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Che cosa è l’Urban Art? Volendo cercare una definizione, la si potrebbe intendere in questo modo: “Arte di strada o arte urbana è il nome dato dai mezzi di comunicazione di massa a quelle forme di arte che si manifestino in luoghi pubblici, spesso illegalmente, nelle tecniche più disparate: spray, sticker art, stencil, proiezioni video, sculture, ecc.” [tratta da Wikipedia].
La tendenza è quella di renderla un movimento artistico “da manuale”, studiato, analizzato e promosso anche da critici d’arte di grossa fama, primo fra tutti Achille Bonito Oliva, che ritroviamo nella prefazione del catalogo dell’esposizione “Rome 2010 and Other Curiosities”, personale dedicata l’anno passato all’urban artist francese Space Invader alla Galleria Wunderkammern di Roma.
Prima di essere un movimento artistico, l’Urban/Street Art è una vera e propria forma espressiva libera, nata dal basso, senza una struttura organizzativa, diffusasi capillarmente attraverso il passaparola, i centri sociali, gli spazi alternativi, i contatti tra i giovani artisti. Nata come strumento di denuncia, di protesta, contraria alle istituzioni, rappresentava quella parte della società irrequieta, cresciuta nelle periferie delle metropolitane, che cercava un proprio linguaggio creativo per esprimere la cultura underground. Oggi questa forma espressiva si sta affermando sempre più come proposta culturale parallela a quella istituzionale, e anche in Italia ci sono focolai, ancora piuttosto isolati, che con caparbietà stanno creando una rete quasi impercettibile che coinvolge saltuariamente anche gallerie e spazi espositivi.
Un esempio è dato dal progetto Lumen – Urban Factory, quest’anno alla seconda edizione, ideato dal collettivo salernitano Satoboy in collaborazione con Ziguline. Gli attori di questo progetto sono diversi: oltre ai due creatori, diverse associazioni provenienti da tutta Italia che da anni operano nel panorama nazionale degli eventi urban e street art: Mac Contemporaneo di Ancona, Infart Collettivo di Bassano del Grappa, Il Cerchio e le Gocce + Style Orange di Torino, Walls di Roma, Largo Baracche di Napoli, Lumen Project di Salerno; gli artisti, segnalati dalle associazioni stesse; sponsor, sostenitori e mediapartner; gli spazi: Palazzo Marciano di Roccapiemonte l’anno passato, e di nuovo lo spazio romano Wunderkammern per l’edizione 2011.
Gli artisti vengono invitati a confrontarsi con un formato creativo e una tecnica diversi da quelli a cui sono abituati a lavorare: l’anno scorso, per “Arte Contemporanea in Controluce”, hanno decorato lastre di plexiglass, che hanno poi formato i pannelli esterni di fonti luminose, utilizzate allo stesso tempo come opere d’arte e illuminazione dello spazio fatiscente dove sono state volutamente esposte. Quest’anno è la volta della maiolica, tecnica tipica della tradizione artigianale del salernitano, e la Wunderkammern, a metà strada tra l’isitituzione le forme artistiche “alternative”, si è fatta portavoce nella capitale dell’intenzione sincera e sentita che ha mosso l’intero progetto: la steet art non vuole essere un’ “arte istituzionale”, ma allo stesso tempo può non essere contro le istituzioni. La pubblicità si serve degli steet artists per aumentare i propri consumatori, così come la politica utilizza metodologie di propaganda made in street per accreditarsi una fetta di voti; a questo punto perchè far finta di nulla?
Dall’altra parte, per il collettivo Satoboy, questa è stata un’occasione per mostrare l’iportanza che il sud può avere nel sistema artistico attuale: “Abbiamo dimostrato che il sud è pronto per alcuni tipi di proposte e può comprenderle fino in fondo. Siamo riusciti a portare un prodotto del sud – Lumen – a Roma, mentre qui di solito si importano di riflesso cavalli che devono essere ormai abbattuti”.
Fino al 10 settembre è possibile visitare “LUMEN Urban Show” (Wunderkammern, via Gabrio Serbelloni 124), che ha in mostra le 21 maioliche realizzate su progetto grafico di street artists italiani e internazionali – tra gli altri, Agostino Iacurci, Blue & Joy, Sea Creative, Useless Idea – e, negli spazi ipogei le installazioni luminose realizzate per la prima edizione della manifestazione – tra cui quelle di Lucamaleonte, Laurina Paperina, Maicol & Mirco. Per l’occasione la Wunderkammern ha istituito un riconoscimento, WK Art Distinction, nato dalla volontà di valorizzare percorsi artistici nati al di fuori di quelli accademici, che verrà assegnato a fine evento.
Ph. courtesy of Marco Minna and Wunderkammern Gallery