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In questi giorni, partenza avvenuta il 23 luglio, più di 440 squadre cominceranno ad affrontare un percorso di decine di migliaia di chilometri attraverso territori sconosciuti, alcuni pericoli e storie dimenticate, respirando polvere e odori di luoghi lontani, per arrivare fino a Ulaan Bataar, capitale della Mongolia.
Lo scopo di questo viaggio sarà non solo la ricerca dell’avventura e la scoperta di luoghi lontani e misteriosi ma anche e soprattutto la solidarietà verso territori dalla storia spesso tormentata.
La nascita del Mongol Rally risale al 2001 per iniziativa di due inglesi che decisero di partire all’avventura per la Mongolia, poco attrezzati ma pieni di entusiasmo.
La prima competizione a squadre è databile invece al 2004; da quel momento, ogni anno, sempre più persone si sono dimostrate interessate a partecipare alla gara.
Oggi il Mongol Rally è un’iniziativa bandita annualmente dalla League of Adventurists International Ltd, una grandissima società che organizza avventure a scopo benefico, di cui molti sono rally spericolati in giro per il mondo, cui si è aggiunto qualche anno fa, per esempio, anche il Rally d’Africa.
Ogni squadra partecipante al Mongol Rally è tenuta a raccogliere almeno 1000 sterline che vengono devolute ad associazioni di volontariato che si occupano principalmente delle comunità e dei bambini di etnia mongola, oppure che operano negli altri Paesi attraversati dalla corsa.
Quest’anno, ad esempio, l’associazione ufficiale che beneficerà di gran parte delle donazioni raccolte è la Christina Noble Children’s Foundation, con il suo Blue Skies Ger Village.
In questo villaggio vengono ospitati bambini orfani e non, ai quali manca il supporto familiare, con l’intento di dar loro un futuro migliore attraverso un posto sicuro dove vivere, un’istruzione scolastica e un luogo accogliente per sopperire alla mancanza di una famiglia.
Le condizioni per partecipare al rally sono un’ulteriore particolarità dell’iniziativa, oltre all’intento solidaristico, infatti alla corsa sono ammesse solamente auto che non superino i 1000 cc di cilindrata (sono vietate le 4×4) e oltretutto non esiste alcuna forma di assistenza lungo il percorso.
L’unica tappa obbligatoria, infine, è Praga, dove tutti i partecipanti dovranno transitare il secondo giorno, ma da lì in poi ogni squadra sarà libera di seguire un proprio percorso verso la meta finale.
Tutte le squadre si stanno organizzando per raccogliere aiuti sia per poter portare a termine l’impresa di terminare la corsa, sono svariate a tal proposito le necessità: da un kit di primo soccorso al carburante a qualche pit-stop lungo il percorso, sia per convogliare più denaro e beni possibile nelle casse delle ONG che li utilizzeranno a favore delle comunità locali, in special modo dei bambini. E i mezzi per farlo, spesso, sono la versione semplificata della formula uno: pubblicità, tasselli, spazi e loghi sui veicoli che partiranno all’avventura.
Tra le squadre che stanno prendendo parte alla “gara” da segnalare anche una no-profit fiorentina che condurrà fino in Mongolia qualcosa di importante e lì molto raro: Carlotta.
Questo è il nome dell’auto-ambulanza, donata dalla Croce Verde Baggio di Milano, che l’associazione si è data il compito di far arrivare, insieme ad altri aiuti umanitari, fino a Ulan Baatar usandola come mezzo prescelto per il viaggio. Il livello delle prestazioni sanitarie locali è bassissimo e avere la disponibilità di un mezzo speciale per le emergenze può davvero fare la differenza per qualche comunità del luogo.
Il Mongol Rally è un’iniziativa carica di tutto il fascino che porta inevitabilmente con sé un’avventura in terre lontane, soprattutto in un viaggio fitto di incognite e denso di incertezze, con però un importante punto fermo, essenziale per tutti i partecipanti: la consapevolezza di stare facendo del bene e di stare contribuendo ad aiutare una nobile causa.