C’era una volta la strega cattiva e l’uomo nero, poi è arrivata la televisione e, nel nuovo millennio, è apparso internet. Un po’ alla volta la paura si è fatta più informe, fino a diventare senza forma. Anche se a pensarci queste paure sono più degli adulti che non dei bambini. I bambini sono curiosi. Lo sanno tutti. E la curiosità è l’antidoto alla paura.
Questa non è l’introduzione a La nave di Clo, ma potrebbe essere la quarta di copertina. Sfortunatamente per l’autore di questo articolo, La nave di Clo non è un libro, è un po’ di più. Si tratta di un sito web, ma soprattutto di uno strumento. Qualcosa di simile al manuale delle giovani marmotte, ma un po’ meno saputello.
Ai suoi albori la nave di Clo era un lavoro legato ad un esame universitario di Silvia Carbotti, allora laureanda in Scienze dell’educazione a Torino. Incredibile a dirsi, la prima struttura era un powerpoint con i personaggi stilizzati, che a rivederlo oggi fa lo stesso effetto degli schizzi di Walt Disney degli anni ‘30. Nel 2003, infatti, Clo, la nave e il resto della ciurma non facevano un granché, perlopiù erano funzionali a strutturare un percorso scientifico che potesse dimostrare l’efficacia di alcune forme e strumenti di un www pensato per i bambini. Archiviato l’esame, Silvia Carbotti non se la sentiva di fare affondare la nave, quindi ha deciso di farne la sua tesi di laurea e di estendere il piccolo mondo di Clo, che ha affrontato anche le evoluzioni tecnologiche della rete: da flash all’html, fino al php per, approdare, a breve, come app.
Veniamo alle presentazioni. Clo è un topino. Banale direte, forse no visto che va per mare e poi, diciamocelo è più educativa l’idea di un animaletto non bellissimo e un tantino reietto dalla società che affronta il mondo o quella di sexy fatine con i superpoteri? Poi potete trovare anche Answer e Question, due pupetti paffutelli che non mancano di porre dubbi e quesiti, ma anche di trovare le risposte a piccole e grandi domande.
La nave è proprio un veliero ed è chiaramente la metafora del navigare in rete che, pedofili a parte, è ricchissima di possibilità. La sfida de La nave di Clo è proprio quella di trovare degli approdi sicuri e ricchi per un target di utenti che va dai 6 agli 11 anni, che equivale ai primi anni di relazioni extra familiari: i compagni di scuola, le maestre, etc.
Grande cura è data alle forme, ai colori e all’impaginazione, realizzati nel rispetto dei criteri di usabilità tracciati da studiosi come Nielsen, Norman, Druin e Inkpen. E poi ci sono i contenuti: i giochi, per lo più brevi – amatissimi anche degli adulti, per staccare tra una telefonata col cliente e una mail al capoufficio – storie e fiabe, da leggere, da ascoltare o da guardare, piccoli tool per imparare a leggere l’ora, disegnare fumetti, miscelare colori, creare la propria carta di identità di bambino. Ma anche risorse per gli insegnati e i genitori.
A dirla tutta però, il valore aggiunto di questo progetto tutto italiano, portato avanti in assoluta libertà editoriale da Silvia Carbotti e da una decina di collaboratori, è la capacità di interagire con il resto della rete impiegando tecnologie open source per rendere ricca, accattivante ma al contempo sicura la navigazione dei piccoli Magellano, Colombo e Vasco De Gama. Gran parte dei contenuti, infatti, anche se allocati sul sito stesso, sfruttano strumenti gratuiti e risorse da sempre disponibili in rete ma che necessitano di essere rielaborate o semplicemente messe in luce. Come nel caso de Le Clo-ricerche motore di ricerca che sfrutta il Google Custom Search utilities di Google per creare motori personalizzati che indicizzano pagine web solo all’interno di un bacino definito. Questo motore, allocato sulle pagine della nave è stato alimentato da alcune studentesse del corso di laurea in Scienze della formazione primaria – le maestre del futuro! – e oggetto di una tesi di laurea. Allo stesso modo vi sono FlipBook, per realizzare libri on-line, doodles, per disegnare senza troppe pretese estetiche così come storie da ascoltare e leggere che attingono, nel rispetto delle licenze e della citazione della fonte, dall’antico e sempre prezioso Progetto Manuzio proposto sul sito liberliber.it
La nave di Clo grazie a questa grande capacità di elaborazione e condivisione si è fatta notare sia in Italia che all’estero, ottenendo nel maggio 2011 il premio come miglior sito italiano per bambini (fascia 6 -11 anni) promosso dalla Comunità Europea e organizzato in Italia da Adiconsum e Save the Children e nel 2010 l’eContent Award promosso dal Politecnico di Milano e il World Summit Youth Award – sezione Education for All!, un’iniziativa del Dipartimento di Affari Economici e Sociali e dell’Alleanza Globale per l’ICT e lo Sviluppo (GAID) delle Nazioni Unite. Un contest mondiale che annualmente premia i migliori contenuti digitali realizzati da giovani under 30 per promuovere gli Obiettivi di Sviluppo del millennio delle Nazioni Unite. 630 progetti valutati da 102 membri delle Nazioni unite. 3 vincitori + 2 runner-up per sei categorie e La nave di Clo era uno di questi. Così alcuni membri dell’equipaggio hanno avuto l’opportunità di raccontare il progetto in un meeting tenutosi a New York City nel settembre 2010.
Infine, proprio da pochi giorni, grazie alla collaborazione della stesso dipartimento che ha visto nascere il progetto, il sito può anche vantare il patrocinio della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Torino.
Mica male per un topo con la fissa per i viaggi…