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Dopo un lungo lavoro di recupero e ristrutturazione durato dieci anni, è tornato alla luce lo scorso ottobre il Forte Malatesta, piccolo gioello architettonico di origine medievale ad Ascoli Piceno.
Chiuso nel 1978, i lavori sono iniziati nel 2000 ad opera della Sovrintendenza ai Beni Culturali della Regione Marche, per proseguire fino al 2010, ad eccezione dell’apertura straordinaria del 2009 in occasione della giornata del FAI.
La sua storia vede diverse fasi, durante le quali è stata più volte modificata la funzione del luogo. Sorge nel 1349 appena fuori dal centro storico, lungo il fiume Castellano, per volontà di Galeotto Malatesta che volle la Rocca dove, secondo la tradizone, si trovava un sito termale. Ai principi del Cinquecento, sui resti della fortezza venne innalzata la Chiesa della Madonna del Lago e, nel 1540 papa Paolo III Farnese chiamò l’architetto Antonio da Sangallo il Giovane per avviare la costruzione di una nuova Rocca che fuse insieme le strutture preesistenti. L’architetto toscano fece della chiesa a pianta dodecagonale il fulcro centrale della nuova struttura, alla quale applicò due corpi di fabbrica laterali che come ali di gabbiano, proteggono a nord e a sud l’imponente mastio. L’aspetto attuale è dovuto alle trasformazioni apportate nel corso del XVII secolo e all’adattamento prima a caserma, poi a carcere giudiziario dal 1828 al 1978 (la struttura sangallesca raggiungeva probabilmente un livello più basso rispetto a quello attuale).
Ora, gli spazi di proprietà comunale, vengono utilizzati come struttura museale polivalente: sala conferenze al primo livello; una parte destinata alle esposizioni temporanee; l’ultimo livello ospiterà il Museo Stabile dell’Alto Medioevo, ancora in fase di organizzazione.
L’approvazione nel 1998 del finanziamento con i fondi provenienti dal Gioco del Lotto, ha spinto l’amministrazione comunale a ricercare un’ambientazione adatta per ospitare gli Ori di Castel Trosino, preziosi manufatti di oreficeria risalenti alle necropoli longobarda rinvenuta nel corso del XIX Secolo. La messa in luce in corso d’opera di ambienti precedentemente sconosciuti hanno costretto ad una nuova progettazione dell’intervento di restauro dell’edificio che è stato definitivamente strutturato su quattro livelli, e la Sala degli Ori andrà a costituire il fulcro centrale del Museo Stabile.
Nell’attesa della grande apertura del Museo, il Forte Malatesta ha aperto i battenti con due esposizioni d’arte contemporanea: “Astrattismo Italiano, Capolavori della Collezione Fiocchi” (a cura di Armando Ginesi) ancora in mostra fino al 6 marzo; “Ascoli, Cuore di Travertino” personale del fotografo italo spagnolo Ignacio Maria Coccia, terminata lo scorso 15 febbraio. Se la seconda ha raccolto 35 fotografie realizzate per presentare Ascoli Piceno alla candidatura di sito dell’UNESCO, come patrimonio dell’umanità, la prima vuole celebrare una importante personalità della città, grande collezionista e mecenate: Serafino Fiocchi. Una selezione di 230 opere di grafica, pittura e scultura delle circa cinquecento complessive del genere astratto appartenenti alla corposissima collezione, accompagnano i visitatori lungo le scalinate, gli stretti corridoi e le piccole salette interne alla Rocca. Non avvalendosi dei consigli di critici e galleristi, Fiocchi ha creato una collezione eclettica che abbraccia tutto il XX secolo e accoglie artisti italiani, dai principali esponenti delle avanguardie storiche, ai grandi artisti degli ultimi decenni, fino alle personalità di maggiore spicco locale: Balla, Burri, Fontana, Mirò, Capogrossi, Accardi, Beyus, Sol Lewitt, Licini, Vedova, Masson accanto a Tullio Pericoli, Sandro Trotti, Giuliano Giuliani.
La città di Ascoli Piceno, dunque, si è finalmente riappropriata di un monumento singolare nel suo genere ed unico in tutta la produzione di Antonio da Sangallo il Giovane. Un momumento che ha seguito la storia della città da oltre sette secoli e ne conserva i segni e i cambiamenti stratificati nelle strutture stesse della fortificazione.