Il libro di Guido Viale “La civiltà del riuso” edito da Laterza è un saggio sulla cultura del “rifare, riutilizzare, ridurre”, sulle modalità che la società contemporanea adotta nei confronti delle merci e dell’industria che le produce.
La narrazione si muove essenzialmente lungo tre direttrici discorsive fondamentali: l’individuazione di una fenomenologia dei rapporti che gli individui intrattengono con gli oggetti della propria esistenza; l’analisi della velocità e della fretta con cui ogni cosa viene trasformata in rifiuto, in immondizia; l’indagine sul culto per oggetti che hanno un senso, un loro intrinseco valore, un’importanza affettiva che li lega a chi li possiede.
Il saggio è costantemente sostenuto da un’intelaiatura di citazioni letterarie che aiutano lo scrittore nell’elaborazione della sua enunciazione e il lettore nella comprensione dei concetti sviluppati, favorendo la circolazione dei contenuti nella loro discorsività.
Gli oggetti, dice Viale, si muovono su un’asse fatto di attrazione e repulsione. Se da una parte infatti, l’innovazione tecnologica, la pubblicità, i media e le leggi della moda spingono ad una continua “renovatio” dei canoni estetico-funzionali delle cose, rendendole subito vuote e obsolete, dall’altra quest’ultime possiedono un valore affettivo che ci lega indissolubilmente ad esse.
Gli oggetti parlano della nostra esistenza e comunicano senso e ricordi; sono simboli e tracce mnemoniche della vita delle persone: “i sentimenti che gli oggetti evocano sono del tutto slegati dalla loro funzione e dal loro pregio, per non parlare del loro valore economico o della loro utilità per chi li raccoglie”.
Lo scrittore prosegue la sua riflessione attraverso la presa in esame l’azione di alcuni movimenti artistici e letterari del Novecento che hanno fatto della cultura degli scarti e dei rifiuti la propria ontologia. Prelevare dal contesto originario l’oggetto, reintrodurlo, decontestualizzandolo, in un’altra dimensione, quella artistico-letteraria, per valorizzarlo e restituirgli dignità.
Dove vanno e come vengono smaltiti gli oggetti nella loro sovraproduzione? Qual è il valore degli oggetti nella macro società? Quale la loro dimensione sociale? Come sono catalogabili?
Questi gli interrogativi che l’autore pone al lettore, analizzando il problema da un punto di vista più generale e collettivo. Mercati, soffitte, cantine, antiquari e ultimamente anche il web, sono bacini di raccolta merci inutilizzate, che attraverso la cultura dell’usato vengono rimesse in circolazione per essere riutilizzate in maniera condivisa.
Per concludere, Guido Viale elabora un modello, propone ai lettori un’utopia del riciclo: un “ecocentro”, una stazione ecologica per promuovere, sulla base delle considerazioni fatte in precedenza, la cultura dell’usato: “la nostra ricicleria ideale è stata progettata per concorrere a rovesciare il rapporto che ciascuno di noi  e la nostra società nel suo insieme hannonei confronti del rifiuti che producono, e in particolare – ma non solo – di quella specifica classe di rifiuti che sono recuperabili e suscettibili di avere una seconda vita entrando nel mondo dell’usato.
Il saggio risulta essere una piacevole lettura, un piccolo approfondimento su uno degli aspetti più “caldi” della nostra società, la sovrabbondanza di merci e il suo smaltimento, che viene affrontato dall’autore senza troppi allarmismi e visioni apocalittiche, ma in maniera attenta, propositiva e avveniristica.

La civiltà del riuso
Rifare, riutilizzare, ridurre
Guido Viale
Laterza, € 8,50
ISBN 978 -88-420-9633-7