Con lo stanziamento di circa un milione di euro,  l’Unicredit Foundation ha garantito il sostegno finanziario a due progetti volti alla riqualificazione di beni immobili confiscati alle mafie, progetti già inseriti nell’ambito di un bando indetto dalla Fondazione per il Sud (Bando per la valorizzazione e l’autosostenibilità dei beni confiscati alle mafie).
L’Unicredit Foundation ha infatti stanziato 450mila euro a favore della Cooperativa Libera-mente di Partinico (Pa), la quale attraverso il progetto “Le Farfalle. Coltivare e produrre la legalità” opererà su due immobili (un terreno agricolo e un fabbricato) che il Comune di Partinico ha a essa assegnato con un accordo di durata trentennale.
Al Consorzio Terre del Sole di Reggio Calabria, che raggruppa diversi enti già assegnatari di immobili confiscati, l’Unicredit Foundation ha destinato 500mila euro per la realizzazione del progetto “Giona. Un network di beni confiscati alle mafie: economie, sinergie e investimento lavorativo”, che interesserà alcuni fondi agricoli a Melito Porto Salvo e Maropati (Rc).
Il progetto della Cooperativa Libera-mente prevede la ristrutturazione di un edificio e la sua riconversione in magazzino e laboratorio atto alla lavorazione e al confezionamento di prodotti agroalimentari biologici, la cui filiera produttiva – dalla coltivazione alla vendita – verrà interamente gestita dalla cooperativa stessa. Accanto alle attività produttive, verranno elaborate iniziative finalizzate alla formazione professionale dei giovani nell’ambito della produzione agroalimentare.
Similmente a quanto avverrà a Partinico, il Consorzio Terre del Sole intende sviluppare attività  di produzione agricola e di inserimento lavorativo di giovani lavoratori italiani e stranieri.
Il progetto Giona prevede inoltre la realizzazione di un laboratorio di marketing per il consumo responsabile che si appoggerà a una degusteria di prodotti tipici.
Assieme al sostegno economico l’Unicredit Foundation assicurerà ai progetti un adeguato supporto nella gestione e nel monitoraggio delle attività attraverso consulenze manageriali qualificate.
L’iniziativa di Unicredit giunge in concomitanza con il quindicennale dell’approvazione della legge n.109 del 7 marzo 1996, inerente le disposizioni in materia di gestione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati. La norma, che impone il riutilizzo sociale dei beni sottratti alle organizzazioni criminali, giunse in Parlamento grazie al milione di firme raccolte dalla petizione popolare lanciata da Don Luigi Ciotti e dalla sua associazione Libera.
La legge 109 interessa tanto beni mobili, quanto aziende e beni immobili. Essa prevede che questi ultimi possano essere mantenuti come patrimonio dello Stato,  il quale può impiegarli per  finalità inerenti la giustizia, l’ordine pubblico, e la protezione civile, o che essi vengano assegnati ai Comuni, che li utilizzeranno per far fronte ai bisogni delle comunità locali, avendo sempre chiaro l’obiettivo dell’interesse collettivo della destinazione dei beni, e  potendo dunque assegnare gli stessi ad associazioni e cooperative.
Dal 1996 sono stati dunque confiscati 11.234 beni (dati aggiornati al 31 dicembre 2010) in tutto il territorio nazionale – con l’esclusione di Valle d’Aosta e Umbria – di cui 9.857 sono beni immobili. La Regione col maggior numero di beni confiscati è la Sicilia (il 45,3% del totale), seguita dalla Calabria (14,64%),  e dalla Campania (14,38%).
Con la legge n. 50 del 31 marzo 2010 è stata infine istituita l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, con sede a Reggio Calabria e a Roma, la quale  grazie alla sua autonomia organizzativa e contabile – sebbene sempre sotto la vigilanza del Ministero dell’Interno – garantisce una più efficiente attività di governo del patrimonio  sottratto alle mafie.
Quantunque lo scopo diretto delle confische sia dunque quello di azzerare le risorse economiche delle organizzazioni mafiose, il risvolto più interessante dell’azione di incameramento dei beni è il “risarcimento” che lo Stato assicura alle comunità interessate, restituendo loro quanto sottratto non solo in termini di immobilizzazioni patrimoniali ed aziendali, ma anche in senso occupazionale, specialmente in quei contesti in cui risulta difficile svolgere attività lavorative senza entrare in contatto con situazioni in cui la legalità è compromessa.
Reinserendo i beni nel tessuto produttivo, lo Stato fornisce ai cittadini nuovi mezzi per incrementare la ricchezza locale, e l’auspicio è quello che la legge 109 continui ad operare come strumento vincente non solo nel contrastare la mafia, ma anche nel sostenere la crescita economica e la solidarietà sociale in Italia.