Intervista a Roberto Poppi – Birraio ed Educatore all’interno della cooperativa FattoriAbilità

Nasce nel 2006 FattoriAbilità, una cooperativa sociale con sede a Crevalcore (Bo) che da subito si caratterizza per la sua attività di inclusione e integrazione di persone disabili all’interno del proprio organizo. Da una giusta intuizione nasce il Microbirrificio Vecchia Orsa, dove la birra artigianale è un’esperienza non solo da gustare…

Quali sono le tappe costitutive di FattoriAbilità e quali le difficoltà incontrate e quali gli obiettivi che vi siete posti?
FattoriAbilità nasce dall’esigenza di 5 soci fondatori accomunati da una esperienza di handicap personale o familiare e una radicata presenza nel mondo del volontariato e dell’impegno sociale.
L’idea è geniale nella sua semplicità: intervenire in modo originale nel mondo del lavoro creando opportunità alternative e socialmente curate con l’obiettivo di generare reddito, soddisfazione e dignità.
Il primo progetto da agricolo-zootecnico scivola verso un’improbabile produzione di birra artigianale. Improbabile perché imprevista ma, nel procedere del tempo, sempre più trainante l’idea iniziale che, lentamente, prende forma di progetto lavorativo al 100 %.
Le difficoltà sono state tante principalmente di due tipi: la fatica dello stare insieme tra persone diverse, e per diversi non mi riferisco solo ai cosiddetti diversamente abili ma anche ai “normodotati gravi” (normodotato grave viene definito da Claudio Imprudente, presidente del Centro Documentazione Handicap di Bologna, colui che non riesce andare oltre la sua ristretta e abitudinaria visuale, ndr); l’altra difficoltà si è presentata invece nel raggiungimento di standard qualitativi importanti ottenuti con enormi sforzi dei birrai e l’aiuto di un angelo custode travestito da pensionato (ex tecnologo birraio).

Quali sono stati gli aiuti che avete avuto, qualora ce ne siano stati, dalle istituzioni nazionali o locali?
Uno dei punti di forza del progetto è la fusione con la realtà locale comunale e, nell’insieme, dei comuni di Terre d’Acqua della bassa bolognese.
Oltre ad un piccolo contributo regionale per le Start up entrambe le fondazioni bancarie bolognesi, Carisbo e Del Monte, hanno risposto con interesse e generosità alle nostre richieste di aiuto.

All’interno degli spazi della Cooperativa è nato un microbirrificio che produce birra artigianale e nel quale lavorano persone svantaggiate. Come avviene la selezione di questo personale e in quale tipo di attività vengono impiegati? Quante sono ad oggi le persone coinvolte nel progetto?
Attualmente impieghiamo 10 ragazzi con disabilità differenti, tre di questi sono assunti, uno con contratto a tempo indeterminato e due con contratto a progetto: questi ultimi seguono l’aspetto grafico e gestiscono il sito internet, uno dei due è affetto da distrofia muscolare ma con un mouse speciale riesce ad usare il computer. Il ragazzo assunto invece si può ben definire il terzo birraio perché segue tutte le fasi della produzione, dalla macinazione all’imbottigliamento ed è un ottimo aiutante; l’altro birraio, oltre me, è Enrico Govoni che segue maggiormente l’aspetto produttivo, mentre io la gestione dei ragazzi, l’imbottigliamento e la commercializzazione.
La selezione avviene in collaborazione con  il servizio handicap adulto di Persiceto: i ragazzi che vengono inseriti in borsa lavoro solitamente hanno un lieve ritardo mentale ma buone capacità fisiche, altri invece vengono inseriti come stage formativo tramite l’istituto superiore Isis Archimede sempre di Persiceto, e anche in questo caso si lavora con ragazzi che possiedono un deficit cognitivo.
Il momento di maggior “impiego” è durante l’imbottigliamento e la gestione del magazzino: abbiamo infatti creato il progetto mantenendolo il più manuale possibile in modo che etichettando e tappando a mano, riusciamo a gestire attività semplici ma di alta precisione, permettendoci di educare i ragazzi a mantenere la concentrazione potenziando così le loro capacità.
Altro aspetto importante è la socializzazione, il contatto con il pubblico: cerchiamo di essere presenti a fiere ed eventi nei quali i ragazzi possono essere loro stessi i venditori e rendendoli così del tutto protagonisti.
La cooperativa ha poi l’appoggio di 17 soci normodotati gravi che aiutano a seconde delle necessità che di volta in volta subentrano.

Pensi che oggi sia semplice occuparsi di economia sociale? Cosa ti ha spinto ad intraprendere questa strada?
Personalmente ho sempre creduto nella responsabilità sociale dell’impresa, nella mia formazione universitaria ho avuto modo di conoscere diversi esempi di realtà produttive che, svincolandosi dal mero concetto del profitto, hanno saputo fare impresa ed essere utili per il territorio in cui erano inseriti.
Non so definire se sia facile o difficile occuparsi di questo tipo di economia, credo che in realtà basti solo la buona volontà di farlo. Per me è sempre stato facile lavorare con ragazzi svantaggiati, e non credo che sia necessaria una formazione specifica, l’importante è avere rispetto per la persona che ti sta di fronte e valorizzarla in tutte le sue capacità anche se limitate. Capisco che possa essere complicato, ma sono convinto che se imparassimo ad avere una visione meno egocentrica della vita e del mondo sarebbe tutto più facile.

Sul sito si legge inoltre di un progetto volto a creare all’interno del laboratorio, uno spazio di ristorazione “sociale”, un luogo dove si possano incontrare, con birra o senza, giovani anche con disabilità utilizzando spazi, soluzioni architettoniche e possibilità di animazione adatte. A cosa pensate nello specifico e a che punto siete nella realizzazione?
Se i numeri ci daranno la possibilità di farlo, l’idea è di spostare l’attuale unità produttiva in un ambiente più ampio che ci permetta di fare più birra, ad oggi unica fonte di sostentamento. La casa in cui siamo attualmente verrebbe trasformata in agriturismo dove appunto fare ristorazione e incontri tematici oltre che attività di diverso tipo.
Nel cassetto abbiamo ancora tanta voglia di realizzare il nostro progetto…e cinque somarelle, per attuare un progetto di onoterapia!

Quali sono le birre che producete e quali i canali per la vendita attivi e in via di attivazione?
Attualmente abbiamo in produzione 6 tipologie di birre, di cui 2 stagionali, facciamo birre ad alta fermentazione, non filtrate, non pastorizzate e senza aggiunta di conservanti.
Sono una Blonde, una birra chiara caratterizzata dall’aroma del luppolo e molto dissetante, una Weisse, la classica tedesca con l’impiego di frumento, fruttata e più corposa, una Saison, d’ispirazione Belga, chiara speziata con scorza d’arancia, ginepro, coriandolo, pepe rosa e pepe verde, profumatissima e secca, poi una Belgian Ale, anche in questo caso di ispirazione belga però ambrata e più alcolica, caratterizzata da malti speciali con note di caramello e frutta matura ed
infine le stagionali, un Imperial Stout, scura a 8 gradi, malti tostati e torrefatti, note di caffè e cacao, ma molto beverina e la nuova, una Blanche, che presenteremo a giugno aromatizzata alla pesca.
Attualmente collaboriamo con diversi GAS (gruppo acquisto solidale) e con rivenditori specializzati.

Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?
Le nostre birre sono semplici e immediate, il nostro obiettivo è educare le persone al consumo critico dell’alcol facendo conoscere la possibilità di poter bere di qualità e non solo di quantità.
Ci piacerebbe un diffusione più capillare dei nostri prodotti per poter arrivare a più consumatori possibili ma il problema, per realtà produttive così piccole, sono gli alti costi di gestione.
L’obiettivo principale per il futuro è comunque quello di riuscire ad ottimizzare il lavoro e continuare a impegnarci socialmente.

FATTORIABILITA’
Società Cooperativa Sociale
Via degli Orsi, 692 Crevalcore (BO)
Tel: 051 0451003
Cell: 335 5800255
INFORMAZIONI: info@fattoriabilita.it
ACQUISTI: vecchiaorsa@fattoriabilita.it