“Ceci n’est pas une pipe”. È l’opera simbolo di Magritte che piacque tanto a Foucault da dedicargli un saggio.
Ecco, i Sistemi Turistici Locali ricordano il quadro di Magritte secondo il quale la pipa dell’opera (il nostro STL) è solo la rappresentazione di un oggetto tangibile che non ha niente a che vedere con essa.
Accantonando le metafore, ritengo che scommettere sui sistemi turistici locali sia ancora un dovere, se non altro per le intuizioni aziendalistiche ed europee che tendono a trasformare il prodotto “Italia” in qualcosa di ben identificabile e riproducibile.
Riuscire in questo intento è stato l’obiettivo del Summit del Turismo che si è tenuto il 24 novembre a Vicenza e organizzato da AIPMT, Associazione Italiana Manager e Professionisti del Turismo, in partnership con tsm-Trentino School of Management.
Questa quarta edizione 2010, intitolata: “I Sistemi Turistici Locali alla prova dei fatti: dalle criticità ai modelli di successo” ha affrontato l’argomento degli STL, i “sistemi turistici locali” previsti dalla Legge quadro del turismo n. 135 del 2001, solo in parte realizzati nelle regioni italiane. Si sente infatti, oggi più che mai, l’esigenza di studiare, a 9 anni dall’entrata in vigore, le criticità riscontrate sui Sistemi Turistici Locali e analizzare in modo chiaro, efficace e concreto, le modalità per farli funzionare e vincere così la sfida del nuovo turismo.
Il programma ha cercato di analizzare i punti di forza e di debolezza degli STL, individuando strategie operative e fattori successo per superarne le criticità. Molto interessante è l’aspetto relativo al futuro degli STL ed in particolare per la possibile trasformazione in S.p.A. o S.r.l. nella logica del rapporto tra STL e mercato.
Partendo dall’assunto che i Sistemi Turistici Locali non sono Enti pubblici o organizzazioni a sé ma piani di sviluppo per l’offerta turistica, vediamo nel dettaglio quali sono gli elementi essenziali per renderli attuabili.
A partire dalla Legge 29 marzo 2001, n ° 135 di “Riforma della legislazione nazionale del turismo” vi è il mandato di responsabilità alle Regioni di creare sistemi turistici che abbiano facoltà di autonomia, capacità di realizzazione e strategia di governo per la promozione turistica locale.
Le Regioni, quindi, si ergono a veri e propri modelli per i piani di sviluppo. I Sistemi Turistici Locali si formano poi per iniziative autonome degli Enti Locali o di imprese e associazioni attraverso la sinergica assunzione di impegni tra tutti i soggetti corresponsabili e partecipi dello sviluppo turistico con lo scopo di mettere in atto operazioni e iniziative concrete per la promozione di un territorio.
L’art. 5 della Legge 135/2001 indica proprio il procedimento per la creazione del Sistema Turistico Locale, assegnando alle Regioni la facoltà di individuare e riconoscere come tali i Progetti di Sviluppo per l’assegnazione di fondi volti alla concretizzazione dei sistemi. Lo stesso articolo della Legge riconosce nel Fondo di Cofinanziamento dell’Offerta Turistica, l’Istituto che ha la facoltà di dare pieno avvio all’attuazione dei piani di sviluppo. La Legge, inoltre, assegna al Fondo Unico per gli incentivi alle imprese il finanziamento dei piani interregionali e sovraregionali prevedendo l’opportunità di assegnazione di ulteriori incentivi per agevolare la promozione allo sviluppo dei sistemi stessi.
Con l’ulteriore accordo tra Stato e Regioni e il D.P.C.M. del 13 settembre 2002, si è raggiunto il completamento del quadro normativo in fatto di Turismo.
Si configurano dunque “nuovi modelli cooperativi” tra imprese pubbliche e private attraverso nuove e sperimentali forme di concertazione e progettazione che sono poi regolarizzate dalla stipulazione di patti e accordi misti, o ancora da patti territoriali, contratti e accordi di programma.
Gli STL si configurano pertanto come Progetti di Sviluppo dell’offerta turistica che sono compartecipati, finanziati e attualizzati da tutti quei soggetti coinvolti nella crescita economica di un territorio e interessati alla ottimizzazione , allo sviluppo e alla commercializzazione di un prodotto di marketing territoriale.
Del luogo si deve quindi rendere un’immagine collettiva, una percezione duratura, che torni alla mente dei visitatori e dunque puntare all’ottima reputazione turistica, ponendo la propria identità territoriale e storica nonché la tradizione della comunità, utile alla creazione di una forma mentis per la vocazione turistica e dell’accoglienza che appartenga non solo agli specialisti del settore ma a tutti gli attori coinvolti.
In questa prospettiva, l’STL non può e non deve essere inteso come la semplice sommatoria di realtà locali, di prodotti tipici e come aggregazione di soggetti che intendono attuare una semplice iniziativa di marketing, bensì come una risorsa progettuale integrata capace di valorizzare risorse umane, beni patrimoniali e naturali insieme alla alta competenza di ricezione.
La creazione di un marchio basato sulla propria identità territoriale rappresenta un messaggio significativo, un’immagine consistente, una figura metaforica rappresentativa di un luogo che sperimenta sul “nuovo” valorizzando anche il “vecchio”.