Alcuni fatti dovrebbero essere soppressi o, almeno, bisognerebbe osservare un giusto senso delle proporzioni nel trattarli
Sir Arthur Conan Doyle

 

Dieci anni fa internet era più sotto controllo. Facebook e Twitter ancora non dettavano legge, c’erano ancora le agenzia di viaggi e le vacanze non erano ancora influenzate da Tripadvisor. Pompei ancora non crollava e non crollava nemmeno il turismo italiano. La politica italiana non era così debole e divisa e l’economia non riempiva come oggi le pagine dei giornali.
Dieci anni fa, inoltre, facevano la prima apparizione i Sistemi Turistici Locali e, come in ogni nascita, c’è l’entusiasmo dell’arrivo e la gioia di vedere crescere i neonati.
Dieci anni fa c’erano dei supporters e poche voci fuori dal coro. Tra queste, quella del prof. Becheri che già allora affermava l’inutilità dei STL. Profezia o lungimiranza? La seconda, direi, rileggendo oggi le pagine del professore riproposte sull’ultimo numero di Turistica.
Un senso di frustrazione è cresciuto in questi anni e, alla decima candelina, vi è la constatazione che gli STL confermati dal Codice del Turismo non hanno funzionato. I territori non ci hanno creduto o non ci hanno neppure provato. Troppe parzialità, mancanza di governance, di lungimiranza, di strumenti. Mentre il turismo cola a picco. Mentre il Sindaco di Montpellier con un solo Museo attrae una marea di visitatori con un sito tradotto in 30 lingue. Cosmopolita. Come l’Italia non riesce a fare. Troppo dialetto vince sulla lingua nazionale.
Sia il sistema pubblico che gli operatori privati hanno sofferto di queste dinamiche, ma il governo degli STL, che proprio alla combinazione di questi ingredienti affida per intero operatività e ruolo, è quello che ne ha sofferto di più.
E’ necessario dunque passare dal tempo perduto al tempo ritrovato senza sprecare altro tempo. Debbono essere individuate coscientemente le cause profonde della mancanza di solidità dei progressi compiuti e di indicare gli urgenti e opportuni rimedi. Ecco perchè a parere di chi scrive è necessario un nuovo intervento normativo che possa diradare tutte le nebbie intorno all’effettivo funzionamento e alla gestione operativa. In questo campo, in tempi di crisi ci vuole concretezza perchè il Paese ha una risorsa fondamentale nel turismo e questo “petrolio” deve essere estratto consapevolmente pregiando i territori di strumenti antiburocratici, snellenti e “tranquillanti” per chi si appresta a varare un STL. Ci sono regioni che si stanno muovendo in questo senso, (si pensi al Veneto o alla Puglia) sebbene ancora permanga una incertezza sulla denominazione, sulla territorialità e, più in generale sull’ambito pubblico – privato ancora da mettere a fuoco al pari della forma giuridica più vicina al mercato o allo Stato.
Certo è che occorrono decisioni manageriali per compiere scelte efficaci con prontezza e predisposizione al problem solving perché nulla accade per caso e se crolla Pompei può crollare anche l’unica risorsa che possiede una città. Einaudi avrebbe ammonito “lo potremo, se vorremo” altrimenti si ricade nelle solite prediche inutili. Occorre una profonda riflessione su una necessaria riforma che preveda un disegno organico e non riforme spot per garantire un governo efficace per il reale e concreto sviluppo dei territori. Ci vorrebbe un nuovo Lorenzetti che dipinga esempi di Buongoverno mettendo in primo piano un Paese che torni ai fasti di un tempo e che non viva sulle spalle di siti ereditati e lasciati a marcire. Mentre sulla carta si discute di sviluppo ma nei fatti si perdono posti e attrattività con buona pace della credibilità economica locale.