www.turismo.milano.it è la nuova piattaforma del Comune di Milano progettata per promuovere il turismo culturale, nel tentativo di discostare la città del Campari e della Madonnina dalla mera dimensione lavorativa e finanziaria che da decenni la avvolge. Il sito presenta varie categorie di ricerca: Arte e Cultura; Città della Conoscenza; Succede in città; Milano e dintorni; Organizza il tuo viaggio etc. nelle quali vengono descritte le numerose risorse culturali, creative e dinamiche della città, attingendo forse un po’ troppo dal campo semantico della retorica e del pathos.
Ciò che lascia più perplessi, però, è il costo sostenuto dal Comune di Milano, nel biennio 2008-2009 durante la giunta Moratti, per lo sviluppo e implementazione del progetto: 4,8 milioni di euro. Sfortunatamente, questa cifra esorbitante non detiene il triste primato in un’ideale categoria che chiameremo “soldi pubblici spesi in maniera opinabile”, perché nel 2004 il governo stanziò 45 milioni di euro per sviluppare il sito www.italia.it. La piattaforma www.alexa.com che fornisce informazioni sui siti, individuando dei punteggi di reputazione e dei ranking di visitatori per paese, basati su complesse forme di comparazione di dati, mostra in modo chiaro che la reputazione del sito di promozione di Milano è drammaticamente bassa, intorno a 96 (n.d.r. un sito con un numero di visitatori medio-basso totalizza un valore di reputazione di almeno 200 e, all’estremo opposto, il sito del quotidiano La Repubblica totalizza quota 12.614). Insomma, in un periodo di sostanziale scarsità di risorse, in cui si richiede a chi amministra la finanza pubblica e ne decide le destinazioni una particolare attenzione allocativa, una spesa di questo tipo appare completamente ingiustificata, soprattutto se comparata con i risultati ottenuti.
Dal punto di vista macroeconomico, il turismo incide per il 12% sul pil domestico e Milano rappresenta la seconda città più visitata dopo Roma. Questi numeri sono sufficienti a giustificare forme d’investimento per sviluppare strategie di marketing innovative e di appeal, tuttavia, l’era digitale permette di comunicare e promuovere beni e servizi a costi talmente ridotti che una spesa del genere appare fortemente poco equilibrata. L’insostenibilità del progetto è dunque piuttosto lampante e sarà interessante osservare come si comporterà la neo-eletta giunta Pisapia in merito, memore dell’antefatto www.italia.it e dell’oblio nel quale il sito è piombato dopo il battage mediatico del lancio di presentazione.