Un dato interessante emerge dal Rapporto 2011 sull’arte moderna e contemporanea realizzato dall’Osservatorio sul Mercato dei Beni Artistici Nomisma e presentato il 31 gennaio a Bologna durante l’evento ArteFiera. Si tratta di una lieve crescita del comparto che nel 2010 ha movimentato un giro d’affari di quasi 158 milioni di euro, circa il 2,7% in più rispetto allo stesso dato del 2009, anno in cui si registrò un calo astronomico del 60%.
Nel primo semestre del 2010, periodo analizzato nella ricerca, si evince infatti una predominanza degli acquisiti d’arte nelle gallerie con una sostanziale ripresa degli acquisti nelle case d’aste che si sono rivelate luoghi d’investimento adeguati in un contesto caratterizzato da una crisi economica galoppante. Le principali regioni italiane nelle quali si sono registrate vendite sostanziose di opere d’arte sono state Lombardia, Veneto e Piemonte (77,13% sul totale degli scambi) mentre drammatica appare, negli ultimi anni, la situazione di Basilicata, Calabria, Umbria e Sardegna in cui praticamente non vi è stata neppure un’operazione di vendita di opere d’arte moderne e contemporanee.
Tra i possibili asset d’investimento, l’arte sta mostrando buoni risultati, non paragonabili ancora al settore immobiliare o agli investimenti in oro, che continuano a rappresentare la scelta prediletta dalla maggioranza della popolazione italiana, ma che comunque supera la quota dell’investimento in azioni. Investire in opere d’arte è quindi redditizio? Sembrerebbe proprio di sì, a patto naturalmente di saper scegliere su cosa investire e in che momento. Non a caso, grandi aziende e gruppi bancari si dotano sempre più spesso di consulenti esperti in grado di guidare la scelta di acquisto di opere d’arte, garantendo così rendimenti finanziari bilanciati ai livelli di rischio del mercato.
Ad esempio, se nel 2006 avessimo investito 1 euro in un’opera d’arte contemporanea, avremmo oggi un rendimento di 1,04 euro (+0,4 euro), 0,82 euro se avessimo investito in un’opera d’arte moderna, 1,14 euro su opere d’arte compravendute sul mercato internazionale (scambi), 0,60 euro sul mercato borsistico italiano, 0,98 euro su quello statunitense, 1,02 euro sul mercato immobiliare, raggiungendo il picco massimo di rendimento con i 2,30 euro per investimenti nell’oro.
Risultati importanti che mostrano come la crisi, abbia sì intaccato il mercato dell’arte (si vedano al proposito le alte flessioni percentuali del 2009), che però ha comunque saputo reagire, così come dimostrato dai dati che indicano un incremento del “grande collezionismo”, ovvero della compravendita di opere del valore superiore ai 20mila euro. In quest’area troviamo le performance finanziarie dei grandi autori italiani come Lucio Fontana, Alighiero Boetti e Mario Schifano che si attestano come i tre artisti più venduti nelle case d’asta italiane, mentre Igor Mitoraj, Mimmo Rotella e Antonio Zoram Music, sono i più acquistati nelle gallerie d’arte.
I collezionisti nel frattempo aumentano e non solo tra gli operatori e i professionisti del campo. In crescita infatti, il numero di chi colleziona per puro piacere e investimento, dotandosi di opere d’arte di grande prestigio che permettono rendimenti fruttiferi a lungo termine.
Tuttavia come messo in evidenza dal rapporto Nomisma 2011 il mercato italiano dell’arte risulta essere “ancora sottile e frammentario, soprattutto se si pensa alla dimensione economica raggiunta dalle transazioni” – stimata in poco più di 1 miliardo di euro- “rispetto ad altri settori dell’economia italiana (l’immobiliare, per esempio, vale circa 110 miliardi di euro annui)”. Un risultato che risente della rilevante quota di scambi sommersi e che potrebbe essere migliorato catturando l’attenzione di nuovi investitori e collezionisti, puntando magari su eventi di richiamo internazionale come ArteFiera, divenuta ormai un punto di riferimento per il moderno e il contemporaneo in Italia.