Come promesso abbiamo tenuto monitorato il progetto speciale della Camera di Commercio di Milano “Un designer per le imprese”, promosso in collaborazione con Material ConneXion, il più grande centro di documentazione e di ricerca sui materiali innovativi a livello internazionale, che ha visto lavorare congiuntamente quindici imprese, quattro istituti di design e circa cento studenti.
Fino al 30 settembre 2010, presso la Triennale di Milano, sono esposti i 16 migliori progetti selezionati, uno per ciascuna azienda, da un comitato tecnico-scientifico composto da esperti del settore come Silvana Annicchiarico, Direttore del Museo del Design della Triennale di Milano, Aldo Cibic, architetto e designer ed Emilio Genovesi, Amministratore Delegato di Material ConneXion Milano. Al sedicesimo progetto presente in mostra è stato assegnato un Premio Speciale in ricordo di Manuela Cifarelli, Direttrice di Material ConneXion Milano dalla sua fondazione. Si tratta di The Breadnest, un cestino per il pane in un unico pezzo di legno flessibile realizzato mediante taglio laser, ideato da Maddalena Selvini e Michele Sterchele, studenti della NABA -Nuova Accademia di Belle Arti, affiancati da Vered Zaykovsky. La giuria ha valutato ogni singolo lavoro premiando quelli meglio rispondenti ai brief delle aziende e più in linea con gli obiettivi dell’intero progetto.
L’iniziativa nasce all’interno del programma della Camera di Commercio di Milano di sostegno all’innovazione nelle Piccole e Medie Imprese che rappresentano il nucleo fondamentale del tessuto produttivo locale e italiano. Secondo una ricerca condotta dal Servizio Studi di CCIAA Milano, il 20%, cioè una su cinque, delle PMI aspira ad innovare ma non dispone delle risorse necessarie per farlo. Ciò significa che le imprese non riescono a migliorare i propri processi produttivi, rimangono tagliate fuori dalle novità che emergono dal mondo della ricerca e di conseguenza faticano a tenere il passo della concorrenza domestica e soprattutto internazionale.
Per capire esattamente cosa succede all’interno delle imprese quando si parla di Ricerca & Sviluppo abbiamo intervistato le quindici partecipanti ad “Un designer per le imprese”; hanno risposto in nove.
Innanzitutto si tratta di organizzazioni totalmente differenti per le quali non è possibile tracciare una carta d’identità comune: alcune offrono servizi, altre prodotti, la maggior parte sono presenti sul mercato da venti/trentanni, ci sono realtà creative per mission e realtà orientate alla produzione, poco BtoB e molto consumer.
Cinque imprese dichiarano in modo chiaro di avere un ufficio dedicato alla Ricerca & Sviluppo composto per lo più da tecnici e ingegneri che si occupano di innovazione di prodotto e ricerca di nuovi materiali. Due degli intervistati dichiarano di non avere un ufficio dedicato, ma Alessandra Bolzagni, titolare di My Special Guest dice: “No, al momento non c’è un ufficio specializzato in ricerca e sviluppo, ma mi occupo costantemente di reperire informazioni utili al mio business e le condivido con il mio staff per poi trasformarle in futuri strumenti di marketing o progetti innovativi”. La forbice dell’investimento è molto aperta: negli ultimi tre anni si va da un investimento pari zero a un investimento del 30% passando per il 3%, il 14% e il 25% del fatturato.
Alla domanda “E’ la prima volta che in azienda affrontate il tema dell’innovazione? O che stabilite partnership con Università?” sette su nove dichiarano di affrontare il tema dell’innovazione ormai da “parecchi anni” e di aver già collaborato con il mondo accademico. Il panorama risultante è comunque rappresentato da una frammentazione e sporadicità degli  investimenti e da un tocco di sano “fai da te” che non significa bassa qualità dell’intervento ma piuttosto – come descrivono alcuni degli intervistati – barriere invisibili dettate dai paradigmi tipici dell’azienda e mancanza di completezza del processo di sviluppo. Il Dott. Aurelio Passoni, amministratore delegato di EBI s.a.s., azienda con un ufficio R&S composto da tre persone, dice a tal proposito “Il poter lavorare con l’università non significa solo essere a contatto con risorse competenti, ma anche offrire alla propria impresa la grande opportunità di analizzare i progetti di sviluppo secondo ottiche diverse da quelle interne all’azienda stessa. Non parlo di approcci in contrasto con quelli dell’azienda, ma di approcci semplicemente differenti, eppur tali da poter essere “miscelati” con le impostazioni aziendali per dar vita a progetti spesso vincenti”.
Ricerca & Sviluppo significa infatti, per tutti gli intervistati, anticipare i trend di mercato e quindi essere competitivi, visualizzare le evoluzioni socio-culturali e di conseguenza interpretare il futuro. L’architetto Marco Predari, consigliere delegato di Universal Selecta S.p.A., descrive la R&S come “la fonte primaria di innovazione tecnologica, risparmio economico e rispondenza alle normative sia tecniche che rivolte al sociale”.
L’indagine del Centro Studi della Camera di Commercio individua, come ostacoli all’innovazione, la mancanza di risorse tecniche e umane dedicate e la difficoltà, soprattutto nell’attuale situazione congiunturale, a investire capitali importanti. Gli intervistati sostanzialmente confermano i risultati, soffermandosi maggiormente sul problema economico e sulla necessità di incentivi fiscali e finanziari. Del resto, Edoardo Perri, Direttore creativo e Socio di Who Made, sottolinea: “Crediamo che oggi l’innovazione debba necessariamente scaturire da una innovazione di sistema che coinvolga quindi in primis istituzioni e organismi di categoria. In questo momento viviamo una mancanza di visione globale che ci permetta di agire all’interno di una politica economica e sociale capace di prefigurarsi un futuro”.
Effettivamente si chiede sempre alle imprese alta creatività, forte elasticità, elevati investimenti, ma come stanno gli interlocutori istituzionali delle aziende in merito a innovazione? Esiste un’atmosfera industrial/culturale a cui aderire? Esistono, o meglio, che grado di diffusione hanno i modelli di collaborazione tra il mondo impresa e il mondo della ricerca, della cultura e della formazione? Il sistema, appunto, non è composto da due soli soggetti (imprese – istituzioni culturali), ma da una pluralità di organismi che dovrebbero fare da guida e svolgere il proprio compito con quella stessa freschezza, intelligenza e vivacità che le nostre aziende hanno visto nei giovani designer che hanno lavorato con loro.
Un altro limite interessante all’innovazione, emerso dalle interviste, è la difficoltà di trovare il giusto equilibrio tra il nuovo e il patrimonio culturale consolidato dell’impresa. Costanza Calvetti, titolare di Industreal s.r.l., a tal proposito dice: “…la possibilità di modificare la cultura/struttura aziendale in modo continuo non è di fatto così semplice. Un’azienda dovrebbe essere sempre in una situazione di work in progress che è in contrasto con una tendenza corretta a consolidare le proprie conoscenze”. Si tratta quindi di una questione di gestione del cambiamento: un problema concreto che inserisce nel dibattito altri aspetti legati all’innovazione, passando dal prodotto all’innovazione in termini sistema di gestione aziendale e quindi di management.
Pasquale Maurizio, titolare di Olimar Legno s.n.c., l’impresa forse più piccola tra le intervistate e a conduzione famigliare, descrive bene il problema della gestione del cambiamento: “lo scambio di idee con giovani designer è sicuramente molto più costruttivo ed entusiasmante, sia per i giovani ragazzi che per noi; riuscire a trasformare una loro idea, un disegno in un oggetto reale ed utilizzabile è sicuramente gratificante per entrambi. Con questo progetto abbiamo un po’ stravolto la nostra produzione riuscendo a fare sagome e forme mai pensate. I nostri modelli hanno più o meno lo stesso tipo di lavorazione e i nostri macchinari, seppur moderni, non ci permettono di creare forme particolari perché sono stati progettati per una lavorazione in serie ben specifica”.
Nonostante tutte le difficoltà, rimane viva la volontà di cambiare e di migliorare, di mettersi alla prova con il nuovo ma anche e soprattutto la voglia di presentarsi al mercato con prodotti che coniughino aspetti estetici e tecnici favorendo la qualità intrinseca del prodotto, l’attrattività e la competitività.
Tutti i progetti dei giovani designer sono ora al vaglio di una futura commercializzazione; speriamo di poterli acquistare entro la fine dell’anno!

 

Fluido-Gasatore per Acqua, ideato dagli studenti dello IED per Artègora – Azienda specializzata nella produzione di cantine per la conservazione del vino sia per uso domestico che per uso professionale e di uno spillatore domestico di birra refrigerata – è un oggetto che serve per purificare l’acqua di casa, creato con materiali innovativi e sostenibili e dal design unico.

 

 

 

 

 

BauHouse, frutto della creatività degli studenti della NABA per DZModels – leader nella distribuzione dei siliconi in Italia con la capacità di creare prodotti tailor-made per qualunque esigenza – è una cuccia per cani realizzata con materiali sintetici, dal design attraente e di comoda manutenzione.

 

 

SSSpline-Spillatore per Birra è uno spillatore domestico di birra refrigerata, tecnicamente evoluto, con un design raffinato, ergonomico e compatto, realizzato da due giovani designer della NABA per Ebi – organizzazione italiana di produzione e di marketing che offre l’esperienza e la professionalità acquisita in oltre 40 anni di lavoro nel settore della componentistica per elettrodomestici e del trattamento delle acque -.

 

 

 

 

Spring Free è il dondolo multifunzionale studiato da 3 studenti della NABA per Eurotubi – leader sul mercato nazionale e internazionale per la curvatura di tubi di grosso diametro e per la produzione di forcine per scambiatori di calore -. L’oggetto, dal design accattivante, ha una struttura in acciaio inossidabile integrato con materiali tecnici adatti per un uso esterno prolungato.

eXpositor, idea di 3 allievi dallo IED per FxModel – Azienda che opera nel settore dell’assistenza alla progettazione, alla prototipazione e alla micro produzione, con sistemi alternativi al classico rapid protoyping per deposizione – è un modulo espositivo multifunzionale, specificatamente studiato per l’esposizione di campioni di materiale per le manifestazioni fieristiche.

 

Rompiamo le scatole è il progetto dello IED per Giroidea – agenzia specializzata in prodotti grafici finalizzati alla comunicazione e alla divulgazione -. Si tratta di un sistema modulare, realizzato con materiale riciclabile e studiato per risolvere il problema della spedizione e dell’imballaggio di alcuni oggetti come le bottiglie di vino e di olio.

 

 

 

 

My_name_is…, la proposta del Politecnico di Milano per Industreal – editore di oggetti di design – è una grattuggia, uno strumento pratico e funzionale oltre che decorativo dove l’attenzione progettuale si è focalizzata sulla reale funzione ed
espressione del vivere quotidiano e sulla necessità di una comunicazione comprensibile ed efficace.

 

 

Mappatura Emozionale è un sistema espositivo modulare a parete e flessibile nello spazio che consente l’esposizione dei nuovi trend e delle campionature delle pelli. E’ stato ideato dalla NABA per Lineapelle, la più importante rassegna internazionale dedicata al settore pelli, accessori, tessuti e modelli per la calzatura, la pelletteria, l’abbigliamento e l’arredamento.

 

 

MD Urban Studio è la borsa creata dagli studenti della NABA per MomoDesign – Azienda specializzata nella ricerca e nello sviluppo del car design e nel settore degli accessori life-style -. I materiali innovativi e funzionali all’ergonomia del prodotto oltre al design accattivante interpretano le esigenze e gli stili di un utente moderno e sono perfettamente in linea con il mood del marchio perché ne enfatizzano l’anima tecnica.

 

 

My shopping Angel Bag è la borsa ideata dai giovani designer della NABA per My Special Guest – tour operator che propone soluzioni personalizzate per la clientela privata e business – realizzata con materiali eco-compatibili e studiata per essere un innovativo veicolo di promozione turistica della città di Milano poiché verrà distribuita insieme a una speciale card per lo shopping, a guide e mappe del capoluogo lombardo.

 

 

 

 

 

Quanto basta è il progetto proposto dalla NABA per Olimar Legno – Azienda specializzata nella produzione di articoli casalinghi in legno – e consiste in una linea di 3 utensili da cucina, ergonomici e di forme diverse, ideati per facilitare le operazioni a chi ha meno esperienza in cucina.

 

 

 

 

 

 

Condividimi è l’oggetto creato dagli studenti della NABA per PRMDesign – una innovation company che opera in ambito internazionale nel settore della progettazione, della formazione e della produzione -: si tratta di un set per il pranzo al sacco studiato per agevolare la condivisione di cibo tra due persone, per favorire ed esaltarne il sapore, per sostenere il rispetto della tradizione, del gusto e della salute e per salvaguardarne i valori nutritivi.

 

 

Capitonnè è l’idea targata Domus Academy per Sigre – Azienda attiva nel settore dello stampaggio rotazionale, la moderna tecnologia produttiva che permette di realizzare prodotti dalle forme molto complesse e di riprodurre aspetti estetici di diversi elementi naturali come la terracotta, il cemento, la pietra e il legno -. Proposto in due versioni, dormeuse o futon, è un oggetto dall’aspetto simile a quello di un materasso, realizzato con un materiale morbido, impermeabile, resistente alle basse temperature e al lavaggio con detergenti, traspirante, flessibile e personalizzabile.

 

di_VISION è il progetto presentato da due studenti della NABA per Universal Selecta, Azienda fra i primari produttori italiani di sistemi di partizioni mobili di alto livello: si tratta di una nuova applicazione per le pareti vetrate che diventano così un vero e proprio muro divisorio, sottile, valido quale isolante acustico e ripensato come spazio da vivere perché può essere utilizzato come seduta o supporto per contenitori e mensole.

 

 

 

R.I.P. è il sottopentola in ceramica creato dallo IED per Whomade – un brand di prodotti di ricerca che rilancia l’idea di un artigianato d’avanguardia -. Oggetto di uso quotidiano, riporta sulla superficie le date dell’invenzione e della dismissione della lampadine a incandescenza (1878-2010) e il disegno della lampadina per aiutare a prendere consapevolezza e coscienza dei consumi e degli sprechi, affrontando così ogni giorno il problema del risparmio energetico.