Il paesaggio sonoro del Novecento
“Il rumore è entrato progressivamente nella nostra vita abituandoci ad un paesaggio sonoro che – per certi versi – ci affascina.” È questa la considerazione che ha mosso Stefano Pivato alla stesura de “Il Secolo del Rumore”, un saggio che si propone di riflettere appunto su come il rumore sia diventato in qualche modo e inconsciamente, parte della nostra vita. Partendo dalle analisi di Jacques Attali, secondo il quale il mondo non si osserva bensì si ascolta, l’autore ci guida in un cammino storico-letterario che ripercorre poesie, dipinti, opere cinematografiche e creative in cui protagonista è proprio il sonoro, quel rumore di fondo tipico di particolari location che serve ad attivare una serie di sensazioni, ricordi, stati d’animo. Eppure, nota Pivato, non per tutti il rumore è visto come prerogativa fondante la nostra società. Per la Chiesa cattolica, ad esempio, tutt’oggi il rumore è qualcosa di sinistro da scongiurare per fare in modo che a dominare sia il ritiro spirituale silenzioso così come Cristo insegnò nella sua vita meditativa perlopiù solitaria.
Tra i vari tipi di silenzi classificabili, l’autore ne distingue alcuni come il silenzio di genere, quello delle donne per cui una delle virtù fondamentali del passato era quella di “saper tacere”, o il silenzio borghese che si oppone al rumore proletario.
Ma sarà il Novecento a decretare ineluttabilmente il passaggio dal’epoca del silenzio a quella del rumore: le fabbriche e le rotative che si sostituiscono ai lavori artigianali pervadono con il loro rumore anche gli ambienti che fino a quel momento ne erano stati risparmiati. Nascono nuove dinamiche di lavoro ma anche nuove problematiche legate all’affiorare di malattie relative all’udito (si veda al proposito la “sordità dei calderai”) che non erano causate solo dall’ambiente professionale ma anche dagli spazi urbani che andavano via via modificandosi. Con la diffusione dei motori viene chiesto infatti agli enti locali di sostituire le pietre con asfalti lisci e più silenziosi che limitavano l’esposizione dell’orecchio ai rumori assordanti della strada.
In pittura tutto questo si tradurrà nel Futurismo, un’arte che dispregiava il piatto silenzio per esaltare il mito della velocità e del chiasso creativo. Abbiamo così rumori rossi, verdi e rosa, rumori arancioni e neri che vengono descritti da Filippo Tommaso Marinetti con “putipù, scevaitasse e triccaballacche” . Allo stesso modo, neppure la musica sarà scevra di questo fenomeno dovendo evocare musicalmente la nuova civiltà delle macchine.
I capitoli centrali del libro vengono invece dedicati al rumore della politica e a quello della guerra. Nel primo caso prendendo ad esempio il divieto imposto durante la Rivoluzione Francese di suonare le campane: le bande e le fanfare napoleoniche dovevano infatti sostituire il suono religioso con quello laico del potere politico e lunghe diatribe seguirono alla decisione, che venne poi a smorzarsi con gli anni, sempre cadenzata da vicissitudini politiche internazionali. I comizi, inoltre, rappresentano anch’essi tentativi di “far rumore”, di alzare la voce per far sentire le proprie idee seguiti poi da fischi, applausi, cori ecc..tutti amplificati inoltre da un nuovo strumento potentissimo: il microfono.
E poi c’è la guerra: è il rumore dei conflitti a segnare più profondamente gli animi umani. Rumore di armi, di bombe, di grida che rimangono ancorate alla memoria e rivaleggiano con i rumori del mondo che passano in secondo piano. Gli psicologi incaricati di seguire le patologie dei soldati rientrati dai conflitti armati adducono come causa dei principali squilibri, l’assenza di rumore a cui si è costretti tornando a casa.
Si conclude con il rumore del sorpasso, dei motori rombanti e dei clacson impazziti protagonisti non solo delle nostre metropoli ma anche dello sport. Lo stress indotto dai rumori è oggi in continuo aumento e proprio per questo migliaia di cittadini hanno cominciato a ribellarsi affinché la nostra società non sia sopraffatta da suoni che potrebbero minacciare la nostra salute.

Il secolo del rumore
Il paesagio sonoro nel Novecento
Stefano Pivato
Il Mulino, €14,00
ISBN 978-88-15-14659-5