Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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L’uso delle nuove tecnologie nei Beni Culturali ha cambiato la percezione e l’interazione con l’oggetto che analizziamo. Le tecnologie cercano di migliorare la comunicazione tra chi produce ed archivia l’informazione e chi sviluppa programmi per trattare e garantire una futura accessibilità.
Inoltre, il trattamento della terza dimensione ha contribuito ad un nuovo approccio sia nelle tecniche di diagnostica che nella visualizzazione tridimensionale.
Oggi la realtà virtuale (VR) appartiene al linguaggio dei Beni Culturali insieme ai termini comunemente usati come stratigrafia, laser scanner e termografia e vi è un crescente interesse a rappresentare ricostruzioni 3D di città, monumenti, siti archeologici durante diverse epoche storiche oppure prima e dopo un intervento di restauro. La ricostruzione virtuale può infatti registrare lo stato di fatto di un manufatto e integrare l’informazione perduta come approccio di conservazione preventiva; il suo uso può essere molto utile per creare presentazioni audiovisive e applicazioni interattive in musei e per fondazioni culturali, in particolar modo nelle situazioni con problemi di microclima dove l’accessibilità deve essere controllata (come l’ambiente delle catacombe). Anche nella conservazione dei dipinti murali, la tecnologia é diventata influente nell’acquisizione digitale di superfici, mosaici e dipinti, nella ricostruzione virtuale 3D di modelli e nella comunicazione virtuale tridimensionale dell’informazione attraverso internet.
Il notevole e crescente contributo dell’attività di conservazione e registrazione, da parte delle diverse aree scientifiche, ha quindi stimolato il bisogno di cercare un linguaggio comune unico ed accettabile tra i molti attori che lavorano nel settore. In questo contesto, dove un linguaggio comune nei Beni Culturali manca, esiste un innovativo metodo, chiamato ISEE (acronimo di “Io vedo”): uno strumento utilizzato per archiviare e scambiare informazioni.
Il metodo permette all’informazione spaziale di essere accessibile tramite la navigazione interattiva di un modello sintetico tridimensionale che riproduce le principali caratteristiche corrispondenti all’ambiente reale per cui l’utente può reperire le informazioni in funzione di dove sta guardando.
Il sistema può inoltre essere usato con i moderni web browsers, permettendo l’accesso ad una larga “audience” senza speciali requisiti. La sua interfaccia semplice ed intuitiva è stata valutata tramite test di “capacità di utilizzo” con buoni risultati sia dall’utente comune che dai ricercatori. La versatilità del metodo è stata testata in differenti casi in forma di applicazione web: come sussidio informativo storico-artistico per piazza Napoleone a Lucca, in collaborazione con il laboratorio PERCRO (Sant’Anna di Pisa); come strumento di manutenzione preventiva, nel caso della ricostruzione virtuale del sito archeologico di Baalbek in Libano per la Technische Universität di Berlino; in contesti con limitata accessibilità come per la realizzazione del museo virtuale di Zafar in Yemen con l’Università di Heidelberg, ed il prototipo del Museo Virtuale del Design, avviato dal Politecnico di Milano; così come per La Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, nel caso del Museo delle Sculture della Basilica di S. Silvestro presso le catacombe di Priscilla a Roma è stato impiegato sia nella fase di progetto che di cantiere, e sarà utilizzato come visita virtuale al complesso museale, come fonte documentale per le sculture, la cui schedatura è stata realizzata secondo gli standard COM-CIDOC (International Committee for Documentation dell’International Council of Museum). Estremamente funzionale all’archiviazione dei dati documentari nel caso dei cantieri di restauro delle pitture murali della Cripta di St. Servatius a Quedlinburg, Sachen-Anhalt, in Germania e del cubicolo di S. Tecla in Roma oppure come nel caso della documentazione per la ricerca sulla policromia di sculture in terracotta intrapresa nell’ambito della Technische Universität di Monaco. Un progetto dunque che speriamo possa portare alla definizione di un “linguaggio comune” tra le diverse figure professionali ma anche con gli utenti esterni appassionati del settore culturale.