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“Come si esce dalla società dei consumi – Corsi e percorsi della decrescita” edito da Bollati Boringhieri, è l’ultimo saggio di Serge Latouche che raccoglie i numerosi articoli pubblicati su riviste internazionali e interventi a conferenze e incontri pubblici. L’autore non è nuovo all’argomento, anzi si può dire che sia uno dei suoi cavalli di battaglia. A partire dal 2007, con il volume dal titolo “Breve trattato sulla decrescita serena”, l’autore ha pubblicato infatti quattro saggi sul concetto di decrescita da intendersi non tanto come crescita zero, quanto piuttosto come acrescita. In questo senso, l’autore propone un modello di sviluppo sostenibile in linea con il concetto ineludibile di scarsità e finitezza delle risorse a disposizione e in contrapposizione ai tre pilastri fondanti della crescita infinita: pubblicità che alimenta il desiderio, credito che permette di esplicitare questo desiderio anche in mancanza di risorse, obsolescenza programmata che favorisce la costante domanda sul mercato di nuovi prodotti. Riprendendo Nicholas Georgescu-Roegen, l’autore investiga la stringente necessità di considerare il concetto di entropia economica per il quale alla fine del processo produttivo le risorse rimaste saranno qualitativamente peggiori e quantitativamente inferiori. Includere il concetto fisico di entropia nell’odierna modalità di gestione delle materie prime è dunque non solo utile ma anche vitale per mantenere dei livelli di sostenibilità produttiva sia economica che ambientale. Un’operazione di questo tipo dovrebbe permettere di superare il depauperamento connesso a ciò che l’autore definisce economia dell’assurdo, basata su modelli di sviluppo che sulla carta promettono ricchezza ma de facto producono povertà.
Per ovviare alle dinamiche delle società dei consumi, Latouche suggerisce un’opera di “decolonizzazione dell’immaginario” che consiste nello scardinare il modus operandi contemporaneo inteso come totalitarismo produttivista e basato sul margine finanziario e sullo smisurato utile aziendale. Più in generale, l’autore riprende le otto R (Rivalutare, Ricontestualizzare, Ristrutturare, Rilocalizzare, Ridistribuire, Ridurre, Riutilizzare, Riparare, Riciclare) già declinate nel precedente “Breve trattato sulla decrescita serena”, aggiungendone altre due: Riorientare la ricerca tecnico-scientifica; Riappropriarsi del denaro andato in fumo con la crisi dei subprimes del 2007. Proprio alla crisi finanziaria globale è dedicato l’ottavo e ultimo capitolo e la chiave di lettura è sempre la decrescita serena. Secondo l’autore quella che stiamo vivendo è una fase di decrescita forzata da eventi esogeni piuttosto che una scelta fatta scientemente, è una crescita in negativo che nulla ha a che vedere con il progetto di società in decrescita. Conclude la questione con l’auspicio, forse un po’ inflazionato, che un trauma di tale entità non possa che concretizzarsi in un cambiamento rivoluzionario che inverta il trend della società dei consumi e della produzione smisurata.
Assunta l’importanza di certe considerazioni e di tutte quelle correnti di pensiero che mettono a confronto sviluppo economico e sostenibilità, alcuni dubbi perplimono sia il neofita che il lettore più avvezzo a Latouche: la crisi ha davvero creato le basi per nuovi scenari sostenibili? La velocità d’inversione di rotta può davvero essere così rapida, soprattutto se paragonata al tempo impiegato dal genere umano a generare il sistema capitalista per come lo conosciamo oggi?
Come si esce dalla società dei consumi – Corsi e percorsi della decrescita
Serge Latouche
pp 203
Bollati Boringhieri Editore, € 16
ISBN: 978-88-339-2211-9