Una nuova vita per Castel Sant’angelo a Roma: dopo le vicissitudini degli anni scorsi che videro la presentazione del progetto di recupero e il successivo stop da parte degli uffici del sottosegretario ai Beni e alle Attività Culturali Giro, l’ex tomba di Adriano e fortezza dei papi si appresta oggi ad essere protagonista di un altro progetto di restauro e valorizzazione da 6 milioni di euro stilato dalla Soprintendenza Speciale al polo museale romano diretto da Rossella Vodret.
Il completamento dei lavori, previsto per il 2014, prevede una prima fase di avvio ad ottobre 2011, quando, con un finanziamento di 900 mila euro stanziato dalla Soprintendenza, si dovrà provvedere al risanamento delle infiltrazioni d’acqua nel monumento, alla riqualificazione dell’impianto elettrico e alla ristrutturazione degli spazi destinati ai servizi aggiuntivi. Per questi ultimi è stata inoltre prevista una gara pubblica per l’affidamento della gestione dei servizi di bookshop, caffetteria-ristorante e biglietteria.
Dal 2012, poi, verranno svelati una serie di capolavori ancora ignoti al grande pubblico, custoditi oggi nei depositi del Castello: frammenti lapidei verranno esposti in un rinnovato Lapidarium, mentre una restaurata Armeria ospiterà collezioni di armi dal Medioevo alla Seconda Guerra Mondiale.
Il progetto si inserisce dunque all’interno di una complicata trattativa che aveva visto, nel marzo del 2010 la presentazione di un project financing di 7 milioni di euro (provenienti da fondi europei) da parte del sindaco di Roma Alemanno. Inizialmente, infatti, il primo cittadino romano, di comune accordo con l’assessore all’ambiente Marco Visconti, aveva presentato il bando per il restauro secondo il quale investitori privati avrebbero dovuto farsi avanti per l’affidamento dei lavori di manutenzione e ristrutturazione degli interni del monumento e del giardino.
Dopo la presentazione, una nota di rettifica era però giunta dal sottosegretario Giro che aveva convocato un tavolo tecnico per la “valutazione di tutti i profili del progetto”. Ne era risultato che né la soprintendenza comunale, né quella statale erano state informate a dovere sul progetto: avendo loro la competenza sul bene lamentavano dunque una mancanza di condivisione nelle scelte che di fatto rimetteva in moto la macchina burocratica.
L’intervento di privati nella riqualificazione di Castel Sant’Angelo, con una concessione trentennale degli spazi, non era infatti ciò che le soprintendenze speravano per la sua gestione. “Un bando di questo tipo – aveva tuonato Italia Nostra appoggiando lo stop del sottosegretario – avrebbe già dovuto contenere nel testo le limitazioni previste dai vincoli delle leggi statali di tutela”. Un monito volto a ricordare come lo Stato e le Soprintendenze locali non possono esimersi dai piani, affidando tutto ai privati.
Con queste premesse il nuovo progetto di restyling della fortezza, inizia ora una nuova fase che ha lo scopo di ripensare gli spazi espositivi e, soprattutto, migliorare i servizi aggiuntivi, vero motore dell’economia culturale: se la Tate Modern di Londra, gratuita, riesce a fatturare circa 33 milioni di euro in un anno con bookshop, caffetteria e fast food (Fonte: Price Waterhouse Cooper) , Castel Sant’angelo, nella top ten dei monumenti più visitati in Italia con 915.421 di turisti nel 2010 (Fonte. MiBAC), potrà di certo sperare in introiti più consistenti rispetto a quelli odierni che gli permetteranno, magari un giorno, di prevedere piani di valorizzazione basati in gran parte sul proprio fatturato. Sempre se, in base a quanto dichiarato ieri proprio da Francesco Maria Giro, il MiBAC riuscirà a sopravvivere. Alla presentazione del ritrovamento della statua di Caligola da parte della Guardia di Finanza, infatti, il sottosegretario ha dichiarato: “Tra qualche anno il Ministero dei Beni culturali chiude”. Che fosse per provocazione o per effettiva presa di coscienza, speriamo almeno che ad esso non segua l’effettiva caduta di tutto il nostro patrimonio.