Tel Aviv, che letteralmente in ebraico significa Collina di Primavera, nell’ultimo mese è diventata una collina di tende dove centinaia di cittadini si sono uniti per protestare contro il carovita ed in particolare il costo degli affitti.
La genesi della protesta si è diffusa tramite Facebook, quando il 14 luglio scorso la giovane venticinquenne Daphni Leef, regista freelance, comunica nella sua bacheca la difficoltà nel pagare l’affitto e la sua decisione di andare a vivere in tenda a piazza Habima, nel cuore della città. Nel giro di pochi giorni decine di persone l’hanno seguita e sostenuta, montando la loro tenda vicino a quella della giovane regista fino ad occupare Rothschild Avenue, il viale principale di Tel Aviv. Di settimana in settimana i sostenitori sono aumentati e la protesta ha iniziato a diffondersi anche nelle altre città israeliane: 300.000 persone hanno raggiunto Tel Aviv, 20.000 Gerusalemme, 3.000 Kiryat Shmona, 5.000 Modi’in, 1.000 Hod Hasharon.
Passeggiando lungo il viale alberato nel centro cittadino, accanto a negozi di moda e ristoranti di lusso, si trova un vero e proprio accampamento di tende, quasi una città, i cui abitanti si sono attrezzati con sedie, tavoli, divani, forni a microonde, tappeti, materassi, preparandosi ad un presidio permanente. Altissima la solidarietà dei “vicini di casa”: i ristoranti che si affacciano su Rothschild Avenue offrono cibo e acqua ai manifestanti, mentre i proprietari delle case aprono le loro porte per qualsiasi bisogno e necessità. Curiosando tra le tende dell’accampamento si possono trovare bagni chimici messi a disposizione dalla ditta che li produce, ma anche una cucina da campo comunitaria per grandi pranzi collettivi.
Nel giro di pochi giorni si è creato un campeggio permanente, una sorta di cittadella dentro la città e come tutti i luoghi d’assembramento umani, la vita culturale non può certo mancare. Si possono incontrare artisti che espongono le loro creazioni, musicisti che intrattengono i passanti con veri e propri concerti all’aperto. E’ presente anche una vasta gamma di servizi, quali ad esempio uno spazio in cui alcuni giovani avvocati si mettono a disposizione di chi desidera consultarli. E poi dibattiti, convegni, lezioni di ebraico per stranieri, intere biblioteche con volumi donati da librerie della città.
La straordinarietà dell’evento risiede nel fatto che la manifestazione è apolitica e frutto della naturale volontà di cittadini ad unirsi per un motivo comune: il caro affitti.
Tel Aviv negli ultimi tre anni è diventata una delle città più care del Medio Oriente: il mercato immobiliare è salito vertiginosamente alla stelle e lo stato non garantisce alloggi pubblici mentre i tassi per accedere ad un mutuo sono molto elevati. Ecco perché la manifestazione spontanea unisce diversi strati della popolazione, dagli studenti alle giovani coppie con figli, ma anche liberi professionisti i cui guadagni non bastano a pagare gli affitti della capitale laica di Israele.
Altro aspetto considerevole è poi nel fatto che ci troviamo in un paese dove non si è mai assistito a forti mobilitazioni interne, perché profondamente fiducioso nello Stato ebraico e nell’unità del suo popolo. Nati con l’idea che il nemico proviene da fuori, obbligati ad una leva militare di tre anni per gli uomini e due per le donne, sottoposti a controlli minuziosi anche solo per entrare in un centro commerciale,  abituati a vivere in un polveriera pronta ad esplodere, gli israeliani sono cresciuti con la convinzione che il loro Stato sia fragile e circondato dai nemici e che dunque non ci si possa permettere tensioni e conflitti interni.
Nel frattempo, in attesa dei prossimi sviluppi, grazie all’attenzione dei media, diverse manifestazioni di solidarietà si stanno diffondendo in alcune capitali europee dove gruppi di giovani sostengono la protesta presenziando nelle loro tende.
Rimane da chiedersi come la Città Bianca, patrimonio Unesco per i suoi edifici in stile Bauhaus, sia in grado di gestire ed affrontare questo fenomeno in un paese i cui abitanti hanno sempre accettato in maniera rispettosa e disciplinata le regole imposte dallo Stato, ma dove ora le cose sembrano cambiate.

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