Nel nostro paese si contano all’incirca 4 milioni di stranieri residenti, che nel tempo hanno avuto la necessità di sviluppare una loro rete d’informazione.
Esiste dunque in Italia un’editoria che non parla la nostra lingua: è in crescita la realtà dei giornali e periodici prodotti dagli stranieri immigrati, con una tiratura complessiva che si aggira intorno alle 350.000 copie al mese.
Dobbiamo considerare che il fenomeno migratorio odierno è diverso da quello che ci viene raccontato dai nostri parenti più anziani e lontani. Negli anni in cui l’Italia era un paese da cui si partiva e non dove si arrivava, l’analfabetismo era cosa assai diffusa, e meno era sentito il problema di un’informazione in lingua madre nei paesi di accoglienza. Oggi invece, gli immigrati che scelgono di risiedere nella penisola, hanno per la grande maggioranza una formazione scolastica che li rende lettori potenziali. Il problema è che non sempre comprendono l’italiano e faticano perciò ad affidarsi alla carta stampata nostrana.
Sono allora nate dalla fine degli anni ’90, testate giornalistiche per immigrati, che però tuttora stentano ad emergere nel panorama dell’informazione, in parte per le numerose diverse nazionalità presenti nel nostro territorio (ammontano a circa 190), che parlano almeno 15 idiomi differenti, in parte per la difficoltà nel reperimento dei fondi finanziari necessari al sostentamento di simili attività. I recenti dati forniti dal Cospe evidenziano come questo tipo di stampa sia maggiormente diffusa nel nord Italia (77,78%) e la stragrande maggioranza si sostiene da sé o grazie ad inserzioni pubblicitarie (il 66,44%).
Attualmente nel nostro paese la quasi totalità della stampa multiculturale è gestita dalla società Etnocommunication s.r.l., che nel 2003 ha fondato la casa editrice Stranieri in Italia, specializzata per l’appunto in prodotti e servizi editoriali rivolti agli stranieri, la quale si occupa anche della raccolta di pubblicità e della distribuzione dei periodici. La distribuzione esclusiva di queste testate nel sistema bibliotecario è gestita dall’Editrice Bibliografica, mentre al di fuori di tale circuito il 70% del materiale viene diffuso come free-press nei punti della rete ISI Money Transfer e il restante 30% viene venduto nelle edicole.
Questo tipo di comunicazione ha indubbiamente una rilevante importanza, rappresentando uno strumento non indifferente di integrazione. Spesso appaiono infatti pubblicazioni bilingue capaci di favorire l’apprendimento della nostra lingua, e i contenuti delle notizie sono tesi a far conoscere non solo gli avvenimenti che interessano strettamente la comunità straniera, ma anche l’attualità della società italiana, senza tralasciare importanti informazioni di servizio relativi alle normative che riguardano l’immigrazione. Indiscutibile dunque è l’utilità di questa stampa che oltre a mantenere informati gli immigrati sul proprio paese d’origine e sulla propria comunità di appartenenza, è un canale importante per l’integrazione nel paese di accoglienza.
Va anche considerato il dato non di poco conto che la libertà di informazione è per molti immigrati un diritto che prima di giungere qui non conoscevano: alcuni di loro hanno lasciato i luoghi di nascita per fuggire magari a regimi non del tutto democratici dove l’informazione non è libera. Ecco dunque che si sviluppa una stampa indipendente, capace magari di riportare fatti e avvenimenti che altrimenti rimarrebbero taciuti. A tal fine strumento preferenziale è certamente Internet, che spesso rappresenta l’unico mezzo per superare barriere spaziali e censura.
Tutti questi mezzi di comunicazione, periodici, quotidiani, siti internet, emittenti e programmi radio-televisivi, che coinvolgono nel ruolo di produttori o di principali fruitori i migranti e i diversi gruppi di origine immigrata, sono stati definiti ‘media multiculturali’. Come dimostrato dai dati forniti dall’Osservatorio permanente del COSPE, in Europa il fenomeno ha raggiunto valore tale da non poter essere ignorato. Si è così arrivati, in seno al primo incontro nazionale dei media multiculturali, tenutosi a Firenze nel 2005, alla creazione, con il contributo della Commissione Europea, di una piattaforma nazionale chiamata Mediam’rad, volta a facilitare il confronto tra i gruppi e lo scambio di informazioni utili, a valorizzare e dar risalto alle buone pratiche, ma anche per trovare un riconoscimento ampio del ruolo sociale svolto da questi media nel miglioramento della comunicazione interculturale. A livello comunitario è inoltre attivo un movimento per giungere alla sottoscrizione del Manifesto dei Media Multiculturali, che tra le altre cose intende far riconoscere legalmente lo status di servizio di interesse pubblico a questo tipo di mezzi di comunicazione.
Con un giro d’affari in netta crescita, vista l’espansione del fenomeno, l’informazione rivolta agli immigrati si affermerà con grande probabilità tra le nuove voci di bilancio dell’editoria. Per i media multiculturali la tendenza sembra dunque quella di uscire dall’ombra e conquistare il loro meritato posto al sole.