Skype in the classroom è una nuova piattaforma online dove insegnanti e studenti di tutto il mondo possono avere a disposizione un modo facile per incontrarsi, collaborare e condividere sistemi di apprendimento.
Il progetto mira a creare una comunità globale gratuita di insegnanti e studenti per favorire l’insegnamento condiviso. Ma come funziona questa nuova piattaforma? Per partecipare al progetto è necessario: iscriversi al sito http://education.skype.com effettuando il login con il proprio account skype, creare un profilo che descriva i propri interessi, il luogo in cui si insegna e l’eta dei propri alunni. Dopo questi primi step si può esplorare la directory per trovare progetti, insegnanti e risorse interessanti in base alle proprie attitudini o interessi. La piattaforma permette inoltre di individuare relatori a distanza, facilitare la condivisione di materiali didattici e di esperienze di vita in diretta. 
Ad esempio alcuni studenti di un istituto primario in North Dakota hanno mantenuto aperta una videochat con un soldato in Kosovo, facendo una sorta di gita virtuale. Lo scopo del progetto è quello di proporre nuove modalità che rendano l’apprendimento più coinvolgente e interattivo, catturando l’attenzione delle nuove generazioni di studenti ormai completamente immerse in un mondo fatto di social network e di realtà virtuali. Ma la forza di Skype in the classroom non è soltanto quella di fornire ai docenti nuove possibilità di insegnamento, ma anche di dare l’opportunità agli alunni di mettersi in contatto con altri coetanei di ogni angolo del mondo. Ad oggi la piattaforma conta già una comunità composta da più di 3.900 insegnanti, in 99 paesi.

Al momento sono una quindicina gli insegnanti italiani iscritti che cercano esperienze da condividere e tra le scuole presenti si trova anche la Bilingual European School di Milano. “Skype in the classroom è stato sviluppato per una comunità di persone che utilizza la tecnologia in modo creativo nella propria aula. Abbiamo ricevuto commenti positivi da parte degli insegnanti che si sono dimostrati pronti a sviluppare il sito per soddisfare le proprie esigenze ed aiutare i bambini in tutto il mondo”. A tal proposito, Skype sta pianificando una serie di interventi per migliorare alcune funzionalità del software.
Manca, al momento, un filtro per il fuso orario, un punto cruciale per collegarsi in videochat con le altri classi nel mondo. La piattaforma si è già prestata a diverse applicazioni di carattere sociale: ad esempio, in alcune realtà del Kansas, gli studenti che non possono recarsi a scuola hanno la possibilità di seguire le lezioni da casa. La nuova tecnologia viene incontro anche ai genitori che, sempre impegnati per motivi lavorativi, possono fissare incontri con i docenti tramite video conference. Inoltre, con un po’di fantasia, si potrebbero abbattere limiti fisici e geografici fino ad arrivare a proporre l’insegnamento nei Paesi afflitti da guerre e povertà, che non possono permettersi scuole “fisiche” dati i rischi o le difficoltà economiche. Rimane però da chiedersi se questa ultima frontiera legata alla metodologia didattica, che tanto ricorda l’idea di scuola aperta che aveva in mente lo scrittore e pedagogista Gianni Rodari, possa avere degli effetti collaterali.
Ormai i vari sistemi e-learning, con aule virtuali, chat, forum di discussione, interactive whiteboards, document repository e video conference, sono metodi comuni adottati da università e aziende per dare la possibilità ai loro iscritti di seguire corsi a distanza. Nella scuola dell’obbligo, l’uso estremo della piattaforma Skype in the classroom porterebbe a mettere in pratica le tanto aspirate e chiacchierate lezioni da casa. Ma tutto questo non farebbe venir meno il ruolo di socializzatore che dovrebbe avere l’istituzione scolastica? Un ruolo fondamentale che difficilmente potrebbe essere colmato da altri organismi o strutture.