Nel dibattito attuale sul ruolo delle professioni nei processi di tutela dell’ambiente e sviluppo delle realtà urbane disagiate, l’architettura si pone sicuramente tra le discipline in prima linea nella ricerca di soluzioni alternative.
Un esempio viene da Siviglia, dove nasce quindici anni fa un collettivo noto principalmente tra gli addetti ai lavori.  Anima del gruppo è Santiago Cirugeda, un architetto atipico che fin dagli studi universitari ha volto la sua attenzione verso l’analisi diretta dei luoghi in cui è forte la carenza di strutture urbane adeguate. Pensando l’architettura come una disciplina con lo scopo di migliorare le condizioni sociali, egli immagina un modello di città autogestito, dove sono i cittadini a decidere un intervento urbanistico immediato. Ed è qui che l’architettura può venire in aiuto alla comunità, svelando per ogni progetto le soluzioni adottate, in modo che possano divenire prototipi riproducibili anche da chi non svolge la “Professione”. Ogni progetto, quindi, diventa una “ricetta urbana” applicabile in diverse situazioni e disponibile, qualora un cittadino voglia appropriarsene.
Il collettivo giovanissimo (l’età media è di soli 32 anni) che si è stretto intorno a Cirugeda lavora principalmente per le classi sociali che non possono nemmeno partecipare all’assegnazione delle case di edilizia economica e popolare, e mira alla creazione di una rete di gruppi e associazioni a livello internazionale che, agendo contemporaneamente sul territorio, costruiscono un sistema di architetture reversibili e riproducibili da modelli.
I materiali utilizzati sono quelli di scarto della produzione industriale, reimpiegati per fornire abitazioni al limite della legalità: come la Casa Insetto, ideata nel 2001 a sostegno della protesta dei cittadini contro l’abbattimento degli alberi nel quartiere sivigliano di Alameda: strutture leggere montate sugli alberi a 4,5 metri di altezza in grado di ospitare una persona, dotate di un sistema di ventilazione e un magazzino; lo scopo era quello di creare un “accampamento aereo” che fosse utile ai protestanti e fungesse da richiamo visivo per i passanti.
Un altro esempio singolare di riappropriazione urbana risale invece al 1997 quando, tramite apposito permesso, è stato occupato legalmente il suolo cittadino per installare un contenitore di materiali di scarto dei lavori di ristrutturazione di un edificio. Vista la necessità dei cittadini di uno spazio ludico per l’infanzia, il contenitore è poi servito di supporto per l’installazione di un elemento multifunzionale che, oltre a raccogliere i rifiuti del cantiere, ospitava un dondolo per bambini.
Partendo da interventi legati quasi esclusivamente al territorio andaluso, Santiago Cirugeda è riuscito quindi ad allargare i suoi interventi a livello internazionale, conquistando un posto nelle Biennali di Architettura di Rotterdam, Venezia e Mosca, nonché la partecipazione alla sezione architettura del MAXXI di Roma con i Camiones Contenedores y Colectivos, ideati nel 2008 per la città di Saragozza.
Tutti gli interventi, i progetti e l’iter con il quale è stato ottenuto lo spazio pubblico, sono visibili e consultabili da tutti nel sito www.recetasurbanas.net, con tanto di istruzioni per chi volesse usufruirne.