Perché io sono realmente come mi vede lei! – Ma ciò non toglie che io sia anche realmente come mi vede suo marito, mia sorella, mia nipote e la signora qua, che anche loro non si ingannano affatto!
(Cosi’ è se vi pare, Luigi Pirandello)

L’art. 23 del Decreto Legislativo 79 del 2011 porta di nuovo alla ribalta nazionale i sistemi turistici locali. Dopo un decennio dal battesimo si è sentita l’esigenza di parlare di nuovo di questa entità che risulta ancora sconosciuta a molti addetti ai lavori. Ma il Decreto ne parla con una scarna attribuzione di parole, quasi a voler mantenere un gioco di ombre degno di un Caravaggio in cerca di autore o di autenticità.
Dice bene il prof Giancarlo dall’Ara quando commenta questo intervento normativo: evidenziando che ” la decisione di riproporre gli STL senza alcuna revisione e senza una regia effettiva, rischia però di non risolvere i tanti problemi e i tanti limiti delle esperienze sinora realizzate”.

L’Italia del turismo è stata caratterizzata negli ultimi anni da troppi errori, che ne hanno sicuramente condizionato lo sviluppo. Se si dovessero far emergere i due principali errori e limiti nella creazione di un sistema Paese, il primo può essere identificato nello spirito di fazione. Esso rende incapaci di capire le ragioni dell’altro, di riconoscere e di dare priorità a ciò che unisce rispetto a ciò che divide. Altro errore è quello praticato in gran parte delle nostre principali città, che guardano a sé stesse senza un respiro strategico nazionale. Errore è il credersi centro del mondo quando si è parte – anche piccola – di un insieme più grande e più importante.
Ogni periodo storico ha la sua amministrazione e, quindi, ogni periodo storico dovrebbe avere la sua riforma amministrativa disegnata possibilmente sulla base di paradigmi (valori e teorie causali e, quindi, strategie e strumenti) congruenti con l’intrinseca contemporaneità del fenomeno amministrativo.
Un ciclo è finito quindi ed un altro sta cominciando: di fronte a che tipo di cambiamento siamo? Si tratta di un cambiamento di tipo evolutivo oppure siamo all’interno di un processo caratterizzato da caotica non-linearità, in cui ciò che emerge non è il semplice opposto di ciò che si lascia, ma nemmeno una sua evoluzione incrementale?
Forse sarebbe il tempo di lasciarsi alle spalle i novelli proverbi amministrativi, le concezioni aziendalistiche, le illusioni manageriali e andare dritto al sodo senza però tornare a vecchie concezioni burocratico-ottocentesche.
Dalla concreta conoscenza e realizzazione degli STL dipende la ridefinizione e il riequilibrio di rapporti essenziali per il successo territoriale: tra particolare e generale, tra immediato e strategico, tra pubblico e privato, tra centro e periferia, tra autonomia e interdipendenza, tra governo e governance; tra sviluppo, occupazione, tra rappresentanza democratica, partecipazione, scelte e responsabilità degli eletti. A prima vista, questi temi potrebbero sembrare oggetto di tante trattazioni distinte del problema degli STL, ma se vogliamo andare oltre la semplice analisi dobbiamo vedere le loro interdipendenze. In questa prospettiva una questione-chiave è quella del rapporto pubblico/privato, visto nei termini dell’esperienza concreta quotidiana che intessa la governance della città per come potrebbe divenire con scelte appropriate e lungimiranti.
Sotto il profilo socio-economico e istituzionale, è evidente la necessità di fissare in modo chiaro sia l’estensione dei rispettivi ambiti (che cosa va collocato nell’uno o nell’altro ambito), sia le relazioni reciproche, cioè le forme e le regole della reciproca cooperazione a cominciare dalle premesse e in particolare dalla identificazione dei ruoli e dei benefici, per l’uno e per l’altro, degli elementi indisponibili.
Sia il sistema pubblico che gli operatori privati hanno sofferto di queste dinamiche, ma il governo degli STL, che proprio alla combinazione di questi ingredienti affida per intero operatività e ruolo, è quello che ne ha sofferto di più.
Finche i sistemi turistici locali, quindi, saranno quello che a ciascuno pare nessuno potrà davvero sapere di cosa si sta parlando.