Grattando la superficie dei muri delle città, Farto, noto come Vhils, crea insoliti ritratti, evocando il ruolo che i muri pubblici hanno avuto ai tempi della rivoluzione: spazi sui quali la popolazione si esprimeva e scambiava idee, non mere vetrine di comunicazione aziendale e pubblicitaria, quali si sono ridotti ad essere oggi.
L’artista, che vive a Londra, è nato e cresciuto a Lisbona, nella zona sud, da sempre periferica e considerata il centro industriale della capitale, dove, all’indomani della Rivoluzione dei Garofani, nel 1974, sono nati i movimenti politici di estrema sinistra che hanno fortemente influenzato il lavoro di Vhils. La fine dell’Estado Novo, il fascismo portoghese, segnò, infatti, la conclusione di una dittatura che aveva gestito il paese per quasi cinquant’anni e l’avvio nel periodo successivo dell’instaurazione della democrazia: i cittadini si riappropriarono delle strade, iniziarono a comparire murales, dipinti e stencil non solo di carattere politico. Si trattò di un movimento unico di pittura urbana popolare, molto vicino ad esperienze sviluppate in Sud America, piuttosto che a tradizioni europee. A tal punto che, secondo  l’analisi dello stesso Farto, quando l’orientamento sempre più a sinistra del paese iniziò a far pensare al Portogallo come ad una Cuba europea, l’Europa occidentale e gli Stati Uniti, facilitando l’avvento di una democrazia di centro-destra,  riportarono il Portogallo su una strada più moderata.
Questa svolta politica scatenò un forte contrasto, soprattutto a Lisbona, dove i murales,  con la loro utopistica carica rivoluzionaria, si scontravano con la crescente presenza di manifesti e cartelloni pubblicitari che promuovevano beni di consumo. In quel momento nessuno si rese conto del valore e del significato di quei murales, che si avviavano ad un inevitabile abbandono, ma che però avevano rappresentato comunque il desiderio di rivendicare un mondo migliore.
Farto, cresciuto in questa “decadente presenza”, inizia a realizzare graffiti alla fine del 1990, guardando e lavorando a partire da quelli esistenti, che si erano meglio conservati dagli anni ’80. Nella sua città, Lisbona, è ancora abbastanza facile dipingere muri, sebbene l’amministrazione comunale stia avviando campagne di pulizia della città, che producono misure molto dure nei confronti degli artisti che realizzano graffiti, soprattutto nelle zone del centro e nel vecchio quartiere della vita notturna, il Bairro Alto. In questa zona continua ad esserci un grande fervore creativo ancora molto originale e genuino, ci sono pochi collezionisti e gallerie, un’atmosfera dove si riesce ancora a creare arte per il piacere di farlo.
E’ questo background così artigianale, ma al tempo stesso innovativo che rende difficile inquadrare l’arte di Farto in una categoria. Utilizzando materiali trovati esclusivamente in situ, Vhils nella sua logica supera il concetto di vandalismo: strappando i cartelloni pubblicitari, trasforma immagini solite e reiterate in volti freschi, nuovi, sconosciuti,  forando il gesso ne fa emergere forme in rilievo che diventano opere d’arte. L’artista parte quindi da un atto apparentemente brutale (scorticando il tessuto con scalpello, acidi, candeggina o altro), ma arriva a risultati poetici complessi, spesso a far emergere l’autentica natura delle cose.  Scrostando ad arte i muri delle abitazioni o graffiando i cartelloni pubblicitari o incidendo tavole di legno, si trova faccia a faccia con la crudezza dei supporti. Un atto di distruzione che diventa un atto di creazione, perché gli consente di concentrarsi sulle esigenze reali che abbiamo abbandonato in favore dei nostri bisogni virtuali, sulle persone vere che abitano l’ambiente multiculturale della città. Ne viene fuori la realizzazione, con materiali non convenzionali, di “opere giocose”, una serie di ritratti di volti sconosciuti,  la celebrazione forse più autentica dell’umanità protagonista della tela urbana.