Le dimissioni di Andrea Carandini stimolano una serie di riflessioni. Intanto il suo grido di dolore non può rimanere senza ascolto. E poi per gli uomini di cultura e gli uomini di buona volontà sono tutti segnali di grande disagio. Di abbandono. Oggi il mondo della cultura è appeso ad una promessa di Tremonti. In pratica si porge la mano per chiedere in maniera caritatevole ciò che si ha in se. Questo è mortificante. L’immagine è quella di un Italia senza il Verde del paesaggio e della speranza. Bianca come un libro senza caratteri e contenuti. Rosso come l’imbarazzo e vergogna.
“Se la nave fosse stata colpita da un nemico – scrive Carandini – rimarrei sulla tolda per dare man forte ai funzionari dediti al bene comune, ma qui è una parte rilevante della Repubblica che affonda se medesima nella qualità ed identità delle nostre vite. Per evitare questa auto-distruzione varrebbe la pena di scegliere, con più fatica e cura, dove premiare e dove tagliare più a fondo, prendendo ad esempio di mira i costi immani della politica, da tutti denunciati ma da nessuno limitati, per salvare un patrimonio di storia e di arte, grazie a una somma contenuta e a un manipolo di assunzioni urgenti”.
Quella di Carandini non è una lettera qualsiasi. E’ la lettera che ciascun uomo di cultura avrebbe voluto scrivere. Diversa dai Cahiers de doléances messi dentro ad un fascicolo dimenticato. Le Voci della Cultura sono state tagliate. La cultura non ha più voce in capitolo, per dirla in termini finanziari. Siamo tutti Muti e non ci riferiamo certamente al Direttore di un’Orchestra senza strumenti.
Tra qualche giorno, almeno che le stagioni non seguano il corso delle cose, sarà Primavera. La Primavera è direttamente connessa al mondo delle arti. E’ il risveglio.
Oggi il terreno culturale ha la caratteristica di essere secco, arido, pieno di crepe. Non si vedono fili d’erba. Manca l’acqua. Non cresce più nulla. Non c’è sviluppo. Manca la vita. E’ necessario un Rinverdimento. Metaforicamente un Ministro dell’Agricoltura sarebbe il Ministro più adeguato per essere un nuovo Ministro della Cultura
Un “Consiglio Superiore”… E se si provasse con lo stesso Carandini? Oggi sarebbe davvero il Ministro di tutti.
Per il nostro bene, per i nostri Beni.

L’articolo è stato redatto con la collaborazione di Marianna Scibetta

Foto: Roberto Mangosi