Una cornice digitale da 7 pollici, una pennetta USB da 4GB, un telecomando, un adattatore, un adattore universale e un manuale d’uso. Non si tratta dell’ultimo prodotto hi-tech griffato Apple, né dell’ultima consolle interattiva di Sony o Microsoft.
E’ il “Mini Museum of XXI Century Art” (MMAXXI).
Momentaneamente sprovvisto di una collezione permanente, il MMAXXI ha trovato nel suo fondatore, il critico d’arte e curatore Domenico Quaranta, il proprio direttore, che venerdì scorso ha compiuto la sua prima azione in questa veste, sguinzagliando letteralmente il proprio museo alla ricerca delle opere da contenere: il Mini Museum è stato progettato per costruire il proprio patrimonio artistico viaggiando in modo assolutamente casuale all’interno di un network di artisti connessi tra  loro da qualsiasi tipo di relazione, dall’amicizia decennale alla fugace conoscenza in ascensore. Ogni artista che entrerà in possesso del MMAXXI avrà il compito di realizzare un’opera inedita e di immagazzinarla nel repository del museo, la pennetta USB del kit museale, inserendola di fatto nella collezione permanente del MMAXXI. Il Mini Museum tornerà tra le mani del suo direttore quando non vi sarà più memoria disponibile per il contenimento di nuove opere, ovvero quando la collezione permanente potrà ritenersi completa.
Quasi a dimostrazione dei principi di incontrollabilità e casualità che governano il Mini Museum, anche l’unica decisione curatoriale a carico del suo direttore è stata “boicottata”: Quaranta aveva selezionato come primo proprietario temporaneo del MMAXXI l’artista Oliver Laric, fondatore del vvork ( www.vvork.com ), un art blog avente anche funzione di spazio espositivo. Quaranta avrebbe dovuto incontrare Laric a Londra il 15 ottobre per affidargli il Mini Museum, ma a causa del ritardo dell’aereo su cui viaggiava, il curatore del Mini Museum è giunto nella City quando Laric era già su un volo per Berlino. L’avvio della fase di raccolta della collezione permanente non è però andata in fumo: Quaranta, nelle ventiquattro ore successive al misfatto, ha incontrato Paul B. Davis, pioniere dell’uso del video game per la realizzazione di opere d’arte consegnandogli il MMAXXI. Davis sarà dunque il primo artista a dover fare i conti con i diritti e doveri spettanti al possessore del Mini Museum.
A controbilanciare la totale libertà dell’artista nel selezionare il proprio successore (la selezione può addirittura avvenire attingendo il nominativo da una lista di aspiranti successori di cui chiunque può entrare a far parte inviando una mail all’indirizzo apply@theminimuseum.org ), esistono delle regole precise da seguire: ogni artista è chiamato a rispettarle, ma data l’impossibilità del direttore di vigilare sul suo museo quando non ne è fisicamente in possesso, ogni detentore temporaneo è libero di decidere se seguire o meno le indicazioni che gli sono state fornite.
Il processo basilare che ogni artista dovrebbe portare a termine una volta entrato in possesso del Mini Museum è il seguente: realizzare un’opera d’arte della grandezza di circa 50MB; esporla per un non specificato periodo di tempo, in un qualsiasi luogo (il proprio appartamento, un luogo pubblico, un museo, etc.); documentare l’esposizione ed inviarne i materiali al direttore del Museo che provvederà ad uploadarlo sul sito web del Museo; ed infine, consegnare il MMAXXI  al proprio successore segnalandone i riferimenti al direttore. All’artista che aggiungerà l’ultima opera alla collezione spetterà il compito di riconsegnare il Mini Museum al suo curatore-direttore.
Secondo Domenico Quaranta, se ogni possessore temporaneo accetterà di rispettare le regole del gioco, la collezione completa sarà composta da circa 100 opere e il Kit del MMAXXI tornerà alla destinazione d’origine tra quattro anni circa (stimando che ogni artista rimanga in possesso del Museo per due settimane). Solo allora il direttore sarà in grado di strutturare le attività del Mini Museum come ogni altro museo tradizionale, prevedendo esposizioni, prestiti, fundraising per l’ampliamento della struttura tecnologica, etc.
Chi crede che il progetto di Quaranta non abbia precedenti rimarrà deluso. Il Mini Museum of the XXI Century Art è infatti dichiaratamente ispirato al Nanomuseum fondato dal curatore svizzero Hans Ulrich Obrist nel 1994 e ai Pirate Paintings dell’artista greco Miltos Manetas ideati nel 2009. Il Nanomuseum era un museo privo di una regolare programmazione e di una collezione: consisteva di una cornice acquistata a Dusseldorf dall’artista tedesco Hans-Peter Feldmann che nel corso degli Anni Novanta ha ospitato le esposizioni personali di artisti del calibro di Yoko Ono e Gilbert & Gorge; i Pirate Paintings invece sono pitture ad olio rappresentanti il logo di Pirate Bay corredati di una pen drive contenente informazioni sull’artista e le sue opere scaricabili gratuitamente dai visitatori sui propri pc e smart phone.
Ma la vera innovazione del Mini Museo è che può contenere ed esporre opere realizzate in formato jpg, mp3, mpg ed avi e qualunque altra opera che, a discrezione dell’autore, possa essere traslata in uno di questi formati senza perdere il suo status di prodotto artistico. Ciò significa che il MMAXXI può immagazzinare e presentare qualsiasi tipo di opera d’arte: immagini digitali, animazioni, fotografie, video, musica dipinti, installazioni, sculture, spettacoli etc.
L’innovazione consiste quindi nell’aver rivisitato il concetto di museo cercando di adattarlo alla mutevolezza della società contemporanea, caratterizzata da concetti quali networking, globalizzazione e proprietà, contaminati e ridefiniti dalla dinamicità delle relazioni, delle connessioni interpersonali e del progresso tecnologico.