I media, è risaputo, possono condizionare notevolmente la nostra percezione dei fatti e, in generale della realtà. È partendo da questo lapalissiano assunto che MInorities STERotypes on MEDIA, in collaborazione con il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università la Sapienza di Roma, il Centro d’ascolto dell’Informazione Radiotelevisiva e il supporto di Open Society Foundation, ha deciso di coordinare una ricerca volta a stabilire quale fosse la rappresentazione data dai mezzi d’informazione sulle minoranze sociali. Per minoranze sociali vengono intesi gli immigrati, i gruppi con diversi orientamenti sessuali e alcune figure poste ai margini della società come tossicodipendenti, detenuti ecc…
Il monitoraggio effettuato, che ha coperto un lasso di tempo di 11 mesi, da luglio 2010 a giugno 2011, è stato condotto 24 ore su 24, 7 giorni su 7 su tutti i notiziari e le trasmissioni di attualità e approfondimento in onda in tv e in radio per un totale di 1940 prodotti (304 televisivi e 1636 radiofonici).
Il risultato del progetto vede gli immigrati aggiudicarsi il primato di maggiore presenza sui media (58,6% dei casi), seguiti, anche se a lunga distanza, da gay, lesbiche e transessuali che invece catalizzano l’attenzione dei media per il 13,8% dei casi selezionati. Più in basso troviamo invece le minoranze religiose (13,2%), quelle etno-culturali e linguistiche (11,3%) mentre fanalino di coda, con solo il 2,6% dei casi, i tossicodipendenti e i detenuti.
Alle indicazioni sulla quantità dei casi analizzati e dei loro soggetti segue nel progetto un’attenta analisi della qualità dell’informazione data.
Le minoranze sono infatti, nella stragrande maggioranza dei casi, accomunati ad eventi di cronaca nera o a vicende giudiziarie: questo comporta inevitabilmente dei parallelismi, non sempre appropriati, che gettano ombre sui soggetti interessati istigando la discriminazione anziché la coesione.
La strategia della paura nell’informazione giornalistica ( ma anche politica) è da anni infatti usata, spesso in maniera strumentale, per attecchire sul telespettatore, catturare la sua attenzione, di fatto impaurendolo.
“Se il presupposto è falso, anche la percezione che viene propagandata è falsa”, dichiara l’europarlamentare Emma Bonino che ha partecipato alla tavola rotonda di presentazione della ricerca assieme a Mario Morcellini, Direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale e Gianni Betto, Direttore del centro d’ascolto dell’Informazione Radiotelevisiva.
Il vero obiettivo della ricerca, viene precisato, non è tanto quello di esibire uno studio della questione, bensì quello di fornire un primo valido strumento che permetta alle minoranze di esprimersi, di partecipare attivamente alla vita cittadina diventando così da oggetto dell’informazione a soggetto mediatico.
Bocciate dunque sia radio che tv? Non proprio. La ricerca mette in luce come i fatti sociali vengano raccontati con maggior rigore nei programmi radiofonici, mezzo più adeguato e attento nella trattazione delle tematiche in oggetto.
“Il problema è che oggi il termine minoranza è sempre visto in un’ottica negativa – spiega Luigi Manconi, presidente dell’Associazione “A buon diritto” – , percezione causata dalla dittatura delle maggioranze. E dalla cattiva informazione, che rende le persone più cattive.”
Dall’ultimo rapporto ISTAT sugli immigrati in Italia (2010), i cittadini stranieri residenti in Italia sono 4.235.059, circa il 7% della popolazione totale. Non sono stimabili con altrettanta precisione gli omosessuali o ancora coloro che professano altre religioni ma tentare di razionalizzare le informazioni assorbite dai media, uscendo dal luogo comune del diverso=nemico, potrebbe aiutarci a vivere in un mondo più aperto e democratico.