Nella società in cui viviamo la formazione professionale si presenta come uno strumento strategico per soddisfare le svariate esigenze di chi vuole agire nel mondo del lavoro con standard adeguati. Le sfide poste in essere dal mercato del lavoro inducono infatti a ripensare l’attività di formazione come qualcosa di più e di diverso rispetto all’addestramento, inteso come processo di trasferimento e di acquisizione di abilità operative, di accumulo di nozioni. La formazione deve essere capace di dare strumenti flessibili che consentano agli individui di apprendere lungo l’intero corso della vita al fine di migliorare la propria sfera lavorativa, personale e sociale.
Il lifelong learnig, ovvero l’apprendimento continuo, è la risposta alla necessità di dare all’uomo una posizione centrale nella vita economica e sociale: definito dall’Unione Europea come “tutte le attività di apprendimento intraprese nell’arco della vita nell’obiettivo di migliorare la conoscenza, le abilità, le competenze in una prospettiva personale, civica, sociale e lavorativa”, qualifica la formazione come esigenza interiore legata ai propri valori, al bisogno di prendere coscienza delle proprie attitudini e abilità e sviluppare la capacità di interagire positivamente con le altre persone al fine di migliorare le proprie prestazioni professionali e sentirsi attivi anche come cittadini. 
In Italia negli ultimi anni la formazione continua ha coinvolto una quota crescente di lavoratori: come i dati ISTAT dimostrano, nel periodo 2004-2008 la partecipazione alle attività di formazione continua registra un trend positivo pari ad oltre 10 punti percentuali. Nel 2009 a causa della crisi economica la partecipazione è diminuita (-13%) e la formazione continua ha orientato la sua offerta formativa verso i lavoratori in situazione critica, proponendo programmi di aggiornamento e riqualificazione.
Chi decide di frequentare un corso di formazione? Secondo i dati ISTAT, a partecipare ai corsi sono soprattutto gli individui occupati, di età compresa tra i 35 e i 54 anni, che frequentano attività di formazione promosse dalle imprese o comunque attivate ai fini dell’esercizio dell’attività professionale. Le donne esprimono una maggiore propensione alla partecipazione rispetto agli uomini: per loro la formazione rappresenta spesso l’unico vantaggio competitivo in grado di ridurre le barriere d’ingresso e i rischi di uscita dal mercato del lavoro. Alle motivazioni di carattere professionale si affiancano poi scelte personali riguardanti la possibilità di coltivare i propri interessi e conoscere nuove persone.
Frequentare un corso di formazione è particolarmente utile in ambito lavorativo perchè permette di ampliare le conoscenze in vista di un miglioramento della posizione lavorativa; sviluppare le competenze può essere considerata la prima, essenziale, condizione per crescere in autonomia e accrescere il proprio ruolo. Tuttavia, ottenere dei benefici concreti è più difficile: esiste, infatti, un forte divario tra aspettative e benefici effettivi della formazione. Tale divario apre interrogativi sulle modalità di raccordo tra formazione e mondo del lavoro, con particolare riferimento ai temi della valorizzazione e del riconoscimento delle competenze acquisite, delle modalità di carriera, della capacità del sistema produttivo di assorbire l’aumento di capitale umano. Un problema da affrontare considerando sia gli strumenti legislativi che regolano la partecipazione dei lavoratori alle attività formative sia strumenti che migliorino le condizioni economiche e la qualità del lavoro.

Fonti:
ISTAT, Rapporto sulla formazione continua 2010 e 2009
ISTAT Statistiche in breve 2008, La partecipazione degli adulti ad attività formative
ISFOL, Indagine INDACO-Lavoratori Indagine sulla conoscenza 2009