Disporre rapidamente di informazioni utili, 24 ore su 24, ovunque ci si trovi ed a costi contenuti è condizione necessaria al perfezionamento di quella che oggi viene definita Società dell’Informazione. Internet è, ad oggi, lo strumento migliore per soddisfare tale necessità; la connessione Wi-Fi il supporto ottimale.
In Italia la sperimentazione per verificare la reale capacità della tecnologia Wi-Fi (Wireless Fidelity), il suo potenziale appeal di mercato e l’interesse della popolazione, è iniziata nel 2002 per volere del Ministero delle Comunicazioni, ma l’attivazione delle prime reti gratuite nelle città italiane è ben più recente.
Dalle grandi realtà di Venezia, Torino, Roma, Bologna, Genova e Trieste, passando per piccole municipalità, il processo di copertura Wifi del territorio nazionale  ha subito negli ultimi anni una forte accelerata grazie, in molti casi, al contributo di enti privati.
Gli utenti di Verona, Piacenza, Parma e Reggio Emilia, ad esempio, possono usufruire con un’unica tessera dei servizi Wi-fi presenti in ognuna delle atre città mentre Roma, Firenze, Cagliari, Genova e Parma sono invece accomunate dal progetto WiMove, nato con l’obiettivo di superare i limiti degli attuali sistemi di reti wi-fi. WiMove mette infatti a disposizione degli utenti servizi di infomobilità, turistici e City Logistic, per dare la possibilità ai fruitori di pianificare i propri spostamenti, identificare le modalità di trasporto adatte alle proprie esigenze, usufruire di contenuti informativi e culturali georeferenziati.
Assente illustre è la città di Milano. La capitale economica del Bel Paese insegue da anni la connessione gratuita, ma con il freno a mano. Dopo la promessa di dotare la città di 400 hotspot gratuiti entro il 2009, ed una breve sperimentazione semestrale nella zona di Parco Sempione qualche mese addietro, oggi Milano punta a raggiungere la copertura del 25% del territorio entro il 2015 in vista della prossima Expo.
Non tutti i cittadini meneghini sono però disposti ad aspettare: nel quartiere di Ortica, Green Geek, associazione culturale no profit per la libera diffusione delle idee, delle informazioni e della tecnologia, ha creato un network di circa trenta antenne appartenenti a privati disposti a condividere la loro banda per permettere a tutti di connettersi gratuitamente negli spazi aperti.
Il progetto di Ortica è stato subito definito innovativo da chi concorrerà alle prossime elezioni comunali e già si stimano i costi per un’applicazione del modello a tutta la città (circa 5 milioni di euro).
La condivisione volontaria dell’accesso a Internet ha, però, un antenato argentino eccellente.
Si chiama FON: nato nel 2004, è un sistema che permette, a chi vi si iscrive, di navigare gratuitamente in qualsiasi parte del mondo grazie alla rete wi-fi e 400mila punti di accesso appartenenti alla community.
L’Italia si trova dunque a rincorrere i cugini d’oltreoceano e d’oltralpe.
Nonostante i forti segnali di progresso dati da progetti quali Provincia Wi-Fi a Roma che dal 2008 ha già installato circa 200 hotspot nelle piazze, nelle biblioteche e nei principali luoghi della città, gli standard esteri sono ancora lontani: negli Stati Uniti i punti di accesso gratuito alla rete sono circa 70.000 di cui 850 nella sola New York; nella sola Parigi il numero di hotspot arriva a 409.
E le differenze non finiscono qui. Un esempio tra tutti della diversità di evoluzione e diffusione del Wifi gratuito tra Italia e Resto del Mondo è dato dal numero e dal livello di sperimentazioni a riguardo. Colossi quali Starbucks e McDonald servono ai loro clienti caffè e panini accompagnati da connessione wi-fi illimitata per incentivare la permanenza nei loro locali ed incrementare conseguentemente le vendite. Alcune testate giornalistiche americane attente al binomio Wi-fi pubblico e trasmissione di notizie locali, stanno integrando la loro offerta con servizi quali SeeClickFix, che permette ai residenti di una determinata area di georeferenziare e segnalare le proprie lamentele alle autorità locali. Imprese di ogni dimensione e settore sono interessate alle potenzialità offerte dalla rete Wi-fi per il geomarketing. La casa automobilistica Mercedes ha presentato al Salone di Francoforte 2009 la tecnologia InCar Spot per creare una connessione Wi-fi all’interno delle automobili, e lo stesso ha fatto Toyota.
La questione cruciale della realizzazione della rete vede attualmente contrapporsi due alternative: il modello di finanziamento pubblico e quello pubblico-privato. Il primo vede l’amministrazione proprietaria dell’infrastruttura tecnologica e gestore della rete; il secondo sottintende che gli operatori di telecomunicazione progettino e mantengano la rete secondo le linee guida emanate dalla municipalità.
Mentre le amministrazioni pubbliche americane, analizzata la complessità dell’iniziativa Muni Wireless (definizione nata nel 2002 per indicare la diffusione delle reti Wireless nelle municipalità) hanno optato per l’esternalizzazione dell’attività, in Europa non esiste ancora un modello di business prevalente (crf Notiziario Tecnico Telecom Italia Anno 16 n. 2 – Luglio 2007).
I problemi legati a sicurezza e privacy sono regolamentati da leggi nazionali, federali e sopranazionali e trovano dunque soluzioni ad hoc in ogni paese. In Italia, ad esempio, la verifica tramite documento d’identità degli internauti è stato imposto dal Decreto Pisanu (in vigore fino a Dicembre 2010) che vincola il libero accesso alla rete a stretti obblighi di controllo e registrazione sia sui fruitori che sui fornitori.
Se è vero che tutela della privacy e sicurezza sono prioritarie,  non è altrettanto vero che l’Articolo 15 della nostra Costituzione dichiara che la libertà di comunicazione è inviolabile?
E Internet, oggi, è il mezzo più efficace per comunicare.