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Può un piccolo blog , schierato politicamente e astro nascente nell’immensità celeste della blogosfera statunitense diventare un progetto editoriale milionario, tanto da essere appetibile per uno dei maggiori colossi della comunicazione degli USA? Se fino a ieri non credevate nelle favole a lieto fine, è arrivato il momento di cambiare opinione. Alla mezzanotte del 6 febbraio 2011, infatti, la società statunitense Aol (America On Line), provider internet oggi detentrice di una grande quantità di portali, blog e siti d’informazione specializzati, ha acquistato per ben 315 milioni di dollari (300 milioni contanti e 15 milioni in azioni) il blog aggregatore di notizie The Huffington Post.
Fondato nel 2006 da Arianna Huffington e Kenneth Lerer, il sito è stato classificato come blog più potente del mondo nel 2008, ottenendo inoltre premi e riconoscimenti come miglior blog politico in rete, classificandosi al secondo posto tra i 25 migliori blog del mondo secondo il Time Magazine nel 2009.
Un toccasana per Aol, azienda nata nel 1983, in crisi già da qualche anno e costretta nei mesi scorsi a tagliare oltre 2.500 posti di lavoro: dopo la separazione da Time Warner, avvenuta nel 2009, infatti, l’azienda non è riuscita a scalzare la crisi che oggi affronta con un riposizionamento sul mercato e una sfida editoriale aperta, alleandosi ad uno dei giganti del web che ha fatto del suo carattere social una delle armi vincenti che in molti hanno ripreso, tanto da far impaurire colossi dell’informazione statunitense come il New York Times. The Huffigton Post, infatti, deve gran parte della sua popolarità al citizen journalism e alla partecipazione diretta dei cittadini che trovano nel sito spazio di condivisione e di confronto. Come dichiarato da Tim Armstrong, CEO di Aol “L’acquisizione darà nuova vita alla società, che investe nel futuro digitale combinando contenuti e social network.”
I numeri raggiunti dal sito di Arianna Huffington, che rimarrà redattore capo e diverrà executive Aol, sono infatti paragonabili solo a quelli dei motori di ricerca e dei grandi social network, fatto che naturalmente attribuisce al sito un valore ancora più alto se si considera The Huffington Post come l’unico blog di informazione al mondo a poter vantare circa 25 milioni e mezzo di utenti unici al mese.
Grazie all’alleanza con Aol, si prevede ora un aumento di flussi che arriverebbe a toccare nei prossimi mesi i 117 milioni di utenti unici nei soli Stati Uniti, vale a dire circa 60 milioni di dollari di profitto dopo i 30 milioni di quest’anno.
“It’s a merger of vision”, una fusione di visioni, come scrive il giorno dopo l’accordo la Huffington sul blog. Una fusione di visioni strategica nel comparto media dopo che, appena due settimane fa, anche Rupert Murdoch ha fatto il suo ingresso in campo con il lancio ufficiale del suo The Daily per Ipad.
Monetizzare, per un sito internet d’informazione è cosa assai difficile: la parte di giornalismo investigativo portato avanti dall’Huffington Post ha un prezzo, così come i suoi giornalisti. La pubblicità paga ma arriva a coprire a malapena i costi di gestione e questa acquisizione milionaria tra due brand conosciuti e riconosciuti, crea benchmark per altre operazioni simili di M&A (Merger and Acquisition). Ma sarà veramente tutto rose e fiori? Aol, che fino a questo momento chiedeva ai suoi giornalisti di appiattire il linguaggio per favorire un migliore posizionamento sui motori di ricerca, saprà sposarsi con i testi più innovativi e assai meno riconducibili alle tecniche SEO del Post? E i giornalisti, circa quattromila, che fino ad oggi collaboravano gratuitamente con il blog, saranno disposti a intervenire for free su un blog che prevede, ora più di prima, profitti milionari?
La Borsa americana, scettica sull’operazione, ha infatti registrato un calo di un ulteriore 3% sulle azioni Aol nonostante tutti plaudano al successo dell’operazione. Un nuovo American Dream che trova diffidenti alcuni ma fiduciosi molti altri.