Nell’ambito della terza sessione di lavoro della Conferenza Nazionale degli Assessori alla Cultura e al Turismo, i cosiddetti Stati generali della Cultura, si è tenuto l’incontro “Produzione artistica e valorizzazione del patrimonio culturale per il rilancio dei territori. L’arte contemporanea, l’audiovisivo e i beni immateriali”.
Un dibattito nato per fare il punto della situazione sulle attuali politiche governative attive sul tema e per cercare di stimolare le nuove generazioni alla fruizione dell’audiovisivo: su questa base muovono ad esempio gli interventi di Emma Perrelli (Settore Cultura ed Enti Locali del Ministero della Gioventù) che, in rappresentanza del governo centrale, spiega come sostenere i giovani intervenendo nel segmento della distribuzione grazie, ad esempio, a convenzioni con le sale cinematografiche, musei e teatri.
Lo sviluppo di un intero territorio proprio grazie al cinema è invece testimoniato dall’esperienza del Giffoni Film Festival, che attualmente impiega 60 tra collaboratori fissi e dipendenti e 400 collaborazioni e che ha portato al borgo medievale di Giffoni circa 100 milioni di finanziamento europeo, generando una ricchezza di 26 milioni di euro e un indotto pari a 4/5 volte gli investimenti e che costa da un quarto a meno della metà rispetto a Cannes (20 ml), Roma (13,5 ml), Locarno (12 ml), Berlino (17 ml), Venezia (13 ml).
Claudio Gubitosi, direttore di Giffoni, parla del Festival e delle attività connesse ad esso come di un prodotto del territorio, al pari della mozzarella, dell’olio o del pomodoro San Marzano e si affretta a presentare l’ambizioso progetto della Giffoni Multimedia Valley, un centro di produzione di 180.000 metri quadri, gestito da privati e realizzabile grazie allo sblocco di 20 ml provenienti dai fondi FAS – Fondo per le aree sottoutilizzate e per il quale verranno investiti circa 31 milioni di euro.
Il tutto, in una cittadina di 12.000 abitanti, 8.000 quando il Festival nacque 41 anni fa come progetto privato e che conta oggi 250 giornate di attività all’anno, superando il format di festival e assumendo la forma di un brand: il “Giffoni Experience”. Le ricadute sul territorio? A Giffoni ancora non vi sono grandi alberghi, bensì 54 bed & breakfast e ristoranti nuovi di zecca che prima non esistevano.

L’imprenditorialità può riguardare anche l’amministrazione, sottolinea l’assessore alla Cultura del Comune di Como, Sergio Gaddi che ha lanciato l’organizzazione Grandi Mostre Como: con un investimento medio di un milione di euro, la quota sostenuta dal comune si aggira intorno ad appena il 5-7%, la biglietteria il 50-60 % ed il resto coperto da sponsor privati che fanno di Grandi mostre Como un competitor per grandi società private come Artemisia. Il patrocinio? Tempo perso a detta dell’assessore, è l’approccio imprenditoriale la chiave del successo, scalzando in questo modo tutte le amministrazioni pubbliche.

Altro speaker, altro caso: è la volta del neo Assessore alla Cultura e al Turismo di Napoli Antonella di Nocera che racconta l’esperienza dell’estate napoletana a costo zero. I contributi, quando ci sono, arrivano solitamente in ritardo. Il Comune ha allora deciso di fornire, con regolare bando, location (il Maschio Angioino) polizia municipale e servizi di comunicazione, mentre agli artisti è andato l’incasso della serata.
Realtà più strutturate come il Palazzo delle Arti di Napoli temono invece la gestione dal basso, attuata attraverso l’associazionismo. Ma come gestire 1.500 mq di superficie che tra personale e utenze arriva a costare 1 milione di euro l’anno? Per ovviare a questo empasse, le gallerie propongono lo scambio merci,  soluzione più idonea per continuare a fare cultura a costo zero.
Idea condivisa anche dal moderatore dell’incontro, l’economista Paolo Leon, il quale propone, forse provocatoriamente, prestiti di vasi da Pompei per mostre nei Comuni dell’hinterland.

In questo modo, si valorizzerebbero anche le realtà più periferiche, così come rilanciato da Fiorello Primi, direttore dei “Borghi più belli d’Italia” una rete nata 10 anni fa nell’ambito dell’Anci e che ad oggi è riuscita ad attrarre, ad esempio,  40.000 persone l’anno a Montefalco (comune di 5.702 abitanti in provincia di Perugia) o ancora 15.000 visitatori paganti presso le cosiddette Dolomiti Lucane per il “Volo dell’Angelo”, un cavo d’acciaio sospeso tra le vette Castelmezzano e Pietrapertosa in provincia di Potenza.
Il ruolo degli abitanti coinvolti nel progetto è fondamentale poiché ne diventano i primi promotori, ma si rende necessaria anche una maggiore professionalità da parte degli operatori, dato che ogni presenza turistica vale circa 80 euro al giorno. Dal 2001, inoltre, le iniziative dei “Borghi più belli d’Italia” si sono via via arricchite: nel 2003 con la prima guida turistica, che oggi vende circa 40.000 copie l’anno per un totale di 600.000 copie vendute; nel 2004 con il portale web; nel 2006 con il primo festival e con la rete dei comuni passata dai 54 agli oltre 190 attuali. I “Borghi più belli d’Italia” è in procinto di trasformarsi in un Tour Operator, con marchio in esclusiva in 250 strutture convenzionate. Ora che il turismo è diventato totalmente delega delle regioni, si sente l’esigenza di un coordinamento, conclude Primi.

L’eccellenza dell’iniziativa privata si concretizza invece nell’esperienza di Favara, centro a pochi chilometri da Agrigento, con Farm Cultural Park e Contemporary Favara, progetto che prende a modello il Palais de Tokyo per i contenuti, Marrakech per l’atmosfera, Camden Town per l’arte di strada, un recupero architettonico delle cosiddette “cammere dammuso”, edifici tipici della zona, trasformati in Atelier e Residenza per artisti.

Ma è nella conferenza finale che si trae la morale di ogni singolo caso presentato: Enrico Giovannini, presidente dell’Istat ricorda come l’Italia detenga un primato negativo per quanto riguarda gli investimenti, sia pubblici che privati, nel settore culturale, posizionandosi agli ultimi posti in Europa. Agli Stati Generali di Cultura e Turismo riuniti a Roma, amministratori locali e operatori incalzano quindi nuovamente il governo con la richiesta di un pacchetto di misure a sostegno del settore con l’obbiettivo di porre la cultura e pieno titolo tra le funzioni fondamentali nel nuovo assetto istituzionale previsto dal federalismo, da cui risulta clamorosamente assente.