Villaggio che ha reso indimenticabile con le sue scene ironiche, la poltrona “Sacco” di Zanotta, uno degli oggetti più venduti al mondo), ma vale la pena ricordare anche il telefono “Grillo”, antenato formale del moderno cellulare. L’impostazione “frendly” del nostro Museo è data anche dal fatto che invitiamo i visitatori a toccare gli oggetti, dove diversamente nei musei vige il divieto! Il design è fatto per essere vissuto e riteniamo quindi che questo approccio “easy touch” sia un modo per comprendere ed apprezzare l’oggetto, percependone la linea, il materiale, il peso, che sono elementi di grande importanza sull’elemento vincente dell’oggetto di design. Anche per le aziende produttrici.
L’anno scorso, proprio nell’ambito della Torino Design Week, abbiamo realizzato in Piazza Vittorio Veneto, in filiera con altre due aziende (Stonehenge e GlocalDesign Studio), il progetto evento “Sale di Vita”, nel quale oggetti di design venivano letti ed interpretati dai ballerini con elementi di teatro danza. E’ stato questo un modo innovativo per raccontare la storia del design dagli anni ‘50 agli anni ‘70. Il design ci aiuta tra l’altro a capire da dove veniamo e dove stiamo andando, poiché con il suo potere di innovazione precorre i tempi, anticipando almeno di 5 o 10 anni l’uscita dei prodotti sul mercato.

Quali chiavi di lettura il Museo del Design vuole fornire al visitatore?
Ci sono due canali: uno è quello induttivo che passa attraverso il processo di scoperta, con la possibilità di portare l’oggetto tra i visitatori giovani, adulti, o più anziani, consentendo di percepire la bellezza non solo visivamente ma anche tramite il tatto. Vi sono poi momenti d’incontro e condivisione, come le visite guidate proposte dal personale del Museo. In queste occasioni si intende stimolare il visitatore, proponendo spunti di riflessione che inducono a comprendere quel che per ciascuno è importante, perché la bellezza ha un carattere oggettivo, ma spesso attiene ad un ambito più personale, legato all’armonizzazione delle cose, alla comprensione improvvisa di ciò che fino a poco prima sembrava distante. L’intento è sempre quello di provocare l’interazione con l’oggetto, affinché divenga familiare: solo così verrà poi percepito come fruibile e il muro della diffidenza potrà essere abbattuto. L’evoluzione dell’Uomo oggi passa anche attraverso questo.