Giro di vite per coloro i quali violano il diritto d’autore, anche on-line. Se infatti fino a qualche tempo fa sembrava impossibile riuscire a stilare una proposta di legge che permettesse agli utenti di fruire liberamente dei contenuti in rete e ai gestori dei siti internet di rispettare regole ferree in materia, una possibile risposta sembra ora arrivare con il nuovo testo sulla tutela del diritto d’autore proposto dall’Agcom che, all’unanimità di tutto il Consiglio direttivo, ha approvato il 17 dicembre scorso, un pacchetto di iniziative volte da un lato a tutelare la libertà della rete, dall’altro a proteggere gli autori dei contenuti, prevedendo sanzioni e oscuramenti per i trasgressori che gestiscono i siti internet.
L’idea è quella di incoraggiare lo sviluppo di un mercato legale di contenuti audiovisivi informando, soprattutto i più giovani, sui rischi generati dalla pirateria. Liberalizzando i contenuti ed espandendo il mercato di riferimento, si arriverebbe così ad ottenere licenze di vendita e file multimediali a prezzi vantaggiosi che, coordinati da un miglioramento della qualità dei sistemi m-payment, favorirebbero non solo le transazioni online di pagamento, ma anche la promozione di forme sperimentali di consumo legale.
Le nuove disposizioni, che verranno discusse nei prossimi 60 giorni, si ispirano al “Notice and take down” della normativa americana la quale prevede che i detentori dei diritti su un file avvertano il gestore della piattaforma affinché rimuova il contenuto dal sito internet.
Qualora questo non venisse rimosso entro 48 ore, si procederà alla segnalazione del sito all’Autorità garante che, dopo una verifica delle parti, ne ordinerà la rimozione immediata.
Nel caso di siti contenenti esclusivamente materiale illegale afferente a server esteri, l’Agcom ha annunciato la disposizione di una lista di domini illegali da mettere a disposizione degli ISP (Internet Service Provider) e, nei casi più estremi, l’inibizione totale dell’IP.
Non contemplati quindi, i casi di sanzioni dirette ai consumatori, come avviene invece in Francia con la legge Hadopi II la quale prevede, dopo un massimo di tre ammonimenti, la disconnessione forzata dell’utente dalla rete internet. Una misura austera che, a quanto dimostrato da uno studio condotto lo scorso marzo dall’Università di Rennes, non ha comunque reso gli esiti sperati: sarebbe infatti aumentata la percentuale di coloro i quali scaricano file illegali dal web, constatato che ben il 60% degli utenti decide, dopo i famosi avvertimenti, di cambiare software per aggirare i controlli.
Sanzioni simili a quelle francesi sono contenute anche nella normativa di riferimento britannica la quale, dopo l’approvazione del Digital Economy Bill e il completamento dei Digital Britain White Papers, prevede la collaborazione tra ISP e OfCom (l’authority britannica delle comunicazioni), nella lotta contro la pirateria con l’arma, anche in questo caso, della disconnessione forzata dopo una serie di richiami indirizzati ai più recidivi.
Equilibri difficili da stabilire, dunque, soprattutto se si considera che sui piatti della bilancia abbiamo da un lato migliaia di aziende che vedono diminuire i loro introiti a causa della pirateria informatica e del mercato online di prodotti contraffatti, dall’altra società di ICT e contenuti digitali con un fatturato che, solo in Italia, supera i 200 miliardi di euro e che si battono affinché non vi siano ostacoli all’accessibilità e alla gratuità dei servizi in rete.
Sarà mai internet quel grande mercato globale tanto auspicato in grado di mettere d’accordo tutti i vari soggetti e livelli della filiera produttiva digitale?