Con l’intento di rendere fruibile l’area archeologica di Paestum anche alle persone che presentano un handicap visivo, uditivo o motorio, il comune di Capaccio in provincia di Salerno ha realizzato il progetto “Cultura senza barriere”, i cui risultati sono stati presentati dall’amministrazione comunale e dalla Soprintendenza ai beni archeologici, giovedì 29 luglio. Gli interventi, costati in tutto 335mila euro, sono stati finanziati in maniera congiunta dal Comune e dalla società Arcus SpA e hanno portato alla creazione di percorsi di visita senza barriere. Nella zona Sud degli scavi, ad esempio, è stato ultimato un percorso privo di ostacoli architettonici per i disabili motori, mentre in un’altra porzione dell’area archeologica sono state installate delle tavole in rilievo con didascalie in Braille per le persone cieche e ipovedenti. Il comune di Capaccio che si è detto orgoglioso di un progetto che “pone i templi di Paestum all’avanguardia per la ricettività e la fruizione ai diversamente abili” non è il solo ad aver avviato importanti iniziative volte a garantire una maggiore accessibilità a monumenti e aree archeologiche, testimoniando un’attenzione crescente da parte degli Enti Locali nei confronti di una tematica caratterizzata da rilevanti implicazioni sociali.
Rientrano in questa tipologia di azioni anche le misure previste dal piano turistico per i diversamente abili della città di Roma, che dovrebbero essere pienamente operative entro la fine dell’anno. Per incentivare la domanda turistica dei portatori di handicap, che rappresentano una fetta tutt’altro che marginale del mercato in virtù dell’elevata propensione a viaggiare se messi nelle condizioni di poterlo fare, la Capitale intende offrire alcuni servizi e agevolazioni quali autobus che accompagnano i visitatori disabili fino all’ingresso dei luoghi di cultura di maggiore interesse, accesso facilitato ai monumenti evitando lunghe code d’attesa, card turistiche della città tradotte in Braille. Un’altra iniziativa che cerca di accorciare le distanze tra le persone diversamente abili e la cultura è stata lanciata all’interno dell’area marina protetta delle Isole Ciclopi, in provincia di Catania, dove la Soprintendenza del Mare in collaborazione con l’Area Marina Protetta Isole Ciclopi, l’Università di Catania ed il Centro universitario per la tutela e la gestione degli ambienti naturali e degli agroecosistemi, ha realizzato un itinerario subacqueo tattile per dare la possibilità ai ciechi e agli ipovedenti di conoscere e toccare con mano i reperti archeologici che arricchiscono il fondale delle isole siciliane.
Se da un lato, quindi, le amministrazioni comunali sembrano manifestare una maggiore capacità di ascolto nei confronti dei bisogni delle persone disabili, capacità che si sostanzia nell’attuazione di interventi concreti e migliorativi quando si riescono a superare i limiti imposti dalla scarsità delle risorse finanziarie a disposizione, dall’altro si assiste ad un eccessivo immobilismo dell’apparato statale, che risente il peso di una burocrazia troppo rigida e sconta le conseguenze dei repentini ed improvvisi cambi di governo. Accade così che la Commissione Permanente per la Cultura Accessibile istituita presso il MiBAC nel febbraio 2007 dall’allora ministro per i beni culturali Francesco Rutelli – di cui più volte si è parlato sulle pagine di questa stessa rivista(1) -, non si riunisca da alcuni anni, lasciando incompiuti molti lavori. Una lacuna che non è stata ancora colmata e di cui nessuno pare interessarsi più. Eppure secondo i dati contenuti in un recente studio pubblicato dall’ISTAT ad aprile 2010 dal titolo “La disabilità in Italia. Il quadro della statistica ufficiale”, le persone disabili risultano essere due milioni e seicento mila, rappresentando il 4,8% della popolazione italiana: una cifra di certo non trascurabile.
Come messo in evidenza dall’Istituto italiano di statistica è stato grazie all’introduzione della definizione di disabilità fornita dall’International classification on functioning, disability and health (Icf), che anche nel nostro Paese i fattori socioculturali e la qualità dell’ambiente di vita delle persone diversamente abili siano divenuti elementi da cui non si può più prescindere in quanto generano delle ricadute dirette sulle condizioni di salute e sul grado di inclusione sociale dei portatori di handicap. I soggetti con disabilità al momento attuale fanno registrare livelli di istruzioni notevolmente inferiori rispetto al resto della popolazione, mettendo in evidenza l’inadeguatezza delle politiche sull’inserimento scolastico. Rendere la cultura maggiormente accessibile ai disabili diviene, quindi, un passo fondamentale da compiere per innescare un processo virtuoso capace di portare verso una vera e piena inclusione.

(1) http://www.tafter.it/2007/01/26/la-cultura-accessibile/;
http://www.tafter.it/2009/06/11/accessibilita-alla-cultura-di-giulia-agusto/