Bologna e i bolognesi sono abituati a tutto ciò che cambia, hanno una certa elasticità che permette loro di rimbalzare tra stimoli e promesse.
All’alba della nuova amministrazione comunale, la città si presenta come un grande cantiere: non solo il tanto santificato, polemizzato, demonizzato Civis (nuova ipotesi di trasporto pubblico a guida ottica), i cui cantieri stanno mobilitando la circolazione in buona parte della città, non solo la Stazione Centrale con lavori di ampliamento e modernizzazione per il passaggio dell’alta velocità che si stanno lentamente protraendo da oltre cinque anni, non solo lo spauracchio dei nuovi adattamenti dell’asfalto stradale che ogni estate modificano la viabilità.
C’è un altro cantiere a Bologna, quello delle “ristrutturazioni culturali”, che periodicamente vengono promesse, ipotizzate, sostenute, portando con sé necessarie novità così come il timore stantio della contraddizione.
Nell’anno appena trascorso a Bologna si è parlato di tagli alla cultura con i quali si è compromessa l’apertura della biblioteca Sala Borsa, ora chiusa al pubblico il lunedì se non per la restituzione del materiale, mentre aumenta il costo di acquisto dei libri e cala il budget per esso disponibile. E visto che i tagli sono necessari, si taglia proprio su tutto, pulizie degli spazi comprese. La biblioteca è anche oggetto di una battaglia legale iniziata nel 2003 in cui si stanno ridefinendo le sue quote di gestione, e proprio nell’ultimo mese si è arrivati ad un ribaltamento della prima vertenza che costerà al Comune oltre due milioni di euro.
La stessa biblioteca è quotidianamente teatro di manifestazioni e convegni di interesse amplissimo, la stessa biblioteca al cui interno si trova l’Urban Center – il centro di comunicazione tramite il quale la città di Bologna presenta e trasmette i nuovi progetti di trasformazione urbanistica e territoriale – la stessa biblioteca nei cui sotterranei si possono visitare scavi romani che testimoniano la stratificazione archeologica presente in città.
Ci si rende allora conto che le contraddizioni ci sono eccome, e sono insite proprio nei tesori più ricchi di questa città, quelli a cui il pubblico tiene maggiormente ma intorno ai quali è inevitabile avvertire ambiguità.
E proprio fuori dalla Biblioteca Sala Borsa, con pochi passi sulla destra ci si affaccia in Piazza Maggiore, sede di una delle iniziative che ha riscosso maggior successo a Bologna negli ultimi anni: la rassegna “Sotto le stelle del cinema”, il grande cinema gratuito allestito da fine giugno a fine luglio sotto il cielo della piazza. Un progetto gratuito per il pubblico, un’idea popolare in tutti sensi, che ha riscosso successo all’unanimità proprio perché rappresentativa di un interesse collettivo. E proprio nello scorso aprile si è iniziato a parlare di spostare l’iniziativa da Piazza Maggiore, perché troppo costosa, e riportarla in uno dei cortili più piccoli, ad esempio quello del Palazzo Comunale, come alcuni anni fa. La rassegna è organizzata dalla Cineteca di Bologna, la quale è sì finanziata dal Comune, che però non investe direttamente in “Sotto le stelle del cinema”, finora vissuto grazie al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione, alcune fondazioni bancarie e sponsor, nonché alle donazioni dei sostenitori che con tessere e spillette hanno aderito alla campagna “Sostieni il cinema in piazza – il tuo nome verrà proiettato sul maxischermo in Piazza Maggiore”.
Il programma è in definizione, ma se tra aprile e maggio negli anni scorsi si parlava solo di come mantenere l’iniziativa, quest’anno si parla di spostarla, modificarla, diminuirla ma è a tutti chiaro che funziona proprio grazie alle notevoli dimensioni sia della collocazione fisica che della proposta culturale.
Anche senza voler entrare nel merito dei moventi economici e politici, le vicissitudini di Biblioteca Sala Borsa e quelle di “Sotto le stelle del cinema” trasmettono alla città di Bologna il medesimo messaggio: cittadini, se volete qualcosa, ve la dovete guadagnare.
E allora, mentre si preparano le nuove sedie a Palazzo d’Accursio, e da mesi i candidati sindaco si pronunciano su entrambe le questioni, la speranza bolognese è quella che prima delle nuove proposte venga garantito ciò che già è presente e apprezzato.
Ben venga quindi il nuovo Auditorium progettato da Renzo Piano, ben venga chi candida Bologna a Capitale del Libro per il 2014, ben vengano le voci di corridoio che parlano di un nuovo Museo Civico in cui dovrebbero confluire tutti i tesori museali della città.
I bolognesi che amano la cultura “da tutti i giorni”, quelli che ancora in Sala Borsa ci vanno per prendere un libro da cui sono incuriositi o con i loro figli per mano, quelli che in luglio si siedono sulle sedie di plastica in Piazza Maggiore per sognare un paio d’ore, questi bolognesi ci sono eccome, e se ne tenga quindi conto mentre si aprono nuovi cantieri a cui attaccare l’oramai poco affidabile cartello “Work in Progress”.

Approfondimenti:
www.bibliotecasalaborsa.it
www.cinetecadibologna.it