Data di scadenza: 7 maggio 2011. è questo il termine entro il quale le associazioni non profit, di volontariato, sportive, dilettantistiche e di ricerca possono accedere ai contributi volontari del cinque per mille.
Il 5 per mille è una forma di contribuzione volontaria, aggiuntiva all’8 per mille, che non rappresenta un aggravio di imposta in quanto prelevata direttamente dalla propria imposta Irpef e destinata ad un’associazione scelta personalmente dal contribuente.
Dopo le numerose polemiche seguite ad una annunciata riduzione del cinque per mille a 100 milioni di euro, contenuta nell’ex legge Finanziaria del 13 dicembre 2010 (n.220), il decreto Milleproroghe del 29 dicembre 2010 ha rialzato il tetto dei contributi a 420 milioni di euro facendo tirare un sospiro di sollievo alle numerosissime realtà del terzo settore che confidano nel sostegno economico di questo contributo.
Una somma che comunque dovranno dividere in molti visto che lo scorso anno le associazioni che ne hanno fatto domanda sono state più di 27 mila, con una forbice che va dai 60 milioni di euro donati all’AIRC, l’Associazione Italiana per al Ricerca sul Cancro, ai 2,97 euro erogati alla “Fondazione piloti per la Solidarietà Onlus”.
Ed è dunque sulla base di questi presupposti che è partita la corsa alla maggiore visibilità delle singole associazioni che puntano su spot, comunicazioni istituzionali, web e altre strategie di marketing per promuovere le proprie attività, con tutte le disparità che questo può comportare. Investire una certa somma in comunicazione ha infatti molto spesso un riscontro positivo, traslando un costo in un investimento in grado di far rientrare nelle casse della Onlus molto più di quanto speso per le attività pubblicitarie.
A puntare su spot nazionali distribuiti sulle maggiori reti nazionali è soprattutto la Fondazione Umberto Veronesi che, precisa la responsabile Monica Ramaioli, investe in pubblicità dei fondi stanziati ad hoc e non quelli pervenuti dal 5×1000.
Pubblicità con maxi affissioni choc sono invece quelle diffuse dall’Associazione Luca Coscioni con l’appoggio del Partito Radicale per la richiesta del cinque per mille a favore dell’eutanasia: 13 metri di cartellonistica in cui appare, seduto su un letto d’ospedale, un malato terminale con la scritta “Lasciatemi morire in pace”.
Web campaign, invece, dalla Fondazione Sclerosi Multipla e da altre associazioni come Save The Children e ActionAid con collegamenti Google sponsorizzati , spot video su Youtube o spazi concessi gratuitamente sulle reti social.
Nessuna forma di comunicazione è prevista per i Comuni, anch’essi inseriti all’interno delle liste delle associazioni i quali però possono ricevere il contributo solo dai cittadini residenti.
In realtà, qualunque sia la scelta dell’associazione a cui destinare il cinque per mille, le maggiori perplessità sollevate in questi anni non riguardano tanto lo strumento finanziario in sé, quanto le modalità di assegnazione dei fondi che spesso sono basate sul soggetto più che sui singoli progetti che le realtà associative intendono portare avanti con i contributi ricevuti. Il controllo delle Agenzie delle entrate, infatti, avviene ex ante, ovvero sulla base della verifica dei requisiti necessari all’introduzione dei soggetti nelle corrispondenti liste e non sul reale impiego successivo del denaro assegnato. Tutto si riversa dunque nella fiducia del cittadino verso un’associazione rispetto ad un’altra, questione che porta spesso a prediligere realtà più note che, si spera, impieghino con maggior profitto i fondi ricevuti.
Nell’anno internazionale del volontariato, dunque, scongiurato il pericolo dei tagli anche nel terzo settore, si spera che i fondi del contributo vadano ad alimentare progetti che altrimenti non verrebbero in altri modi sostenuti e la cui realizzazione fornisca un concreto aiuto nell’ambito di riferimento.

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