Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
Partita IVA 03068171200 | Codice Fiscale/Numero iscrizione registro imprese di Roma 03068171200
CCIAA R.E.A. RM - 1367791 | Capitale sociale: €10.000 i.v.
Esiste un mondo nuovo in città. Un modo diverso di fare “arte”. Un’idea coraggiosa, concepita dall’intuito di una giovane curatrice, Maria Livia Brunelli e dalle mani creative di un noto artista contemporaneo, Stefano Bombardieri. Nata a Ferrara, si sposta rapidamente. Comunica, è contagiosa e “partecipata”. Sarà a Bologna, attraverserà il mare e, se troverà sostenitori, potrebbe arrivare ad Istanbul, Dubai, fino alla lontana Pechino.
“The Faunal Countdown (TFC). Prima rassegna urbana di arte invadente per la salvaguardia delle specie in via di estinzione… uomo compreso”, è una innovativa e scenografica iniziativa che, in occasione dell’“Anno Internazionale della Biodiversità – Countdown 2010”, MLB home gallery propone in collaborazione con il Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara.
L’iniziativa, che ha visto un’anteprima a Porto Cervo (17 Agosto – 17 Settembre 2010) e gode del patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è interessante perché coniuga arte e scienza, architettura e tecnologia, design e natura. Dal 25 settembre al 25 gennaio 2011 utilizza un palcoscenico unico: l’intera città di Ferrara.
La rassegna consiste in undici installazioni che Stefano Bombardieri, artista noto a livello internazionale, ha pensato di installare in alcuni dei luoghi più significativi del centro storico, al fine di sensibilizzare i visitatori sul tema della biodiversità e della conservazione delle specie animali sul nostro pianeta, tema fondamentale per la nostra stessa sopravvivenza.
Due grossi cetacei all’ingresso del Museo di Storia Naturale, alcune balene tra le fontane di un antico chiostro, una tigre siberiana accucciata presso l’abside della Cattedrale, un rinoceronte su una piattaforma galleggiante sul fossato del Castello Estense, e ancora coccodrilli, ippopotami, gorilla collocati in suggestivi scenari urbani come in una grande “caccia al tesoro”, animano la città al fine di suscitare sorpresa e riflessione a proposito di un tema ambientale importante, in un progetto dall’immediato valore culturale ma anche con importanti risvolti turistici.
La mostra-evento è stata interamente curata da MLB home gallery e pensata dalla giovane curatrice che la dirige, Maria Livia Brunelli, che abbiamo incontrato nella sede di Corso Ercole I d’Este 3, ad un passo da Palazzo dei Diamanti, prestigiosa sede ferrarese di mostre d’arte moderna di livello internazionale.
Maria Livia, tu sei una curatrice d’arte che ha deciso di diventare anche una giovane gallerista. Ci vuoi parlare di MLB home gallery?
Ho studiato sette anni a Bologna; dopo la laurea in Lettere ho preso la Specializzazione in Storia dell’arte. Poi ho conseguito un master alla Sapienza a Roma in “Management per curatori”. Mentre studiavo, curavo mostre e collaboravo con musei e assessorati. Forse temendo che rimanessi a vivere a Roma, mio padre ha deciso di investire i suoi risparmi in un appartamento davanti al Castello Estense, pensando che vivere in un luogo centrale e strategico della città sarebbe stato di aiuto per la mia carriera. E` stata una bellissima e impegnativa sorpresa, ma anziché farne una semplice base per i miei spostamenti di lavoro, ho deciso di trasformare il suo investimento in una casa-galleria.
Quando si entra nell’appartamento, non ci si rende subito conto della sua particolarità: nella prime sale sembra una normale galleria; poi proseguendo la visita ci si accorge che si entra in una camera da letto invasa di opere d’arte! La gente resta un po’ scioccata, soprattutto se ferrarese…
Per gli stranieri è una cosa già più normale e assodata. Tuttavia devo dire che in questi tre anni la riposta è stata ottima. Alla prima inaugurazione abbiamo contato oltre trecento persone e ogni volta abbiamo un simile grande afflusso di interessati. Il fatto di far illustrare all’artista il progetto che è alla base della mostra, aiuta molto ad avvicinare all’arte contemporanea anche persone non appassionate. Il segreto di questo successo è aver unito una programmazione di alto livello (collaboriamo con gallerie e artisti di livello internazionale) con il concetto di casa-galleria, che rende più informale e meno freddo il rapporto con un tipo di arte che spesso intimorisce chi non è addetto ai lavori. Il nostro intento è in primo luogo quello di promuovere gli artisti, portando le loro opere in spazi pubblici e musei, e siamo sempre attenti a realizzare mostre molto accurate dal punto di vista curatoriale. Grazie al grande impegno e alla forte passione con cui lavoriamo quest’anno siamo stati selezionati per Arte Fiera di Bologna, insieme a sole venti gallerie giovani tra quelle che hanno fatto richiesta di essere ammesse da tutto il mondo! È un importante riconoscimento per una galleria così giovane. Lì ci sarà anche modo di pensare più agli aspetti economici.
Una galleria “in provincia”, a Ferrara, lontana da grandi mercati, come funziona?
A differenza di ciò che tutti mi dicevano, trovo che Ferrara abbia reagito prima con curiosità poi con grande entusiasmo verso questa novità. Essendo una curatrice e conoscendo bene il mondo dell’arte ho puntato subito ad artisti e gallerie di alto livello con cui collaborare. Se ti piazzi bene subito, poi diventa tutto più facile. Certo, quando un gallerista affermato arriva appositamente per te, per vedere i tuoi spazi, ogni volta è un esame. Io ho avuto la fortuna di iniziare la mia attività dopo aver acquisito una conoscenza approfondita di oltre 15 anni del “sistema arte”. Non ho solo studiato ma ho anche girato tantissimo fiere, musei, gallerie. Sapevo chi contattare per avere un valore aggiunto da subito. Servono strategie a priori, ed è molto difficile per chi inizia senza una adeguata preparazione. L’università o l’accademia non aiutano in questo senso, purtroppo.
Per quanto riguarda Ferrara credo che il successo sia dovuto molto al luogo strategico in cui siamo, a fianco di Palazzo dei Diamanti. Abbiamo pensato da subito di collegarci alle mostre di Palazzo dei Diamanti, in occasione delle quali scegliamo un artista contemporaneo che elabori un progetto espositivo ispirato all’artista storico esposto ai Diamanti. La ricerca dell’artista giusto richiede mesi, e all’artista occorrono spesso tempi lunghi per elaborare un progetto su un tema o un artista storico specifico. Ma il risultato è sempre molto interessante. Ciò permette anche di attualizzare un artista o un tema, come quello della natura morta, con significati attuali e contemporanei. Questo convince molti galleristi a prestarci un artista che lavori “ad hoc” su un argomento. Il potenziale tessuto connettivo che potrebbe svilupparsi attorno alle grandi mostre meriterebbe maggiore attenzione. Certo servirebbe un ulteriore cambio di mentalità e un poco di coraggio, anche se segnali positivi in questo senso se ne stanno vedendo.
Strategie, idee, comunicazione e pubbliche relazioni oltre a tanto studio. L’evento culturale può essere un investimento produttivo?
“The Faunal Countdown” è uno dei primi esempi italiani di arte pubblica partecipata a partire dagli sponsor, e per questa particolare formula che ci ha permesso di realizzare la rassegna nonostante la crisi, siamo spesso chiamati come case history ai convegni. Noi come galleria avevamo proposto inizialmente il progetto al Comune, legandolo al “Festival di Internazionale”, visto l’argomento di rilevanza sociale. Ma con la carenza di fondi istituzionali non sarebbe stato possibile coprire le spese.
Allora siamo andati a parlare con “Casoa” (Consulenza Amministrativa Fiscale Tributaria e del Lavoro, ndr), dove ho trovato i primi imprenditori che ci hanno sponsorizzato da subito. Poi ha funzionato molto il passaparola. Ne abbiamo trovati tantissimi ben disposti a partecipare, anche con poco. Alcuni ci hanno aiutato a coprire “le spese vive” attraverso collaborazioni tecniche, senza supporti in denaro (stampa del materiale informativo, assicurazioni, allestimento delle opere…), permettendoci comunque un risparmio di qualche migliaio di euro. Ovviamente importante resta sempre il supporto delle istituzioni. Nel nostro caso “in primis” il Ministero per i Beni e le Attività Culturali che ha patrocinato la rassegna. Poi la fondamentale sintonia tra Comune e Provincia, cosa fino a qualche anno fa impensabile. Una novità è che siamo riusciti a mettere insieme Arci e Giovani Imprenditori: sono fiera di essere stata promotrice di un’attività che ha messo insieme istituzioni e associazioni con orientamenti politici diversi, e sicuramente questo è uno degli aspetti positivi della crisi. È stata una faticata immane, tuttavia in pochi mesi abbiamo trovato la soluzione per realizzare la nostra idea, e Ferrara ha mostrato di possedere forze ed energie nuove, giovani, che forse aspettavano soltanto di essere sollecitate. C’è molta voglia di fare, tra i giovani, e molto interesse per queste tematiche sociali.
Abbiamo poi chiesto a tutta la città di “sfruttare” a suo vantaggio la rassegna, e così sono nati i pacchetti turistici delle agenzie, e due laboratori didattici rivolti alle scuole, uno più legato all’arte e uno più alla scienza, organizzato dal Museo di Scienze Naturale, in modo da costruire davvero qualcosa di utile per la città intera. In un momento di crisi, le ideologie vanno messe da parte in favore “del fare”.
Nel 2011 “The Faunal Countdown” si sposterà anche all’estero. Istanbul, Dubai, Pechino. Come siete arrivati anche al mercato internazionale?
Se si fanno mostre puntando sulla qualità, non si può pensare di fermarsi alle mura di casa propria. Per questo progetto di arte pubblica partecipata siamo stati a Istanbul di recente, dove abbiamo avuto interessanti contatti in loco grazie alla collaborazione dell’’Istituto di Cultura Italiano. A Pechino, invece, collaboriamo con una curatrice italiana che si è da tempo trasferita là. A seconda di quanto è adatta la città si potranno fare dei cambiamenti nell’allestimento della rassegna; restiamo molto elastici in questo senso. La difficoltà restano i trasporti. Per questo bisognerà lavorare con le istituzioni o, come successo qui a Ferrara, con l’imprenditoria privata.
L’arte come forma di attività senza confini politici, linguistici, culturali. Capace addirittura di appianare conflitti in atto da anni. La cultura può essere quindi un settore di investimento remunerativo?
In Italia potrebbe esserlo molto di più; le nazioni che hanno investito in questo settore hanno avuto un notevole ritorno economico, pur senza avere la quantità di beni culturali che ha l’Italia. Il nostro vero petrolio è il nostro patrimonio: basterebbe comunicare meglio i nostri tesori all’estero e investire in questo settore con l’intento di produrre nuovi indotti turistici, offrendo più servizi, creando maggiori contatti. Stesso discorso poi vale per il privato, come si è visto. Ci vuole intuito, bisogna puntare alla qualità, promuovere le idee: in questo modo si creano sinergie, e prima o poi il lavoro fatto viene riconosciuto.
Gli italiani, invece, spesso non sono coscienti del proprio valore aggiunto. Andando all’estero ci si rende conto di come il nostro approccio alle cose sia molto pluridisciplinare: siamo abituati a risolvere le situazioni con grande elasticità, affidandoci all’intuito, perché la nostra storia, il fatto che siamo sempre stati divisi in regioni preda di continui invasori, ci ha insegnato l’arte di arrangiarci e di escogitare particolari modalità di sopravvivenza. E questo è un vantaggio: sappiamo affrontare e risolvere una questione da più punti di vista.
Il problema è che le risorse in Italia spesso sono sprecate, investite male. Se chiudiamo i musei la domenica o tutti i ristoranti a mezzogiorno, non possiamo certo aspettarci grandi ritorni…certo sfruttare il nostro “petrolio” è faticoso, ma non impossibile. Dovremmo investire nel turismo culturale e potremmo largamente ripagare le spese sostenute.
Approfondimenti:
http://thefaunalcountdown.com/
http://www.marialiviabrunelli.com/
http://www.cbd.int/2010/welcome/
http://storianaturale.comune.fe.it/index.phtml?id=472