Abiti, location, menu, e tanto altro ancora sono le preoccupazioni che sempre più sposi affidano al wedding planner, professione dalle origini anglosassoni che si sta affermando anche in Italia, dove il nome di Enzo Miccio è garanzia di matrimoni da sogno. A lui abbiamo dunque chiesto di parlarci di questa nuova attività, che sembra riscuotere molto successo.

Può raccontarci brevemente la sua storia professionale? Come è diventato wedding planner?
La mia attività non è del tutto casuale. Fin da ragazzino amavo organizzare feste e ricevere amici in casa. Questa passione mi è stata trasmessa sicuramente dai genitori: la mia è stata sempre una famiglia molto ‘festaiola’. Poi ho organizzato il matrimonio di una mia cara amica e da lì è partito quasi per gioco quella che è diventata la mia professione. Ho dovuto ideare molte cose, proprio perché in passato ancora non esistevano grandi professionisti in questo campo, ma ci si poteva ispirare solo ai modelli americani e anglosassoni. Ho fatto mie molte idee e ho creato uno stile che potesse essere unico per un giorno magico come quello del matrimonio, divenendo un riferimento.
Poi nel 2005 è arrivata la televisione che ha contribuito alla diffusione di questa professione.

Chi sono i suoi clienti tipo?
I clienti sono di diverso genere. Solitamente si tratta di professionisti che hanno poco tempo e vogliono un matrimonio ricercato. In generale si tratta comunque di persone che danno molta importanza all’evento e quindi investono molto in quel giorno. Hanno dunque bisogno di avere alle spalle un consulente che li possa seguire in ogni passo. Ogni persona che si rivolge a me ha comunque aspettative molto importanti e si rivela perciò un cliente molto esigente.

Quale è stata la richiesta più bizzarra che Le hanno rivolto?
Non ho ricevuto richieste bizzarre, poiché i miei matrimoni sono tutti dai toni sobri e comunque eleganti. Si rimane nello stile classico, soprattutto nel rispetto di quanto si sta celebrando. Le cose bizzarre non rientrano proprio nei miei canoni.

In una situazione non proprio rosea per l’economia italiana, come spiega il successo di questa nuova professione? E come quella del mercato che ruota attorno a questo evento?
Diciamo che l’economia legata al matrimonio è quella che ha subito e che tuttora subisce meno la crisi. Nonostante la situazione, la gente si sposa ugualmente, anche se probabilmente facendo più attenzione al portafoglio. Per tante persone il matrimonio è l’evento della vita, quello con la ‘e’ maiuscola, che si attende da anni e non si ha nessuna intenzione di rinunciarvi. Si investe non solo dal punto di vista economico, ma anche emozionale, perciò la crisi può intaccare solo in parte questo settore.
Intorno al mondo del matrimonio esiste poi un vasto universo che dà lavoro a tantissime persone, in diversi ambiti. A questi si è aggiunta poi la professione del wedding planner, consacrato grazie anche alla diffusione mediatica, perché prima di allora questa figura era alquanto poco conosciuta o c’era comunque una certa diffidenza nei suoi confronti. Grazie al programma televisivo è stato chiarito il ruolo svolto dal consulente di matrimoni e in cosa consiste il suo lavoro.

La floristica, la moda, l’artigianato, l’enogastronomia, il galateo, sono solo alcuni dei settori con cui un wedding planner ha a che fare. Che consigli darebbe a chi intende intraprendere tale carriera? C’è un percorso formativo che può indicare?
Ci sono tantissimi corsi nati negli ultimi anni. Io stesso ho intrapreso un programma di approfondimento degli argomenti con il mio corso full immersion di una settimana, ma come il mio ce ne sono molti altri in tutta Italia. C’è da dire però che non si può pensare dopo appena un settimana di essere un wedding planner diplomato: l’esperienza è fondamentale. Alla base deve esserci una buona preparazione personale, che non viene tanto dai banchi di scuola, ma da un’educazione, un background, dal proprio gusto, che non si apprende da nessuna parte. Le doti che deve avere un wedding planner sono molte, tra cui la creatività, che non si può certo imparare: il creativo nasce creativo; si possono affinare i gusti, si può apprendere come abbinare i colori, ma il talento è qualcosa di innato che hai o non hai. Non voglio dire che la formazione non serva, anzi, è importantissima anche per seguire la propria predisposizione.

L’organizzatore di eventi e il wedding planner sono professioni simili. Può dirci in cosa le due figure si differenziano?
C’è un po’ di confusione qui in Italia tra l’organizzatore dell’evento e il designer dell’evento: il primo pianifica, coordina e armonizza tutti i fornitori, mentre il secondo si occupa della creatività e dell’aspetto estetico del matrimonio. In America la distinzione è netta, ma può succedere che le due figure convivano nella stessa persona, come nel mio caso. Io ad esempio nasco come wedding design, sebbene mi occupi anche dell’organizzazione e della logistica insieme alla scenografia, all’allestimento, al table design, alla grafica e a molto altro ancora.

Alcuni Comuni italiani hanno messo a disposizioni luoghi storici e di interesse culturale per celebrare matrimoni. Pensiamo a Verona con il balcone di Giulietta o a Bologna che ha recentemente aperto per le nozze le sale dei musei civici, contribuendo a rinvigorire le casse comunali. Ha mai organizzato un matrimonio all’interno di sale di questo tipo? Tale scelta complica il lavoro del wedding planner o lo facilita? Crede che tali iniziative possano riscontrare esiti positivi? 
Ho già organizzato matrimonio in questo tipo di location, come musei, teatri d’opera e ville di interesse storico. Ci sono molti divieti e restrizioni come i permessi, la sicurezza, gli orari, non si può forare, incollare, inchiodare. Non è possibile in tanti di questi posti utilizzare ad esempio la fiamma, perciò l’utilizzo delle candele non è consentito, limitando l’effetto scenico per la sera, come anche per il catering, non è possibile ricorrere ai fuochi per la cucina. La soddisfazione tuttavia è certamente molta: organizzare un matrimonio nel ridotto di un teatro, tra sale storiche e opere d’arte è sicuramente altamente gratificante.
Ho appena organizzato un grande matrimonio in un palazzo storico di Bologna e questa serata ha contribuito certamente al rilancio dell’edificio. Queste occasioni possono ricordare agli italiani che esiste un patrimonio storico e culturale, ai molti sconosciuto: molti degli invitati bolognesi al matrimonio non conoscevano ad esempio questo palazzo storico della loro città.
I fondi ricavati dalla messa a disposizioni di tali location potrebbero inoltre essere impiegati per il ripristino e il restauro di questi beni.

Lei è attualmente in tv sul canale Real Time, di cui è diventato forse il personaggio di punta. Come è giunto in tv?  Quali potrebbero essere gli sviluppi di questo percorso mediatico?
Sono arrivato in televisione per puro caso. Non nasco certo come personaggio televisivo, sono un professionista che fa matrimoni. Quando Magnolia sei anni fa stava cercando nuovi protagonisti per i suoi format, ha trovato me. A quel punto il professionista è andato in video; il successo del programma televisivo è dato proprio da questo: il pubblico capisce che si tratta di un vero esperto che tramite programmi televisivi come “Wedding Planner” o “Ma come ti vesti?” diffonde un messaggio, anche se in chiave simpatica o ironica, per cui il lavoro dell’organizzare matrimoni è un’attività di grande responsabilità e fatica, oltre che di precisione, molto impegnativa e stressante direi. Si tratta insomma di un professionista che ha la possibilità di mandare in onda il suo lavoro.
Per il momento ho un contratto in esclusiva con la Discovery.

Ha recentemente prestato il suo volto alla campagna pubblicitaria della lista nozze Unieuro. Come nasce questa collaborazione? Ritiene che il suo nome possa diventare un brand per il settore?
Diciamo che nel mio settore sono abbastanza riconosciuto e riconoscibile, quindi anche la collaborazione con Unieuro non è stata del tutto casuale: a loro è piaciuto il mio stile, la mia freschezza, la mia ironia. Ero inizialmente scettico quando mi hanno contattato, poiché si tratta di un grande magazzino con uno stile diverso dal mio, mentre io cerco di realizzare dei matrimoni “tagliati su misura”, ma alla fine la nostra unione è stata un grande successo. Una collaborazione con un grande store come Unieuro può infatti aprire le porte anche a tante persone che mi seguono e vogliono, perché no, a casa loro, un prodotto firmato Enzo Miccio per Unieuro. E’ stata una scelta simpatica e carina, sia nella campagna televisiva che nella grafica, in cui comunque è stato mantenuto il mio stile.

Come definirebbe in poche parole il suo stile?
Io sono un d’antan, non sono una persona alla moda, benché mi occupi di moda. Sono molto legato alla tradizione, un po’ d’altri tempi, con uno stile ricco di contrasti. Se parliamo di moda, non seguo mai i dettagli delle passerelle, mi piace sempre fare miei i capi, come può ben vedere anche in televisione. Ho il mio stile che è assolutamente riconoscibile e personale.
Per quel che riguarda il resto, m’ispiro al calore di casa mia, da ciò che mi piace, dai miei viaggi, dalle mie grandi passioni come il teatro, l’arte, la lettura. Il mio stile è la ‘summa’ di un percorso di vita che dura da quarant’anni: posso ormai dire di sapere finalmente cosa mi piace.