Pensando al Medio Oriente spesso le informazioni in possesso sono vaghe e confuse. Non c’è da stupirsi dal momento che il territorio è vasto, abitato da popolazioni molto diverse tra loro e teatro di importanti scontri negli ultimi decenni. Di recente però sempre più spesso lo si associa all’arte contemporanea: Dubai ed Abu Dhabi sono i nomi più ricorrenti nel campo dell’arte, ma allora forse il termine Medio Oriente risulta poco rappresentativo e fuorviante. E’ necessario guardare alle realtà nazionali per un’idea più accurata della vera situazione dell’arte in queste zone.
Girovagando per la Giordania su improbabili mezzi di trasporto pubblici, si possono raggiungere moltissimi luoghi di interesse storico, artistico e culturale: primo fra tutti naturalmente Petra, patrimonio dell’ umanità dell’Unesco dal 1985 e riconosciuta come una delle nuove sette meraviglie del mondo, seguita poi da Jerash, importante sito archeologico risalente al IV secolo a.C., ed infine i castelli degli Omayyadi. Per trovare traccia di una qualsiasi produzione contemporanea ci si deve però recare ad Amman, la capitale, che ospita diverse gallerie di arte contemporanea tra cui le più attive sono Orient Gallery, Zara Center, Blue Fig, Makan, Nabad e Darat Al Funun. Non è comunque presente alcun museo dedicato esclusivamente all’arte contemporanea.
Grazie ad una contatto locale ho la fortuna di passare qualche ora al Cafè de Paris, che si trova nelle vicinanze del centro antico di Amman, con Bader Mahsneh, un artista di trentaquattro anni originario di un villaggio nei pressi di Irbid, la terza città della Giordania, situata a Nord-Ovest vicino al confine con la Siria. Bader è ormai un artista affermato a livello nazionale, ma mi racconta come non sia stato facile iniziare la carriera da artista. Proveniente da una famiglia religiosa e particolarmente conservatrice, nonostante sin da piccolo fosse interessato al mondo dell’arte, fu costretto a seguire i corsi presso la Facoltaà di Giurisprudenza ad Irbid poiché,secondo i genitori l’arte poteva al massimo essere vista come un hobby. La sua fortuna fu quella di avere la facoltà di Architettura proprio di fronte quella di Arte, dove in realtà passava la maggior parte del tempo. Lì seguì i corsi di storia dell’arte ed apprese anche le diverse tecniche, grazie ai corsi di pittura, scultura ecc.
Una volta terminati gli studi Bader scelse di fare dell’arte il suo lavoro; incoraggiato dalla professoressa italiana di pittura e da un ricco francese amante dell’ arte, si trasferì ad Amman, affittò una stanza che diventò il suo primo studio ed iniziò a scoprirsi come artista. La decisione non fu semplice: in Giordania, racconta, l’arte è tuttora vista principalmente come un hobby ed è difficile pensare che qualcuno possa mantenersi “semplicemente” lavorando come artista;
Dopo diversi anni all’attivo Bader è ora uno degli artisti più conosciuti nel suo Paese. Mi svela come le prime opere venivano acquistate a circa 20/30 JD (che corrispondono all’incirca a 20/30 euro), mentre ora hanno raggiunto il valore di 20.000 JD. Qual è il suo segreto? Lo studio del sè, e di nuove tecniche espressive. Le sue creazioni esprimono le sue emozioni, sono una dimostrazione di ciò che accade dentro di lui.
Ma quali spazi occupa l’arte contemporanea in Giordania? Il tutto si concentra ad Amman. Premettiamo che il Paese in questione è grande poco più di un terzo dell’Italia, che per il 90% è occupato da zone aride e che la maggior parte della popolazione si concentra nella capitale, Aqaba (a 349 KM da Amman) e Irbid (85 Km). Amman ospita come anticipato precedentemente diverse gallerie d’arte. Nel 2010 si è anche svolta la seconda edizione della Sunny Art Fair, alla quale hanno partecipato i 10 maggiori galleristi del Paese. Il consiglio per tutti coloro che vogliono intraprendere la carriera di artisti è di trasferirsi nella capitale. Per chi fosse invece disposto ad espatriare una meta molto gettonata è il Libano, famoso in Medio Oriente per dare spazio alle sperimentazioni e unico Paese dove è effettivamente possibile vivere di arte.
I luoghi espositivi quindi non mancano e c’è un mercato dell’arte, è comunque difficile per un giovane artista iniziare a farsi conoscere ed affermarsi. Bader mi spiega che questo accade perché ci troviamo in un Paese che ancora necessita uno straniero per riconoscere i talenti locali. Da un lato gli artisti si dimostrano un po’ insicuri nelle loro doti e cercano un’approvazione che, visto il ruolo che occupa l’arte in Giordania, può solamente venire dal di fuori; dall’altro i collezionisti locali non sanno apprezzare il talento ma comprano solo le opere di coloro che hanno già una certa fama.
La svolta potrebbe avvenire in due modi: il primo è dalla strada, portando l’arte direttamente ai cittadini, coinvolgendoli e facendogli capire che non si tratta di qualcosa riservato solo agli artisti. In aggiunta si deve iniziare a lavorare con le scuole, agevolando i bambini a maturare un apprezzamento per l’arte.
Il Paese sta muovendo i primi passi nel settore, ma per incoraggiare la produzione ed il mercato è dunque necessario creare un pubblico: oltre alla creazione di spazi espositivi e centri culturali si deve innanzitutto investire sull’educazione. Non resta che tenere d’occhio l’evolversi delle politiche culturali e sperare che il potenziale, anche economico, degli  artisti giordani venga presto riconosciuto.