Lo sparo dello starter tuona fragoroso tra le stanze dei comitati promotori dei Giochi Olimpici: è partita infatti la corsa per l’aggiudicazione delle Olimpiadi 2020 che vedrà sfidarsi, a colpi di buongoverno, funzionalità infrastrutturale, rispetto ambientale e spettacolarità 6 capitali: Roma per l’Italia, Madrid per la Spagna, Istanbul per la Turchia, Tokyo per il Giappone, Doha per il Qatar e Baku per l’Azerbaijan.
La comunicazione ufficiale delle candidate, avvenuta lo scorso 1° settembre, sarà ora seguita dalle imponenti fasi di ricognizione e organizzazione che precederanno la scelta definitiva del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) prevista nel 2013.
Per l’Italia la spunta dunque la Capitale, a dispetto della rivale Venezia, unica sopravvissuta alla sfida italiana dopo il ritiro delle candidature di Bari, Palermo e della Romagna.
Ma chi merita di ospitare i giochi olimpici e quale città può dirsi favorita tra le altre?

Roma: 42 milioni di euro la spesa preventivata dalla Capitale per affrontare la prova olimpica, 16 dei quali già spesi per la pre-candidatura presentata al CONI. I fondi, provenienti da Regione Lazio, Provincia di Roma, Comune di Roma, Camera di Commercio, Federlazio, ACER (Associazione dei costruttori), Federalberghi, Acea, Atac e Ama andranno poi, in caso di vittoria, ad aggiungersi agli altri 15 miliardi di euro previsti per la gestione totale, 2 dei quali provenienti dal CIO grazie alla cessione dei diritti televisivi e le sponsorizzazioni.
Roma, che ha già ospitato i Giochi nel 1960, aveva già presentato la richiesta di ospitare le Olimpiadi nel 2004, battuta però da Atene. I motivi alla base del diniego erano allora quelli che potrebbero riaffacciarsi tutt’oggi, anche alla luce delle recenti vicende legate alle Olimpiadi di Nuoto: scarsa trasparenza nella gestione, mancanza di garanzie sul fronte della sicurezza e troppo frequenti scioperi da parte dei lavoratori. “In un momento così delicato, un evento di questo tipo può essere il miglior volano per far ripartire la nostra economia”, afferma il presidente della Provincia di Roma Zingaretti, tanto che nel sito ufficiale della manifestazione si legge come “l’organizzazione dei giochi sarà un acceleratore del Piano per lo Sviluppo Strategico 2010-2020 della Città di Roma”.

Madrid: Dopo ben due candidature rifiutate, quelle dei Giochi 2012 e 2016, la capitale spagnola si presenta per la terza volta consecutiva davanti al CIO. Reduce dalle passate sconfitte, Madrid ha dunque gran parte (80%) delle infrastrutture già pianificate e in parte realizzate puntando dunque su una versione “low budget” delle Olimpiadi. Definizione che non attrae molto coloro che dovranno pronunciare il responso finale, ma che contribuisce a non alimentare il malcontento che già da mesi circola tra gli abitanti. Un gruppo di “indignados” ha infatti avviato una raccolta firme e raccolto sotto l’urlo “No queremos  Madrid 2020” una buona parte di cittadini preoccupati per gli oltre 7 miliardi di debiti che il paese ha accumulato in questi anni.

Istanbul: Non usa mezzi termini il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan: “la Turchia è uno dei pochi Paesi candidati a poter sostenere l’onere finanziario della manifestazione”, afferma. E non ha, in fondo, tutti i torti considerata la crisi economica che si abbatte sulle altre città in lizza. Istanbul può infatti vantare una crescita dell’11% nel primo trimestre del 2011 e il 40% della popolazione sotto i 40 anni, una vasta campagna di investimenti nel settore delle infrastrutture sportive e la possibilità, per i Giochi, di ospitare, in una sola volta, la manifestazione a cavallo tra due culture, quella orientale e occidentale.
Eppure la capitale turca ha già tentato di organizzare i Giochi: nel 2000,2004,2008 e 2012 finendo però sempre sconfitta per motivi di sicurezza e di infrastrutture, punto debole che potrebbe rivelarsi fatale anche in questa occasione.

Tokyo: Determinata nel vincere la sfida olimpionica Tokyo ha fin da subito utilizzato la carta della riqualificazione post- tsunami per presentarsi come agguerrita pretendente.
Già sede delle Olimpiadi 1964, la metropoli giapponese ha infatti intenzione di rinascere dalle ceneri provocate dalla tragedia nucleare ( ma di cui ancora non si conoscono i rischi a lungo termine) proponendo addirittura le stesse sedi colpite dal sisma, Iwate, Miyagi e Fukushima, come luoghi prediletti ad ospitare gli eventi sportivi e contando su una base economica di 400 miliardi di yen (circa 4 miliardi di euro) stanziati per il 2016 e ancora disponibili.

Doha: al suo secondo tentativo consecutivo, la strada della capitale del Qatar verso le Olimpiadi 2020 non è di certo in discesa. Il Qatar si è infatti già aggiudicato i Mondiali di calcio 2022 e una deroga è stata chiesta al comitato internazionale per spostare l’evento da settembre ad ottobre a causa delle alte temperature in loco durante la stagione calda.
Molti comunque gli investimenti al riguardo con un piano finanziario basto proprio su educazione, salute e sport.
Se Doha vincesse, sarebbe la prima città mediorientale ad ospitare i Giochi, nonché la prima capitale musulmana a permettere la disputa di una grande manifestazione sportiva.

Baku: è forse scontato dire che Baku ripone nella sua candidatura alle Olimpiadi grandi speranze di rilancio dell’economia e del turismo. La capitale dell’Azerbaijan, quasi sconosciuta al turismo occidentale, vuole infatti approfittare dell’evento per mostrare al mondo intero la sua cultura e le sue tradizioni che ne fanno un luogo ricco di storia e di patrimoni. Per quanto riguarda il contesto economico, anche Baku potrebbe rappresentare un temibile rivale: la città gode infatti di numerose entrate derivanti dalla vendita ed esportazione del petrolio e ogni anno, da circa un decennio, inaugura una nuova stazione della metropolitana. Rimane comunque per molti una sede periferica e con una politica troppo instabile per pianificazioni imponenti a lungo termine.

L’attesa sarà lunga ma, tanto per avere un’idea, ad oggi la favorita secondo i bookmaker internazionali è proprio la nostra Roma.
Nonostante le difficoltà legate anche alla situazione economica dell’intera nazione, la Capitale resta comunque tra le favorite con una quota di 2,75. A 3,25 è invece offerta la vittoria di Tokyo, seguita da Madrid a 3,50. Cifre più che raddoppiate invece per Istanbul e Doha, a quota 11, mentre chi punta su Baku vedrebbe salire la sua puntata di ben 16 volte. Se avete intenzione di scommettere, non dimenticatevi di averlo fatto tra due anni, il 7 settembre 2013, quando a Buenos Aires verrà pronunciato il verdetto finale.