Si rimane stupiti, a volte, constatando che nonostante i progressi tecnologici e le ultime innovazioni, è la natura, sempre e solo la natura, ad avere la meglio. Forti e impietose, le stragi naturali stressano l’individuo ponendolo di fronte alla triste evidenza che tutto può finire e tutto può cambiare. Succede al Giappone in queste ore su cui tanto si è detto e tanto si è discusso. Le questioni sollevate da più parti hanno riguardato e riguardano ancora la forza del terremoto, tale da generare uno tsunami di dimensioni colossali e, ora più che mai, un disastro nucleare che muterà radicalmente la geografia e gli equilibri interni del paese nipponico.
50 volontari sono in queste ore impegnati nella tragica impresa di ripristinare una temperatura accettabile all’interno dei reattori nucleari di Fukushima le cui esplosioni, provocate dall’innalzamento della temperatura interna e dalle lesioni al nocciolo della struttura, producono fuoriuscite di radiazioni nucleari pericolose per la salute.

Migliaia di giapponesi sono ora in fila per evacuare le zone a rischio. Verranno trasportati altrove, al riparo dalla nube tossica che le piogge di queste ore stanno violentemente portando a terra con danni potenziali ancora maggiori: se le particelle radioattive presenti nell’atmosfera dovessero raggiungere il suolo, infatti, la contaminazione sarebbe totale. Gli impianti idrici e le falde acquifere non potrebbero più essere utilizzate e l’agricoltura dovrebbe cessare immediatamente la sua produzione per evitare di contagiare persone anche fuori dal raggio infetto. Nel frattempo, l’economia trema, la Borsa di Tokyo, dopo due giorni di picchiata, ha ripreso lentamente la sua attività, facendo registrare un incremento di circa 6 punti percentuali. Ma le industrie sono ferme, il mercato tecnologico, che è quello che riguarda il maggior numero di esportazioni, bloccato. Il turismo, anch’esso, completamente paralizzato con danni che si fanno sentire non solo in loco con l’impossibilità di accogliere turisti stranieri, ma in tutto il mondo, dato che il turismo giapponese è quello che da solo fa registrare un numero di presenze elevatissimo in numerosi paesi occidentali. Anche l’Italia, si è detta preoccupata delle ripercussioni che questo blocco turistico potrebbe avere nel medio-lungo termine: “perdere una componente di traffico comunque significativa in entrata e in uscita, ha spiegato Roberto Corbella, presidente di Astoi, compreso il turismo di affari, interrompere questo per qualche mese, comporterebbe dei danni molto significativi”.

Ma ciò che scuote maggiormente gli animi, non solo giapponesi ma di tutto il mondo, è appunto la catastrofe nucleare che riporta alla memoria la tragica vicenda di Cernobyl con le sue pericolose conseguenze. L’UE, che si è detta pronta ad una riflessione approfondita sul tema, ha ordinato degli stress test per tutte le centrali nucleari su territorio europeo mentre il primo ministro tedesco, Angela Merkel, ha provveduto a far cessare l’attività nucleare nelle centrali più vecchie, quelle di prima generazione. E l’Italia, che nel febbraio 2009, ha stipulato con la Francia il “Protocollo di accordo sulla materia di cooperazione nel settore dell’energia nucleare” affinché ENEL e EDF (Electricitè de France) collaborino alla costruzione di impianti nucleari di quarta generazione, ora si spacca in due. Gli italiani, infatti, che nel referendum 1987, ancora scossi dal disastro di Cernobyl che si era verificato nell’aprile dell’anno precedente, votarono contro l’energia dell’atomo favorendo la denuclearizzazione di molti comuni, avevano con il tempo maturato più confidenza con il settore, aprendo anche a possibili ripensamenti.
Ma ora la questione fa di nuovo discutere: ravvivata la memoria del disastro, gli italiani, in alcuni dei sondaggi più recenti, si mostrano restii all’utilizzo del nucleare pur consapevoli che le centrali esistono oggi in gran parte dei paesi più ricchi. La sfiducia nelle istituzioni italiane ritenute non idonee alla gestione di un settore così ad alto rischio, unita alla cosiddetta sindrome Nimby di coloro che, anche se favorevoli al nucleare non lo vorrebbero certo vicino casa propria, mantengono alto il dibattito in vista anche del prossimo referendum del 12 e 13 giugno a cui, oltre alla privatizzazione dell’acqua e alla riforma costituzionale della Giustizia, saremo chiamati ad esprimere il nostro consenso alla costruzione, entro il 2020, di centrali nucleari su suolo italiano.

Un Paese ricco di sole, di acqua, di vento, di moto ondoso, potrebbe sicuramente investire nelle energie rinnovabili, disincentivate oggi nonostante i riscontri positivi ottenuti finora: oltre 14 miliardi di euro movimentati negli ultimi anni, l’1% del Pil, lavoro concreto per decine di migliaia di ragazzi e ragazze in tutta Italia, oltre il 20% di energia elettrica prodotta con le rinnovabili, sono le cifre citate da Domenico Belli, responsabile campagna Energia e Clima. Numeri che di certo non favoriscono gli affari delle grandi lobby energetiche ma che ci inducono a pensare che un maggiore sfruttamento delle energie rinnovabili è possibile. Abbiamo dunque davvero bisogno del nucleare o forzatamente dovremmo allinearci alle scelte fatte dai maggiori paesi occidentali? Angelo Panebianco in un riflessivo editoriale sul Corriere della Sera di oggi sostiene ad esempio come la dipendenza fossile da paesi altamente instabili politicamente, caratterizzati da regimi totalitari incontrollabili e ingestibili, sia forse più dannosa del nucleare. Cosa accadrebbe, si chiede, se dovesse scoppiare una guerra in Medio Oriente rendendo indisponibile gran parte del petrolio importato? Siamo intrappolati in una morsa dunque: il rischio zero non esiste ed è paradossale dover in qualche modo scegliere se “morire indipendenti” o “farsi uccidere dai nemici”.
La terza via, quella ecologica, non sembra piacere a tanti. Forse perché non sarebbe solo lo Stato ad essere indipendente da altri paesi, ma anche gli stessi cittadini indipendenti dallo Stato. Situazione altamente scongiurata: lo Stato, si sa, è come il medico che cura il paziente ed in fondo, non può mica farlo guarire del tutto…