See-Saw: questo il progetto dal carattere situazionista e fortemente provocatorio, concepito da Riccardo Natili come opera performativa ibrida, nata dall’intersezione tra pratiche teatrali, letteratura, musica e live art.
Oltre l’ordinarietà delle mostre e dei noiosi vernissage, dei quadri appesi al chiodo e della presunta neutralità del whitecube, l’arte, talvolta (e per fortuna!) si crea e palesa in molte altre forme…Per l’occasione, ogni giovedì, a partire dal 31 marzo fino al 28 luglio, le pareti della galleria di Via della Vetrina si oscureranno, le distanze tra dentro e fuori verranno abolite, i volumi dissipati: solo gesti, movimenti e rumori rimarranno a scolpire ed abitare gli spazi.
Il momento delle performance degli artisti di volta in volta invitati ad azionare lo spazio verrà incorporato dall’occhio apparentemente estraneo dell’osservatore che, insinuandosi tra le grate e le feritoie aperte nei muri della galleria, sarà costretto, finalmente, ad attivare anche la sua posizione e quella dello sguardo per partecipare l’opera. La visione non si caratterizza qui come attività immobile e cristallizzata, il ”guardare” e ”l’essere guardati” prevede uno scambio che non si risolve nella morbosa attrazione voyeurista  dell’osservatore nei confronti dell’oggetto-desiderio, ma diventa parte integrante dell’azione e dell’installazione vivente.
La dialettica dello sguardo, del resto, è stata spesso cruciale oggetto di riflessione per artisti e critici, basti pensare al sorriso beffardo di Velázquez che si ritrae, ci osserva e nel contempo si guarda guardare il celebre dipinto Las Meninas: un gioco di specchi, rimandi e intuizioni che ha lasciato intorno a sé un alone di mistero inalterato nel tempo. Passando per le Demoiselles D’Avignon vero e proprio scandalo visivo di un gruppo di corpi che si offre spudorato alla scelta dell’osservatore-cliente, la provocazione dello sguardo  che supera l’ostacolo del buco della serratura per arrivare all’opera d’arte, assume nuovi ed importanti connotati per tutta la storia dell’arte contemporanea con lavoro di Marcel Duchamp che, a partire dal Grande Vetro fino ad arrivare agli Etant donnés (1946-1966), riversa il semplice atto di guardare l’opera nell’atto di un vedere-attraverso. Un’altalena di doppi sguardi tra dentro e fuori che trasforma lo spettatore da semplice voyeur a vero testimone oculare, ovvero parte centrale dell’opera e di ciò che in essa accade.
Lo sguardo non si darà più d’emblée ma incorporerà definitivamente qualità fisiche e tattili con le pratiche performative della seconda metà del XX secolo che condenseranno la messa in scena del corpo nella sua relazione con lo spazio dello spettatore. Un discorso portato al limite dalle esperienze artistiche contemporanee, per cui lo spettatore, de-stabilizzando la sua posizione, non farà più esperienza di se stesso semplicemente come vedente, ma anche come soggetto e corpo solido nell’accadimento di un’azione nello spazio.