Intervista ad Ilenia Gamberini – Amministrazione rapporti esterni associazione culturale La Pillola (Bologna)

Siamo giunti alla quinta edizione dell’École del Rusco, evento artistico promosso dall’associazione culturale La Pillola, di cui Lei fa parte, che si è concluso proprio qualche settimana fa, durante il periodo natalizio. Cambia il “quando” e cambia anche il “come”, ma non l’obiettivo: ci può descrivere come si è strutturata l’edizione 2010 e quali sono state le principali novità apportate?
L’École del Rusco è una manifestazione artistica con una base espressamente rivolta alla sostenibilità e all’ottimizzazione delle risorse (decrescita sostenibile). I suoi obiettivi principali sono la sensibilizzazione e l’educazione della cittadinanza rispetto a questi concetti. Lo strumento per ottenere questi risultati è da sempre l’arte, considerata come linguaggio universale in grado di raggiungere le più diverse soggettività; la forma attraverso la quale realizzare il format è mutevole e dinamica, mai uguale a se stessa, sempre originale ed innovativa, nella convinzione che una manifestazione che voglia mantenersi contemporanea abbia la necessità di essere dinamica nella sua struttura, stabile negli intenti e forte nei contenuti. L’École del Rusco è ancora una volta “scuola”, ma, se nelle sue prime quattro edizioni ha prevalso il ruolo e la funzione di attivo insegnamento, ora le parti si invertono e L’École del Rusco si propone di imparare, divenire “studente” per portare, infine, il risultato della sua ricerca alla cittadinanza, recuperando così il suo ruolo di scuola che insegna in un momento ultimo della manifestazione. L’oggetto di indagine proviene da un’analisi della propria essenza. L’École del Rusco, come detto, diffonde e stimola riflessioni sulle “buone pratiche” legate alla sostenibilità, alla decrescita sostenibile e all’ottimizzazione delle risorse. Nella quinta edizione sono stati questi quindi i fuochi della nostra ricerca, praticamente tradotti in azioni, modi di vivere, realtà concrete che da essi derivano. Ecco quindi la novità di questa École del Rusco. Un viaggio, un viaggio – all’insegna dell’ottimizzazione delle risorse e della riduzione degli sprechi – alla volta di quelle realtà che possano mostrarci quali sono i risultati di una “buona pratica” che si consolida e pienamente si integra nella vita di una comunità/società.

L’edizione appena conclusasi, come ha appena affermato, è il frutto di un viaggio di ricerca, un percorso tra le eccellenze sostenibili che il territorio europeo offre. Ci può raccontare quali sono state le “buone pratiche” europee divenute i punti di riferimento per l’edizione 2010?
Dalla considerazione che in Europa esistano numerose realtà che possono rappresentare modelli sostenibili, nel collettivo La Pillola ha cominciato ad originarsi un pensiero: volevamo entrare in contatto con queste realtà, volevamo conoscerle. Per farlo abbiamo studiato un anno viaggiando in rete alla scoperta di nuove strade realmente percorribili e fattivamente realizzabili se unanimemente condivise. Un viaggio di ricerca, un percorso tra le eccellenze sostenibili che il territorio europeo è in grado di offrire: il fine ultimo dell’École sarebbe stato quello di raccogliere esperienze e virtuosità in un dossier. Per dare tangibilità alla virtualità abbiamo scelto di mettere il nostro viaggio nelle mani di un illustratore, trasporre i chilometri di asfalto in linee disegnate su carta, prestare i nostri volti e donare i nostri pensieri per animare silhouette stilizzate. L’École del Rusco 2010 è diventata una graphic novel realizzata da Alessandro Giorgini, nel solco della grande tradizione illustrativa bolognese, da Magnus e Bonvi a Pazienza e Scòzzari, fino alla consacrazione della città con il successo internazionale del festival BilBolBul. Un prodotto editoriale, impreziosito da interventi di personalità di rilievo che hanno creduto da sempre nell’L’École del Rusco: Andrea Segrè, Julia Draganovic e Claudia Löffelholz, Fabrizio Lollini, Elisabetta Fabbri, Stefano Schmidt. Queste “buone pratiche” sono concretizzate in una serie di specifiche tematiche che L’École del Rusco ritiene centrali nell’ambito della sostenibilità. Dal coworking al cohousing, da distretti virtuosi in cui gli scarti di uno divengono le risorse dell’altro a progetti di mobilità alternativa. L’École del Rusco ha studiato sei centri europei in grado di offrire un’eccellenza nell’ambito di un concetto allargato di sostenibilità. Germania, Danimarca, Norvegia, Svezia e Olanda sono i Paesi coinvolti, le città selezionate ospitano realtà virtuose che sono state indicizzate in tematiche particolari. I sei temi proposti sono stati: l’eccellenza urbanistica nel distretto abitativo di Vauban, gli spazi di lavoro condivisi a Berlino, gli stili di vita sostenibili  a Copenhagen, i cohousing di Stoccolma, il distretto creativo di Asterdam e l’impianto Osmotic Power di Oslo. Condivisione, ottimizzazione, sostenibilità, viaggiano a braccetto in molti campi della nostra quotidianità. Dal lavoro all’abitare, dalla mobilità agli stili di vita i tre concetti entrano sempre in relazione tra loro: paralleli, conseguenti, accorpati, sono un optimum virtuoso che si pone come mezzo e come fine di una visione eticamente valida del nostro vivere comune.

Parliamo di “sostenibilità”, che rappresenta il principio ispiratore dell’evento e che quest’anno avete riletto in chiave diversa, come “processo di apprendimento”. Sensibilizzare ed educare grazie all’arte in maniera non convenzionale: nell’ottica di questo processo, quali sono, a vostro avviso, le maggiori difficoltà del contesto italiano e nello specifico, dell’area bolognese?
 L’attenzione alle tematiche toccate dall’École del Rusco è andata via via crescendo di anno in anno. Rispetto alle prime edizioni abbiamo riscontrato sempre meno resistenze e perplessità. L’educazione alla “sostenibilità” è diventata un valore spendibile sia per le aziende che ci supportano, sia per le istituzioni attente a trovare nuovi canali, come l’arte ad esempio, per sensibilizzare i cittadini. Grazie alla ricerca fatta quest’anno, ci siamo però resi conto di quanto sia ancora marginale l’approccio eco-friendly in Italia rispetto alle realtà nel nord Europa.

L’evento è patrocinato dalla Regione Emilia Romagna, dalla Provincia e dal Comune di Bologna GAER, realizzato grazie a Schmidt Consulting. In che termini è stata stabilita questa collaborazione tra i vari attori e che ruolo hanno giocato le istituzioni pubbliche, anche nel corso delle passate edizioni?
Come per tutti gli eventi realizzati, La Pillola cerca una proficua collaborazione tra imprese e istituzioni, cercando di coinvolgere i partner. Tante aziende si sono spese per permettere di realizzare la manifestazione, questa edizione è stata possibile grazie al contributo di  Schmidt Consulting. Per la nostra organizzazione è estremamente stimolante trovare imprenditori che si avvicinino alla nostra attività. Nelle Istituzioni, dal Comune di Bologna Settore Ambiente e Settore Cultura  alla Regione Emilia-Romagna, abbiamo trovato da sempre interlocutori attenti che ci hanno sempre fornito una capillare divulgazione dell’evento sul territorio,  supporto a volte economico a volte tecnico.

In ultima battuta, un commento a caldo sull’ultima edizione e, se possibile, qualche anticipazione sia sui progetti a cui state lavorando, che sull’edizione del 2011…
La ricerca effettuata ha toccato temi a noi cari e che in parte cerchiamo di mettere in pratica ogni giorno. La Pillola, promotrice de L’École del Rusco, è un contenitore di sperimentazione quotidiana che ruota attorno alla condivisione, alla sostenibilità e all’ottimizzazione delle risorse. L’École del Rusco non è il suo unico frutto, l’associazione è stata pioniera in Italia del coworking, l’ufficio condiviso di matrice statunitense, nato nel 2005 e diffusosi in Europa in maniera capillare prima di approdare nel nostro Paese, dove fino al 2008 non se ne era mai sentito parlare e grazie anche al lavoro de La Pillola è divenuto oggi una realtà concreta. Dal coworking, presto l’attenzione è passata al cohousing, altro fenomeno nato al di fuori dei confini nazionali che concentra il fulcro della condivisione sull’abitare. La Pillola ha iniziato a sviluppare una ricerca teorica sulle possibilità abitative di una simile soluzione inquadrata nell’ottica della pratica dell’autocostruzione anche attraverso il re-impiego di materiali utili. Sul piano della mobilità La Pillola si è mossa con un progetto di “mobilità alternativa” dal nome di B-City in cui si è sviluppata una ricerca sull’utilizzo della bicicletta nella città di Bologna, suggerendo interventi a livello urbanistico ed accorgimenti per i ciclisti per rendere Bologna un’effettiva Bycicle-City. Quelli qui citati sono solo alcuni esempi di “buone pratiche” tradotte in azioni che La Pillola ha indagato attraverso la sperimentazione e la realizzazione. Ma per ogni ambito considerato esistono realtà virtuose in grado di insegnare molto a tutti noi. Ciò che La Pillola ha provato in prima persona e in via sperimentale trova corrispondenze fortemente strutturate e consolidate in Europa.
L’edizione 2011? Ancora top secret..

Riferimenti:
www.lapillola.net
www.ecoledelrusco.net