“Un decreto esemplare che favorirà l’intervento dei privati nel cinema e di conseguenza la libertà nella cultura”. Con queste parole è stato presentato lo scorso 29 luglio il nuovo disegno di legge per il cinema dal Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi. Aspramente criticato dalle associazioni di categoria e da tutti i professionisti del comparto, la nuova norma, che arriverà alle Camere a settembre per il consueto dibattito parlamentare, è stata infatti condannata a più riprese da Agis, Fice, Anem e Anac che hanno minacciato una serrata delle sale cinematografiche definendo il ddl, così come rivela una nota dell’Anac, “un tentativo di uccidere la produzione indipendente e il cinema di qualità.”

Forti dubbi vengono espressi soprattutto sui nuovi criteri di finanziamento delle pellicole i quali prevedono, secondo il ministro Bondi “una nuova disciplina per la concessione dei contributi pubblici, ispirata a criteri di trasparenza, efficienza ed efficacia degli interventi, superando i vecchi automatismi nella distribuzione dei fondi”, che per gli operatori del comparto si traduce in un “massacro di una delle realtà che hanno fatto grande la cultura italiana nel mondo.” Visioni contrastanti dunque, scaturite dalla decisone di prevedere finanziamenti pubblici, a partire del 2011, alle sole opere prime e seconde, documentari, cortometraggi e sceneggiature originali. Per quanto riguarda i film d’essai, inoltre, la decisione sull’attribuzione verrà presa direttamente dalla commissione per la cinematografia, andando di fatto ad eliminare la Consulta territoriale precedente. Eliminati inoltre i premi di qualità e gli aiuti alle industrie tecniche cinematografiche, non essenziali in periodi di magra economica, così come i contributi in conto capitale. Confermati, almeno in prima battuta, tax-credit e tax-shelter per il triennio 2011-2013, le due misure di defiscalizzazione che verranno discusse definitivamente a settembre e per le quali il Presidente del Consiglio ha già preannunciato il rinnovo.
Nuove misure sono previste anche per gli enti culturali: solo coloro che saranno inseriti nel registro riservato alle ‘istituzioni culturali di rilievo nazionale’ potranno ricevere un sostegno economico, calcolato in base alle risorse disponibili e alla corretta gestione da parte dell’ente stesso delle risorse erogate in precedenza.

Ma ad agitare gli animi è soprattutto l’introduzione del nuovo divieto ai minori di 10 anni che va ad aggiungersi a quello per i minori di 14 e di 18 anni: un risultato apprezzato soprattutto dal Moige, il Movimento Genitori, che definisce la restrizione in linea con le altre normative, europee e statunitensi, che prevedono divieti per gli 11, 12 e 13 anni.
Un duro colpo non solo per i botteghini ma soprattutto per l’industria televisiva che non potrà trasmettere la maggior parte delle pellicole in prima serata rinunciando così a gran parte degli introiti provenienti dagli introiti pubblicitari di grandi film campioni di incassi i quali, per la presenza di scene di violenza o di nudo, non saranno giudicati passabili in prime time.
Elisabetta Scala, responsabile comunicazione dell’Osservatorio media del Moige, plaude comunque alla norma che “pone fine a ‘sviste’madornali quali la proiezione al cinema di ‘Apocalypto’ di Mel Gibson nel 2006 come ‘film per tutti’ e di tante pellicole, come ‘A Christmas Carol’, che sotto l’innocenza del tiolo rivelano in realtà trame spettrali che impauriscono i più piccoli”.
Un duro lavoro si prospetta quindi per le Commissioni di censura italiana (otto in tutto) che fanno capo al Dipartimento dello Spettacolo del Mibac e, visionando le pellicole in uscita nelle sale, decidono se una pellicola dovrà fregiarsi del bollino “vietato ai minori” o meno.
Un ddl dunque, che non vedrà una strada facile nel suo iter burocratico per diventare legge, almeno stando alle dichiarazioni delle associazioni di categoria che cercano di tutelare i diritti degli operatori e di non perdere il diritto ai finanziamenti ricevuti negli anni passati. Allo stesso modo, però, il Governo terrà banco affinché la politica dei finanziamenti a pioggia cessi e con essa il finanziamento facile e sprovveduto. Se questi fossero realmente gli obiettivi, l’auspicio è che si arrivi ad una legge che riesca, anche se con le dovute bagarre, ad accontentare entrambe le parti.